Alla RADIO il mio canto libero

Alla RADIO il mio canto libero Il programma di Martinelli manda in onda le versioni originali dei brani censurati negli Anni 60 Alla RADIO il mio canto libero ROMA. Come esercizio di vacanza, rimpiangere il passato non è molto più di uno stanco tormentone da fine agosto. Ma l'estate trionfa sempre nel segno della memoria, e i mass-media raccolgono senza pudore questo stufante sentimento generale. La Rai ha però avuto un'idea. Ogni pomeriggio alle 15, «Radio rarità» condotta dal d.j. Sergio Martinelli riporta a galla canzoni strane o curiose e dimenticate dai più; parole e ritmi riaffiorano dal transistor grazie alla memoria degli ascoltatori, che spesso affidano alla segreteria telefonica del programma soltanto mia strofetta cantata o stonata alla buona. Ma spesso questa monca mascheratura è comunque sufficiente a rintracciare il motivo semimisterioso, grazie a Fernando Fratarcangeli, caporedattore della rivista «Raro» e proprietario di 12 mila dischi d'epoca. Oggi poi, Fratarcangeli arriverà in radio con scatoloni bollenti. «Radio Rarità» ha deciso infatti un venerdì a luci rosa: trasmetterà le canzoni più censurate dalla famigerata vecchia Commissione di controllo. Che si radunava, ascoltava con pruriginoso senso del dovere, e appiccicava a man bassa i famigerati bollini rossi con la dicitura «Brano da non trasmettere». Di quella Commissione censura (abolita negli Anni Settanta) non si sente certo la nostalgia: però oggi che il lamento generale si concentra piuttosto sulla volgarità di molte scelte radiotelevisive, e sull'assenza ricorrente di buon gusto e di dignità, oggi che il dibattito politico internazionale msiste sul famoso vestito dell'odiosa Lewinsky mai portato in lavanderia, questi brani finiranno per apparire al massimo (ma proprio al massimo) maliziosi; e con la polvere del tempo denunceranno mestamente l'ottusità e le ipocrisie delle procedure d'epoca. Non sempre però si tratta di argomenti alla Lewmsky. La chicca di «Radio Rarità» sarà «Brennero '66», un brano che i mitissimi Pooh furono costretti a modificare ad un Festival delle Rose: par lava degli attentati in Alto Adige, e la cosa veniva considerata non canzonettara. Con la mentalità imperante allora nella commis sione censura, per dire, non sa rebbero mai nate le canzoni di Dylan o brani come «Biko» di Peter Gabriel, capisaldi artistici della canzone internazionale d'impegno civile. Era l'Italia dello scudo crociato e del fattore K, alla vigilia del '68. Oggi il processo industriale ha tagliato fuori ogni logica che non sia strettamente di mercato, e fa sorridere per esempio che «Streakm'» di Loredana Berte sia stato sequestrato nei negozi perché l'allora belloccia e procace interprete vi appariva nuda in copertina. Ma le rarità di «Radio Rarità» sono altre. Per esempio, si ricorderà che «Dio è morto» di Guccini, censurata in Rai, fu invece trasmessa dalla radio vaticana, dove avevano ascoltato l'intero brano comprendendone lo spirito. Poi, ci sono i fenomeni a luci rosa: per esempio «Christine», suonata al pianoforte nei primi Sessanta da Don Jaime de Mora Y Aragon, fratello della regina Fabiola del Belgio, che sotto il nome di Fabiolo si faceva beffe del sangue blu animando le notti brave di un'Europa non ancora nata. L'oltraggio inaccettabile, in «Christine», era che sopra il suono del pianoforte ci l'osse una voce femminile che mugolava inequivocabilmente, e che il titolo fosse maliziosamente riferito alla protagonista dello scandalo Profumo che aveva appassionato l'Inghilterra: dovevano passare cinque anni prima che anche «Je t'aime moi non plus» irrompesse nei costumi ad accompagnare le love stories dell'estate '69. Lì, Serge Gainsbourg e Jane Birkin giocavano ad amarsi e sospirare in una canzone che ebbe un lungo successo ma mai potè essere ascoltata nella leggendaria «Hit Parade» di Luttazzi, nonostante fosse in cima alle classifiche di vendita. Stessa sorte toccò a «L'importante è finire» di Mina. La censura non risparmiò termini oggi considerati del tutto inoffensivi. Lucio Dalla dovette cambiare il testo di «4/3/43», trasformando la frase «per i ladri e le puttane» in «per la gente del porto»; una Fiorella Maimoia agli esordi dovette ricantare la frase: <A chi darai stasera la tua verginità», trasformando la parola proibita in «ingenuità» nel testo di «Rose». Il protagonista più matteso di oggi alla radio sarà però il regista Pietro Germi, che canta «La ballata del pastore»: un provino su nastro, registrato in un momento di divertita follia; un testo che era la versione sboccacciata di «Serafino», cantata dal protagonista Celentano nel film omonimo diretto dal regista. Germi canta di «mignotte» e «ricchioni». Mamma che brivido. Marinella Venegoni le copertine con il bollino rosso e la dicitura «Da non trasmettere» «BRENNERO 66», brano dei Pooh censurato perchè il testo parlava degli attentati dell'Alto. «CRISTINE» con Fabiola il brano mimava intatto sessuale Il titolo del brano fece scandalo anche perche si cercò di accostarlo al «Caso Pro/amo» «DIO E* MORTO» censurata dalla Rai ma mandata in onda dalla Radio vaticana e iKomadi riuscirono a incontrare ìtPapa «JE T'AIME...MOI NON PIUS» con JaneBirkin sarà fatto ascoltare anche nella, versarne italiana incisa da Giorgie* Alberimi e Anna Prociemer «L'IMPORTANTE F FINIRE» di Mina, Leliàluttazzì era costretto adamumtmlmokposMòmdi classifica del disco senza però trasmettere la canzone. «ROSE» di Fiorella Mannoia in cui si parla di verginità e si fa riferimento alt organo sessuale femminile «BRENNERO 66», brano dei Pooh censurato perchè il testo parlava degli attentati dell'Alto. «CRISTINE» con Fabiola il brano mimava intatto sessuale Il titolo del brano fece scandalo anche perche si cercò di accostarlo al «Caso Pro/amo» «DIO E* MORTO» censurata dalla Rai ma mandata in onda dalla Radio vaticana e iKomadi riuscirono a incontrare ìtPapa «JE T'AIME...MOI NON PIUS» con JaneBirkin sarà fatto ascoltare anche nella, versarne italiana incisa da Giorgie* Alberimi e Anna Prociemer «L'IMPORTANTE F FINIRE» di Mina, Leliàluttazzì era costretto adamumtmlmokposMòmdi

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