«La Tac dirà come è morto Celestino V»

«La Tac dirà come è morto Celestino V» Giallo su un Papa «La Tac dirà come è morto Celestino V» L'AQUILA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quel «povero Cristiano» di cui narrò i tormenti Silone, sicuramente avrebbe compassione per quanto sta avvenendo attorno alla sua figura. Papa Celestino V, il Papa del perdono, non si accanirebbe di certo sui suoi detrattori, neanche su chi, dieci anni fa, trafugò le sue sacre spoglie dalla basilica di Santa Maria di Collemaggio all'Aquila e poi le abbandonò in un piccolo cimitero del Reatino. Forse, però, potrebbe indignarsi nel sapere che la Chiesa, quella in cui egli credeva ciecamente e per il bene della quale abdicò al suo successore Bonifacio Vili, a distanza di 702 anni dalla sua morte continua ad alimentare misteri. Ciò che ieri smentiva l'arcivescovo dell'Aquila monsignor Giuseppe Molinari viene invece confermato il giorno dopo dallo stesso presule: una Tac sul cranio del santo effettuata in gran segreto all'ospedale di Collemaggio. L'esame fu eseguito in occasione del rinvenimento delle spoglie ma non se ne seppe mai nulla. All'epoca si parlò solo di una ricognizione, mai nessun accenno all'indagine strumentale. Perché fu fatta quella Tac portando da un capo all'altro della città la testa di un Papa santo? Con quale autorizzazione e per quali fini? Il mistero della Tac ha fatto tornare d'attualità il «giallo» sulla morte del Papa del dantesco «gran rifiuto». Morte naturale, come ha sempre sostenuto la Chiesa, od omicidio? Che sul cranio del Pontefice ci fosse un foro profondo cinque centimetri è cosa nota. Se ne parlava già nel '600. Qualche secolo dopo, era il 1894, cinque medici che periziarono la salma non ebbero dubbi. Secondo gli esperti dell'epoca la lesione era stata fatta «dalla mano dell'uomo col sussidio di un adatto strumento». Un chiodo, in particolare, di quelli comunemente usati nel XIII secolo a forma triangolare. Una perizia che non ebbe alcun seguito e che non indusse affatto la Chiesa nel far condurre altre indagini per accertare la verità. Per la Chiesa il caso è chiuso. E allora perché sottoporre le spoglie a nuovi esami, comunque segretissimi? E' stato lo stesso arcivescovo dell'Aquila a confermare, sempre ieri, che sulle reliquie del santo sono stati fatti anche esami chimico-tossicologici. Esami, e questa è una certezza, svolti per accertare se il Papa non fosse morto per avvelenamento. Dopo che per secoli studiosi e storici di prima grandezza hanno scandagliato la vita del santo e perforato quegli anni bui del Medioevo alla ricerca, vana, di un pur minimo indizio che potesse far luce sulla morte del santo, la verità ora sembra custodita da un frate che sta per ultimare un libro. E' padre Quirino Salomone, già rettore della basilica di Collemaggio e presidente del centro celestiniano che con una sua sortita ha svelato, forse involontariamente, l'esistenza della Tac segreta. Un esame di cui non si hanno referti. Le immagini non furono stampate e il dischetto - parole dell'arcivescovo - non si è più trovato. Inutile chiedere a padre Quirino quale verità ha scoperto: «Saprete a tempo debito». Roberto Ettorre

Persone citate: Bonifacio Vili, Celestino V, Giuseppe Molinari, Quirino Salomone, Roberto Ettorre, Silone

Luoghi citati: Aquila, L'aquila