«Giudice, temiamo che papà sia morto, ci fa telefonare?» di R. Cri.
«Giudice, temiamo che papà sia morto, ci fa telefonare?» Genova: figli di un detenuto ottengono il permesso «Giudice, temiamo che papà sia morto, ci fa telefonare?» GENOVA. Due bambini, di 4 e 3 anni, spaventati per la morte di un parente e convinti di non poter vedere più il loro papà che dalla fine di luglio è detenuto in attesa di giudizio nel carcere di Marassi, potranno sentirlo al telefono e convincersi che sta bene. Lo ha deciso ieri il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Genova, Marcello Castiglione, su istanza dell'avvocato Gianfranco Pagano, difensore dell'uomo. Le lamentele erano partite dalla madie dei due bimbi. Si era rivolta al penalista pregandolo di far sentire ai figli la voce del loro padre perchè, non avendolo più visto, temevano che fosse morto. I due bambini si trovano in Sardegna, dai nonni paterni. Il loro padre è accusato di ricettazione. Stando alle norme del codice di procedura penale, in qualità di imputato in attesa di giudizio non potrebbe fare te¬ lefonate se non con l'autorizzazione del giudice. In questo particolare caso il magistrato l'ha concessa per tutelare la salute mentale dei due bambini che, scossi per l'improvvisa morte del loro congiunto e non vedendo più il papà, temevano che il loro genitore avesse fatto la stessa fine: morto. Le rassicurazioni della madre che spiegava ai due figli che il loro padre era assente per motivi «di lavoro», non erano servite a granché. Troppo piccoli i bambini per instaurare un dialogo convincente. Così al legale di famiglia non è rimasto che prendere carta e penna e scrivere al giudice, confidando nella sua sensibilità. E' andata bene, ora il genitore dovrà attendere il prossimo processo con la speranza di essere assolto o di subire una condanna non grave, in modo da essere scarcerato e riabbracciare i suoi due piccob. [r. cri.]
Persone citate: Gianfranco Pagano, Marcello Castiglione
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