«Noi siamo andati in strada»

«Noi siamo andati in strada» L'ESEMPIO DI VENEZIA «Noi siamo andati in strada» Bettin: la repressione non serve ANCHE a Venezia le lucciole brillano, ma con discrezione. Non che la prostituzione manchi tra vicoli e calli, ma è soprattutto d'alto bordo e non si serve di alcove improvvisate, ma di comode stanze d'hotel. Diversa la prostituzione che ruota intorno alla Laguna, che semina le donne lungo il viale che unisce la città a Mestre e nei pressi della stazione. Donne dell'Est insieme con africane, perlopiù nigeriane. Tante. Eppure Venezia non ha partorito ordinanze, non ha cacciato nessuno a suon di multe. Gianfranco Bettin, vicesindaco, spiega perché si sia preferito un intervento «on the road». Siete in controtendenza, quest'estate, rispetto a molti Comuni del Nord e del Centro Italia. Come mai, dottor Bettin? «Noi non abbiamo incominciato ieri a occuparci di questo problema, ma quattro anni fa. Quindi, non abbiamo bisogno di improvvisare ordinanze pseudosalvifiche. Ora sul territorio abbiamo un buon controllo». Com'era la situazione quattro anni fa? «Beh, avevamo i cortei di protesta per le strade, si formavano le ronde cittadine. La gente non ne poteva più di avere sotto le proprie finestre, a Mestre, le code di auto, gli schiamazzi notturni, le risse. All'inizio si fece qualche intervento repressivo, ma ci si rese subito conto che non risolveva il problema alla radice e lo spostava soltanto un po' più in là». Che avete fatto, allora? «Se c'è un problema sulla strada, anche l'istituzione deve andare sulla strada. Così abbiamo creato un servizio di operatori sociali del Comune che, insieme con mediatori culturali, visto che la maggior parte delle donne sul marciapiede è straniera, s'è messo al lavoro. Inutile chiudere gli occhiala realtà c'era e bisognava affrontarla nel migliore dei modi. Il servizio ha una sede a Mestre e dispone di un camper che tutte le notti gira per i luoghi della prostituzione e tiene i contatti con le prostitute». A che scopo questa guardia notturna? «Gli obiettivi sono tre. Il primo: la prevenzione del rischio sanitario, per le prostitute e per i loro clienti che, nella maggior parte dei casi, sono nella più totale ignoranza dei pericoli che corrono quando pagano per non usare il preservativo. Le prostitute, inol¬ tre, hanno accesso agevolato ai servizi sanitari: non chiediamo loro nessun documento, ed è l'unico modo per fare vera prevenzione sanitaria. Questa attività è legata al progetto europeo Tampep, di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili». Il secondo obiettivo? «La prevenzione dell'impatto sociale. I nostri inviati lavorano per modificare i comportamenti di chi non può o non vuole lasciare la strada : dall'evitare gli schiamazzi al lasciare puliti i marciapiedi e le vie. E poi il terzo obiettivo: offrire alle donne una buona via d'uscita. In questo campo abbiamo avuto risultati davvero confortanti: decine di ragazze hanno lasciato il "mestiere". Non soltanto: molte di loro hanno aiutato a sgominare vere e proprie reti nazionali di racket della prostituzione». Che cosa accade alle ragazze che smettono di prostituirsi? «Entrano in un circuito protetto. Alcune vengono ospitate da famiglie che fanno parte del progetto, altre vivono in appartamenti tenuti sotto controllo. Molte frequentano corsi di formazione per trovare lavoro, molte altre tornano ai Paesi d'origine». Quanto costa il servizio? «Spendiamo 250 milioni all'anno. L'opposizione dice che è spreco di denaro pubblico...». E i protettori? «Qualche taglio di gomme al nostro camper». Come giudica le ordinanze anti prostituzione? «Sono il segno di un vuoto normativo che va colmato al più presto, ma anche il risultato del ritardo con cui molti Comuni si sono mossi». La ministra Livia Turco propone cooperative di prostitute. Lei che ne pensa? «Si può anche ragionare su una proposta del genere. Ma bisogna tener presente che T80-90 per cento di queste ragazze è sulla strada non di propria volontà: non ha libertà di scelta su di sé». Daniela Datitele «Avviciniamo le ragazze diamo assistenza sanitaria oltre all'opportunità di lasciare il marciapiede» «Le cooperative? Una proposta su cui ragionare ma queste donne non hanno libertà di scelta» Continua la polemica sulle maximulte a lucciole e clienti. A lato, il vicesindaco di Venezia Gianfranco Bettin

Persone citate: Bettin, Daniela Datitele, Gianfranco Bettin, Livia Turco

Luoghi citati: Italia, Venezia