I vigili bocciano le maximulte di R. Cri.

I vigili bocciano le maximulte Don Benzi si scaglia contro la Turco: vuole legalizzare la prostituzione I vigili bocciano le maximulte «Non servono, puniscono soltanto le lucciole» ROMA. La polemica sulla lotta alla prostituzione a colpi di maximulte si arricchisce di nuovi capitoli. A spezzare una lancia in favore delle prostitute, sono quelli che dovrebbero multarle, portarle in questura, levargli il lavoro. I vigili urbani ieri sono scesi in campo per dire no alle maximulte. Da Milano a Roma i vigili si dicono contrari al provvedimento adottato ormai da molti Comuni. I più agguerriti sono i vigili di Milano che hanno preannunciato un esposto per abuso d'ufficio contro il vicesindaco del capoluogo lombardo, Riccardo De Corato, e tutti i sindaci italiani che hanno firmato la delibera antilucciole. Per il sindacato di base dei vigili di Milano i provvedimenti fino ad ora adottati sono: in contrasto con la tutela della privacy, colpiscono i soggetti più deboli, non operano contro i responsabili della prostituzione. Il sindacato inoltre ritiene che «provvedimenti del genere possano portare ad una ondata di violenza contro le giovani prostitute che, quando non sono in grado di portare ai loro protettori il denaro richiesto, vengono sottoposte a violenza». Secondo i vigili, inoltre, le maximulte non hanno fatto altro che spostare la prostituzione in zone più periferiche e costringere i clienti, che non hanno demorso, ad andare a trattare con le prostitue a piedi, lasciando l'auto poco lontano. L'associazione romana dei vigili urbani, invece, invoca un regolamento che tuteli anche sotto il profilo sanitario le prostitute e i loro clienti e ipotizza la realizzazione nelle città di «quartieri a luci rosse». Sulla presa di posizione del governo, nella persona del ministro Livia Turco che mercoledì aveva espresso il suo parere favorevole alle maximulte, ma anche ad ipotesi di cooperative tra le prostitute, è intervenuto ieri don Oreste Benzi. Il sacerdote giudica le cooperative «il cavallo di Troia per arrivare al riconoscimento legale della prostituzione». Il sindaco di Trieste, Riccardo Illy, mercoledì sera è andato a verificare sul campo l'efficacia dell'ordinanza antilucciole approvata dal suo Comune. Dopo il giro lungo le strade abitualmente frequentate dalle prostitute Illy si è detto soddisfatto: «Lo spauracchio funziona», ha detto. Le strade, infatti, apparivano tranquille. Ma se nelle strade delle grandi città lavorare per le lucciole è diventato difficile, basta spostarsi un po' più in là come succede lungo la statale Cremona-Milano dove le presenze si sono moltiplicate. A Torino, invece, si tenta di contrastare il fenomeno senza maximulte ma semplicemente applicando il codice della strada. Il vicesindaco, Domenico Carpanini, non crede infatti all'efficacia di quelle che definisce «ordinanze fantasiose». Venezia, invece, rilancia il suo progetto «città e prostituzione» che «in quattro anni di vita - sostiene il prosindaco Bettin ha portato decine di ragazze ad abbandonare iJ marciapiede o a ridurre i comportamenti sanitari a rischio». Chiede un «intervento di ordine generale» da parte dell'Alici su come affrontare il problema della prostituzione il sindaco di Montecatini Terme, Corrado Messeri che si è rivolto al presidente dell'Associazione dei comuni italiani Enzo Bianco. «Bisogna coordinare le iniziative dei sindaci e stimolare il parlamento a varare leggi meno permissive, nel rispetto delle libertà democratiche» dice. Oggi a Roma si terrà la prima manifestazione di solidarietà alle prostitute con una raccolta di fondi e firme durante il «Lucciola party», organizzato in una discoteca della Capitale dal circolo di cultura omosessuale «Mario Mieli». [r. cri.]