La fabbrica degli scherzi di Marco Ansaldo

La fabbrica degli scherzi I gavettoni sono un classico nelle ore di ritiro dei calciatori La fabbrica degli scherzi MANLIO Scopigno, che guidò il Cagliari allo scudetto e che ha lasciato una traccia nel calcio per la sua ironia quasi quanto per la sua sagacia tattica, diceva che non c'è troppa differenza tra quattro militari che si annoiano nella camerata di una caserma e quattro calciatori rinchiusi in un albergo con la squadra. «Può cambiare - spiegava - la qualità del gavettone: i calciatori, se volessero, potrebbero usare lo champagne». Il gavettone che ha messo nei guai Galante e i suoi compagni appartiene insomma alla sottocultura del calcio. Anni fa, quando la Juventus trascorreva le estati a Villar Perosa, c'era un angolo del marciapiede sotto l'hotel della squadra che chiamavamo «il bagno»: chi passava sotto quella certa finestra puntualmente correva a cambiarsi. Una volta, raccontano, ci passò Boniperti con Trapattoni e da quel momento fu più raro vedere i sacchetti d'acqua piovere dagli ultimi piani. Così come si dice che anche Liedholm fosse irritato da questi scherzi perché spiegava di aver visto, in Svezia, un suo compagno ri¬ schiare la morte per la broncopolmonite per una doccia fuori programma. Perciò, alla Roma, ogni gavettone era una multa. Nessuno, tuttavia, capì mai se fosse una storia vera o una delle leggende che il Barone diffondeva, come quella di un suo tiro talmente forte che rimbalzando contro la traversa era finito nell'altra porta. Aneddoti di gavettoni e di bravate. Alcune tragiche come quando, il 18 gennaio del '77, il mediano della Lazio, Re Cecconi, entrò assieme al suo compagno Ghedin in una gioielleria, simulando una rapina: non avevano pistole, solo l'indice puntato come una canna contro la stoffa dell'impermeabile. Il gioielliere non capì che era uno scherzo e Re Cecconi morì, freddato dalla sua rtazione. Ghedin, uno dei collaboratori di Maldini nell'ultimo Mondiale, non ha mai più voluto parlare di quell'esperienza. E poi gli episodi misteriosi. I protagonisti sono ancora tutti vivi ma non ce n'è uno che a distanza di ventun anni racconti come andarono veramente le cose quell'8 agosto in cui, per un gavettone, il portiere del Torino, Cazzaniga, volò giù dal se¬ condo piano dell'hotel Villa Sassi, dove la strada si inerpica sulla collina. Ufficialmente pure lui voleva innaffiare qualcuno che stava sotto la finestra. Ma di qiiello che passa per il gavettone più pericoloso della storia esistono molte versioni: una che Cazzaniga inciampò nel piede di un compagno e perse l'equilibrio; ima che qualcuno, per scherzo, gli diede una spinta; un'altra che il portiere si frappose tra due persone che litigavano e, allontanato con una manata, finì nel vuoto. Lo portarono all'ospedale con le costole e il bacino fratturati ma la prontezza di riflessi e i muscoli delle braccia, che in un portiere sono sempre esplosivi, gli salvarono la vita perché, mentre cadeva, riuscì ad aggrapparsi a una grondaia frenando l'impatto con il terreno. Ora ci ha provato Galante nella città dove Maradona tendeva l'agguato ai giornalisti e i suoi compagni li sommergevano d'acqua. Quelli dell'Inter volevano bagnare i tifosi, hanno ferito dei bambini: ma che acqua hanno usato per spaccare il vetro di un'auto? Marco Ansaldo Sopra: il difensore dell'Inter Fabio Galante. Al centro: il parabrezza dell'auto su cui viaggiavano i due bambini, sfondato dal gavettone lanciato dal giocatore neroazzurro

Luoghi citati: Lazio, Svezia, Villar Perosa