Galante: mio il gavettone che ha ferita i due bimbi

Galante: mio il gavettone che ha ferita i due bimbi Galante: mio il gavettone che ha ferita i due bimbi NAPOLI. Una maglietta nerazzurra con il numero 10 di Ronaldo e un pallone di cuoio. Per farsi perdonare una bravata che poteva costar cara, Fabio Galante ha promesso un regalo al quale difficilmente un bambino saprebbe rinunciare. Ma forse l'offerta del difensore dell'Inter a imo dei due fratellini napoletani rimasti feriti livemente dal lancio di un «gavettone» d'acqua, volato dal quinto piano dell'albergo che ospitava i nerazzurri, non basterà a mettere la parola fine a una vicenda che rischia invece di approdare davanti ai giudici. Galante ha confessato ieri di aver lanciato la busta colma d'acqua chiedendo perdono. Comunque finora le scuse ufficiali della società e dell'autore della pericolosa goliardata non sono servite a stemperare la riabbia dei genitori, intenzionati a sporgere querela. E una busta di denaro offerta dagli interisti durante la visita in ospedale innesca le polemiche. Tutto ha avuto inizio mercoledì pomeriggio. I giocatori dell'Inter riposano nelle loro camere all'Hotel Vesuvio in attesa di partecipare alla partita di beneficenza per gli alluvionati di Sarno. Una busta piena d'acqua cade giù dal quinto piano, schiantandosi su mia Fiat Uno in transito. L'impatto violento manda in frantumi un lato del parabrezza e le schegge feriscono, per fortuna leggermente, Enzo e Maria Maffei, di 12 e 11 anni. «Quando ho visto l'auto con il lato del parabrezza, dove stava Enzo, distrutto mi sono resa conto che potevano anche morire», racconta la mamma, Antonella Manzo. Inizialmente la bravata era stata attribuita a Ventola e Pirlo, la coppia under 21 della squadra di Moratti, ma ieri Galante ha chiarito tutto assumendosi la responsabilità del gesto: «Loro non c'entrano niente, la busta d'acqua l'ho lanciata io: è stato un incidente, io e altri miei compagni giocavamo a tirarci dei gavettoni e uno purtroppo è caduto in strada». Il calciatore ha anche escluso che il gavettone fosse destinato ad alcuni tifosi del Napoli radunati sotto l'albergo per contestare i nerazzurri. «E' stato un gioco finito male e ne sono sinceramente pentito, però non vorrei che la cosa venisse drammatizzata oltre misura». Galante ha telefonato ieri nuovamente alla famiglia Maffei, che abita nel quartiere di Barra alla periferia orientale di Napoli, per sincerarsi delle condizioni dei piccoli. Maria dormiva, ancora provata dallo spavento. Il difensore interista ha parlato a lungo con Enzo, promettendogli la maglietta del Fenomeno e un pallone di quelli «veri». Mercoledì sera in ospedale si è recato anche il dirigente dell'Inter Gianmaria Visconti di Modrone. Dopo le scuse, ha tentato di consegnare una busta con danaro ai familiari, i quali hanno tuttavia respinto l'offerta. «Dopo aver chiesto cento volte scusa ai bambini, genitori e parenti, ho fatto il gesto di consegnare una busta prima alla signora, poi al signor Maffei: quella era una busta datami da Galante, credo che contenesse denaro, ma quei soldi erano esclusivamente dei bambini», ricorda Visconti di Modrone. Il quale comunque tiene a precisare che l'offerta non rappresentava un tentativo di accomodamento: «Neppure lontanamente nelle mie intenzioni il pensiero di comperare il silenzio di chicchessia, non c'è stato alcun tentativo di insabbiare alcunché, se fosse stata questa la mia intenzione credete che lo avrei fatto così davanti a tutti?». E Galante conferma: «La mia intenzione era chiedere scusa, dentro la busta c'era qualche centinaio di migliaia di lire». I genitori dei bambini se da un lato sembrano non nutrire rancore («Chi ci ha chiamato si è comportato bene al telefono», dice il padre, Gaetano Maffei), dall'altro non appaiono intenzionati a chiudere la questione. Si sono rivolti a un legale per presentare querela e non vogliono sentir parlare di risarcimenti. «Per la salute dei nostri figli non vogliamo neanche mille lire», afferma la mamma, in apprensione soprattutto per la salute di Maria («Non si è ripresa dallo spavento, gridava nel sonno, la porterò da uno psicologo o da uno psichiatra»). Secondo la donna, l'iniziativa giudiziaria che intende intraprendere riveste un significato simbolico: «Lo facciamo non solo per i nostri figli, ma per i figli di tutti gli altri. Si parla tanto male dei meridionali e poi invece questi gesti assurdi sono fatti da altri...». Enzo La Penna Il difensore dell'Inter ha chiesto scusa e offerto denaro ai genitori che però lo hanno denunciato «Pirlo e Ventola sono estranei: giocavamo a tirarci buste d'acqua e la mia ha centrato l'auto»

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