Cina, sott'acqua la città del petrolio

Cina, sott'acqua la città del petrolio Si teme una nuova piena dello Yangtze mentre il premier accusa: le dighe sono di formaggio Cina, sott'acqua la città del petrolio Cedono gli argini a Daqing, sommersi centinaia di pozzi HARBIN. Non si ferma la furia delle acque in Cina. Le inondazioni provocate dagli straripamenti dei fiumi, alimentati da abbondantissime piogge, continuano a costringere alla fuga decine di migliaia di persone. Il fiume Nen ha sommerso 1200 pozzi di petrolio del giacimento di Daqing e in altri 527 è stata fermata la produzione. Migliaia di soldati stanno lavorando per cercare di rafforzare i 280 chilometri di argini nei pressi del giacimento. Gli esperti sostengono che gli argini sono «in condizioni critiche» perché sottoposti a pressioni straordinarie per settimane. Sempre il Nen ha raggiunto la città di Xingzhan e costretto 100.000 persone ad abbandonare in tutta fretta le abitazioni. Nei pressi di Daqing, l'acqua ha distrutto la linea ferroviaria attraverso cui venivano trasportati i rifornimenti. Sono stati immediatamente messi al lavoro 400 uomini per cercare di limitare i danni. Il Nen ha allagato anche parte della Mongolia. I prigionieri di sei carceri sono stati tratti in salvo giusto in tempo mentre le acque invadevano le loro celle. Vista la drammatica situazione, il ministero della Protezione Civile ha lanciato l'ennesimo urgente appello per fornire alle popolazioni alluvionate del NordEst vestiti invernali, tende e coperte. Ad Harbin le principali strade che costeggiano il fiume Songhua sono state chiuse al traffico, così come tutti i ponti sul corso d'acqua eccetto uno. I soldati continuano ad ammucchiare sacchi di terra e sabbia in previsione di una nuova ondata di piena che si dovrebbe verificare venerdì. Anche lo Yangtze, il Fiume azzurro, che ha raggiunto i livelli più alti da 44 anni a questa parte, dovrebbe essere interessato da una nuova ondata di piena proprio oggi nei pressi di Wuhan, una città industriale che nasce sulla confluenza di Yangtze e Han. Queste mondazioni, che vanno ormai avanti da settimane, hanno provocato in tutta la Cina più di 2000 morti e danni per decine di migliaia di miliardi di lire. Il disastro sta assumendo an che connotazioni politiche e teste eccellenti rischiano di cadere nel le regioni colpite dalle alluvioni, dopo che il primo ministro Zhu Rongji ha denunciato che alcune dighe sono di «formaggio di soja», come dire «di ricotta». Il premier, eletto quest'anno, ha visitato l'8 agosto la zona di Jiujiang, nella regione del Jian gxi, nel centro della Cina, dove il giorno precedente una diga aveva ceduto al fiume Yangtze. In una precedente ispezione di Zhu, l'importante diga in terra, co struita nel 1966, gli era stata de scritta come «inespugnabile», riferisce il giornale «Yangcheng» Ma all'inizio del mese, Zhu ha scoperto che nei lavori di rinforzo del 1995 non è stato inserito al cun elemento in acciaio. «Com'è possibile che teniate delle dighe di formaggio di soja... la corruzione è arrivata a tanto?» si è messo a urlare il premier, minacciando, superate le mondazioni, ispezioni dalle quali «nessuno scapperà», scrive il giornale. Che le alluvioni non siano solo causa del maltempo, è ormai cosa apertamente dichiarata. La stampa ufficiale denuncia il disboscamento e, con l'incremento della popolazione, l'occupazione di aree una volta usate per la diversione delle acque. Gli oppositori della costruzione della diga delle Tre gole affermano che il maggiore progetto idraulico del mondo si sta mangiando tutti gli investimenti, per cui non ci sono soldi per rafforzare gli argini e le dighe esistenti. Secondo gli esperti citati dal quotidiano «Wenhui Daily» è stato il continuo ed eccessivo abbattimento di alberi nella parte alta del corso dello Yangze ad incrementare l'erosione del terreno, portando come risultato a tali violente inondazioni e frane in tutto il Paese. Soltanto quest'anno, ha aggiunto il quotidiano, malgrado l'adozione di norme e legge severe in proposito, sono stati abbattuti almeno 300 mila alberi nella provincia del Sichuan. Il vicepremier cinese, Wen Jiabao, su ordine del leader comunista Jian Zeim, ha esortato i soldati, ricordando loro l'importanza della battaglia contro le acque. «Alle nostre spalle ci sono le importanti città del Nord, Harbm e Qiqihar, e i nostri più importanti giacimenti petroliferi a Daqing», ha detto Wen in un megafono mentre stava in piedi su uno degli argini. Ma proprio ad Harbin, capoluogo di provincia, le acque hanno oltrepassato gli argmi supplementari che erano stati costruiti dai soldati: parchi e strade sono stati allagati dal fiume Songhua. Dall'altro lato, il corso d'acqua ha allagato campagne e paesi. Solo i tetti delle case rimangono fuori dalle acque. «Il controllo delle mondazioni dello Yangtze ci ha obbligato alla maggiore mobilitazione militare da quando è finita la guerra di liberazione nel 1949», ha detto Zhang Wanniang, vicepresidente della Commissione militare centrale, [e. st.] Soldati cinesi cercano di costruire argini di fortuna per difendere Harbin dalla piena del fiume Songhua e a fianco mettono in salvo i meccanismi di controllo di un impianto per l'estrazione del greggio

Persone citate: Jian, Jian Zeim, Wen Jiabao, Zhang Wanniang, Zhu Rongji

Luoghi citati: Cina, Harbin, Mongolia