Tangentopoli, Ds divisi sulla Commissione

Tangentopoli, Ds divisi sulla Commissione Angius rilancia le proposte di D'Alema, ma l'ala giustizialista del partito si impunta Tangentopoli, Ds divisi sulla Commissione Berlusconi scettico sulla possibilità di riaprire il dialogo ROMA. La voglia di dialogo, in tema di giustizia, sta contagiando una parte dei democratici di sinistra. Sulla scia del Ppi, che due giorni fa aveva rilanciato la proposta di fare una commissione parlamentare d'inchiesta su Tangentopoli come gesto di buona volontà nei confronti del Polo, alcuni esponenti diessini ieri si sono sbilanciati, dichiarandosi d'accordo con la commissione, pur tra molti «se» e altrettanti «ma». Non pare, però, che questo atteggiamento dialogante abbia finora scalfito le diffidenze del centro-destra, che rimane freddo e sospettoso. In compenso, le aperture delle «colombe» di Botteghe Oscure stanno già innescando la reazione dell'ala «giustizialista», che vede come fumo negli occhi l'idea di fare concessioni al Polo berlusconiano. Il più esplicito di tutti, tra i diessini favorevoli al dialogo scesi in campo ieri, è stato Gavino Angius. Intervistato dal Giornale, ha sostenuto che «una commissione seria, con i limiti della Costituzione, sul fenomeno di Tangentopoli e sulla corruzione, non sui giudici e sulle loro sentenze, può aiutare a svelenire il clima e a voltare davvero pagina». E' in fondo la tesi che Botteghe Oscure aveva sostenuto all'inizio, quando D'Alema fissò i famosi «paletti» alla proposta del Polo: niente indagini sul Pool, nessuna interferenza con il lavoro della magistratura, conclusioni rapide. Poi, però, ci fu la rivolta dei senatori della Quercia, Di Pietro alzò la voce, e il «ni» dei ds diventò un «no», appena temperato dal rinvio della decisione a settembre. Ora il momento delle scelte si sta avvicinando. E sulle posizioni aperturiste di Angius c'è anche Massimo Brutti: «Se il dialogo si riapre», ha detto, «la maggioranza deve pensare seriamente a venire incontro alla richiesta dell'opposizione cha si istituisca una commissione d'inchiesta su Tangentopoli». Come contropartita, Brutti chiede che il Cavaliere la smetta di attaccare i giudici: la stessa tesi sostenuta il giorno prima da Antonio Soda, uomo vicino a D'Alema. Il quale ieri ha rotto il silenzio, ma soltanto per solidarizzare con Giancarlo Caselli e la sua procura, senza far cenno alcuno alle questioni più generali della giustizia. D'Alema sa benissimo che il suo partito, su questo argomento, è tutt'altro che unito. Se il senatore Giovanni Pellegrino, presidente della commissione Stragi, è convinto che «le persone ragionevoli del Polo» accetterebbero una proposta autonoma della maggioranza (autonoma, par di capire, dai magistrati), un altro senatore della Quercia, Stefano Passigli, va giù duro su Forza Italia, ostile alla promozione di Francesco Saverio Borrelli a procuratore generale: «Non è con questi atteggiamenti», sostiene Passigli, «che Forza Italia può far ripartire un sereno confronto ?! sui problemi \ 1 della giustizia». In effetti, il partito di Berlusconi non dà l'impressione di prendere troppo sul serio l'offensiva del dialogo, e continua a tenere posizioni molto aggressive. E' vero che, come D'Alema, anche Berlusconi tace. Ma chi ha parlato con lui, in questi giorni, l'ha trovato a dir poco scettico sulla possibilità di ricucire la tela del dialogo. Un po' perché la mano tesa viene - si osserva - dalle seconde file della Quercia. E poi, con tutti i guai che Prodi e D'Alema dovranno affrontare nel loro «autunno caldo», non è in¬ tenzione del Polo di aiutare la maggioranza a levare dal fuoco la castagna bollente della giustizia. Così appare assai sintomatico che Marcello Pera, «professore» di Forza Italia, alzi la posta del negoziato, indicando come punto irrinunciabile «la separazione delle carriere tra giudici e pm»: tesi che ben pochi, nell'Ulivo, sarebbero disposti a sottoscrivere. Forza Italia sembra al massimo disposta a sposare la tesi del Verde Marco Boato, che aveva proposto di dedicare un'apposita sessione parlamentare al tema della giustizia. «Siamo favorevoli», ha detto ieri il presidente dei senatori azzurri, Enrico La Loggia. [r. r.] Brutti: ma il Cavaliere non può continuare con i suoi attacchi ai magistrati Pera: la separazione delle carriere è per noi irrinunciabile ?! \ 1 A destra: l'esponente dei Democratici di sinistra Massimo Brutti sottosegretario alla Difesa Sotto: il senatore di Forza Italia Marcello Pera

Luoghi citati: Roma