D'Alame

D'Alame D'Alame «Mai dubitato di piena legalità» ROMA. «Non ho mai avuto dubbi sulla piena legalità dell'operato della Procura di Palermo, conoscendo l'esperienza e la storia di chi la dirige». Massimo D'Alema ha rotto ieri il silenzio che si è imposto da quando si trova in vacanza, per plaudire alle decisioni di Flick e diffondere una dichiarazione «di solidarietà e stima» per Caselli, da lui sentito per telefono. In questo modo D'Alema ha inteso mandare un segnale politico: la Quercia sostiene l'impegno di Caselli, e sta dalla sua parte. Quasi un monito per coloro che in Parlamento sperano di isolare politicamente la procura palermitana. Il messaggio è chiaramente rivolto al Polo, che difatti non ha reagito bene alla decisione del ministro Flick di assolvere Caselli e di indagare sulla magistratura di Cagliari. Tiziana Maiolo accusa il Guardasigilli di «delegittimare il procuratore generale Francesco Pintus, magistrato poco incline a tollerare i metodi inquisitori di alcuni procuratori». Alfredo Biondi, ex ministro della giustizia nel governo Berlusconi, ironizza sulla decisione di Flick: «La linea di questo ministro», afferma, «è di essere debole con i forti e forte con i deboli». Domenico Contestabile, anche lui di Forza Italia, scuote la testa: «Flick ispeziona la procura sbagliata». Mentre Marco Pollini, vicesegretario del Ccd, paragona Flick a «un elefante in un negozio di cristalleria», a «un possente monumento alla conservazione giudiziaria» che interpreta «il nocciolo duro ulivista, quella parte della maggioranza che all'opposizione riserva solo tutto il suo cipiglio». Filippo Mancuso arriva a usare l'arma dell'insulto contro Flick, definito come «una persona ricattata, un professionista con fascicoli nelle varie procure». Allo stesso modo, nel centrosinistra, c'è chi brandisce la decisione di Flick come una clava contro il Polo. Il verde Alfonso Pecoraro Scanio, ad esempio, vorrebbe «le scuse da parte di chi sostiene di volere un dialogo sulla giustizia, mentre si registrano nuovi ridicoli attacchi anche all'indirizzo di Flick». Al dialogo non rinuncia, invece, Nicola Mancino. Il presidente del Senato ritiene semplicemente che «il ministro abbia fatto il suo dovere», e coglie l'occasione per dichiararsi anche d'accordo con le parole pronunciate mercoledì da Scalfaro, quando ha ammonito a non trasformare la giustizia in un campo di battaglia politica. «Quando si instaura il convincimento che un provvedimento giudiziario possa essere criticato, possa essere strumento di obiettivi diversi dall'azione penale - osserva Mancino -, si crea un malessere da cui bisogna guarire». tr. r.]

Luoghi citati: Cagliari, Roma