Le nuove verità di Monica di Franco Pantarelli
Le nuove verità di Monica La ragazza, offesa per le dichiarazioni del Presidente, avrebbe fatto altre rivelazioni Le nuove verità di Monica Cinque ore davanti a Starr NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Monica Lewinsky è tornata a deporre per cinque ore davanti al procuratore speciale Kenneth Starr, che intanto ha ottenuto un «campione» di Bill Clinton - forse del sangue, forse della saliva - per confrontare il suo Dna con quello trovato nelle famose macchie del vestito di Monica. A fornirglielo, quel campione presidenziale, è stato il Bethesda Naval Hospital, vale a dire l'ospedale in cui Clinton si reca ogni anno per il controllo del suo stato di salute. E lo ha fatto a quanto pare con il «sì» della Casa Bianca, anche se i suoi portavoce non hanno voluto né confermare né smentire, per «rispetto al desiderio del Presidente di riprendersi la sua vita privata». Ma loro sono gli unici a rispettare quel desiderio. Ieri, quando Monica ha varcato di nuovo il portone del palazzo di giustizia, non c'era la stessa moltitudine di giornalisti dell'altra volta ma giornali e notiziari tv hano ugualmente «dato il massimo» per raccontare che cosa presumihilmente Starr stava chiedendo alla sua testimone. Uno di loro, quel «New York Post» che non gode di molto prestigio ma che in questa vicenda ha dimostrato più volte di avere degli ottimi «contatti» nell'ufficio di Starr, ha addirittura pubblicato un elenco preciso delle domande, e non c'è da divertirsi: «Il Presidente la toccava mentre lei praticava sesso orale su di lui?», «Si è mai riferito a lei come a un'amante?», «Le ha mai fatto credere che avrebbe lasciato la moglie per lei?», e così via, compresa una domanda sulla bizzarra storia della cravatta: «Quale messaggio ritiene che le abbia mandato il Presidente, indossando proprio il giorno della sua precedente deposizione la cravatta che lei gli aveva regalato?». L'intento era evidentemente quello di cogliere tutte le «differenze» con ciò che ha detto Clinton nella sua deposizione di lunedì scorso. Se infatti Monica dice che lui la «toccava», che la trattava come una vera «amante» e che addirittura le aveva prospettato la possibilità di lasciare Hillary per lei, la teoria clintoniana del «comportamento improprio sì, relazione sessuale no» è destinata a saltare completamente e l'accusa di spergiuro riprende tutto il suo vigore. Poi c'è la seconda «linea» di domande riguardante i regali che Clinton ha fatto a Monica e come è stata organizzata la loro restituzione. Se Starr riesce a farsi specificare dalla ragazza i termini esatti di quella restituzione, e da essa emerge che fu Clinton a stabilire, per esempio, che Monica doveva portarli alla sua segretaria Betty Currie, anche l'accusa di «ostruzione della giustizia» trova un suo ambito preciso. Per ottenere questo, oltre tutto, Starr poteva contare sulla piena collaborazione di Monica, non solo perché la sua immunità vale per il passato ma non per il presente (per cui se lei mente in questa deposizione finisce in galera), ma anche perché la ragazza, dicono i suoi amici, è rimasta molto «amareggiata e delusa» da ciò che Clinton ha detto nel suo messaggio di lunedì sera. Ma come, si è detta, diciotto mesi d'amore ridotti a un «comportamento improprio»? Nonostante in un nuovo sondaggio il 70 per cento degli interpellati dica dì considerarla poco più che una signorina dai facili costumi, lei si sente un po' «sedotta e abbandonata» e non è improbabile che stia meditando la sua vendetta. La situazione che si prospetta è quindi proprio quella che Clinton, con la sua confessione, aveva cercato di evitare: la situazione del «dice lei, dice lui», il che porta direttamente alla possibilità che Kenneth Starr decida di convocarlo per una nuova deposizione, senza la possibilità di rifiutare di rispondere a certe domande, come invece Clinton ha fatto lunedì scorso. Il cerchio, insomma, sembra continuare a stringersi attorno a lui ed erano ben pochi, ieri, quelli che riuscivano a togliersi dalla mente il pensiero che l'attacco aereo deciso ieri in Afghanistan e Sudan abbia avuto qualcosa a che fare con la sua «disperazione». Tempo fa è uscito un film, «Wag the Dog», Sesso e potere, in cui si racconta proprio di un Presidente che per distogliere l'attenzione da una sua vicenda sessuale organizza una guerra. L'idea che Hollywood possa «ispirare» Washington fa molta paura, ma per molti ieri era difficile liberarsene. Franco Pantarelli Una domanda del procuratore: le ha mai fatto credere che avrebbe lasciato la moglie per lei? Monica Lewinsky ieri mentre entra nel tribunale e, qui a fianco, una scritta anti-Clinton a Martha's Vineyard: «Bugiardo, torna a casa»
Luoghi citati: Afghanistan, Hollywood, New York, Sudan, Washington
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