Ivrea, ora il pericolo si chiama manganese di Giampiero Maggio
Ivrea, ora il pericolo si chiama manganese Resta in vigore il divieto di rifornirsi al rubinetto. I Verdi: «Dichiarazioni irresponsabili» Ivrea, ora il pericolo si chiama manganese Ma il vicesindaco: «Allarme eccessivo, io l'acqua la bevo» IVREA. Ma cosa succede all'acquedotto di Ivrea? Dopo il ferro, ora a preoccupare è il manganese, trovato ieri in eccesso in uno dei quattordici pozzi della rete idrica - quello a raggiera di regione Darola - dai tecnici incaricati dal Comune per le ennesime analisi. E così, niente revoca dell'ordinanza del vicesindaco Alfredo Pugliese: prosegue il divieto di consumare acqua per scopi alimentari. Oggi, comunque, potrebbero esserci delle novità: il pozzo a raggiera sarà chiuso (ne verrà aperto uno più piccolo) e se ci sarà acqua a sufficienza per la popolazione l'ordinanza potrebbe essere revocata. Come in un balletto perverso le cifre però continuano a cambiare di giorno in giorno aggravando una situazione già critica: la scorsa settimana erano state firmate in tre giorni altrettante ordinanze (l'Asl 9 diceva, dati alla mano, che l'acqua non era potabile, i laboratori della ditta Chiono e dell'Acquedotto di Torino sostenevano il contrario visto che i dati a loro disposizione parlavano addirittura di dosi minime di ferro). E ieri la sorpresa dell'aumento del manganese. Allora, vicesindaco, che cosa sta succedendo all'acquedotto di Ivrea? «Che è vecchio di trent'anni e che tutti questi disagi sono il frutto di una mancanza di investimenti nel passato, prima che arrivassimo noi». Sì, ma queste cifre sui valori così discordanti, quest'acqua che un giorno è potabile e l'altro no? «In quei giorni c'è stato un forte temporale che forse ha aumentato la portata d'acqua nel bacino imbrifero dove attingono le falde e dove una volta c'erano le miniere ricche di ferro». Vuol dire che basta qualche goccia d'acqua per mandare in tilt tutto il meccanismo? «Ma no, che c'en¬ tra, è possibile che ci siano anche altre cause: è una questione che dovremo studiare nel dettaglio con un monitoraggio costante. E poi, francamente, si sta un po' esagerando: io, l'acqua, ho conti- nuato a berla anche se c'era ferro in eccesso». Scusi? Nonostante la sua ordinanza? «Guardi, la legge pone dei limiti sulla presenza di minerali che non devono essere superati e noi siamo tenuti a rispettarli. Ma una volta alcuni Comuni chiedevano l'esenzione, per non calcolare il livello del ferro o per elevare la soglia limite. E la Regione acconsentiva». I Verdi sono sul piede di battaglia. Il consigliere Graziella Bronzini risponde seccata al vicesindaco: «Dire che beve l'acqua nonostante sia inquinata è da irresponsabili. Qui si vuole minimizzare un fatto che invece è molto grave e dev'essere affrontato senza perdere altro tempo. Come la questione, che va chiarita, di quei dati così discordanti tra quelli forniti dai laboratori dell'Asl 9 e quelli dai laboratori incaricati dal Comune». E poi non risparmia la Canavesana Acque, la società per la maggior parte pubblica che da settembre gestirà l'acquedotto: «Il sindaco, vista la situazione di emergenza in cui versa l'acquedotto, doveva informare le forze politiche di come siano avvenute le nomine del Consiglio di Amministrazione e di chi sono i componenti di questa società». Pronta la replica di Pugliese: «Questi non sono affari della Bronzini perché il sindaco aveva il diritto di nominare chi voleva. E poi non è vero che le forze politiche non erano state informate». Giampiero Maggio A sinistra, il vicesindaco di Ivrea, Alfredo Pugliese. A fianco, Graziella Bronzini, consigliere comunale per i Verdi
Persone citate: Alfredo Pugliese, Bronzini, Chiono, Graziella Bronzini, Verdi
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