Avvinghiati, al passo di mazurka

Avvinghiati, al passo di mazurka LE TRIBÙ7 DELI/ESTATE/5. Tra i patiti del liscio sulla pedana di parco Michelotti Avvinghiati, al passo di mazurka Le notti di fuoco della Terza Età PERCHE' non fare come fanno a Hyde Park, a Londra, dove c'è un angolino in cui chiunque può salire in pulpito e arringare su ciò che più gli piace? Massi, dai, i torinesi hanno qualcosa degli inglesi, stessa riservatezza, stessa gentilezza, mettiamoli alla prova. Immaginato, detto e fatto: a parco Michelotti, sotto le piante dove un tempo vegetavano gli ippopotami, Arturo Bellettati, ideatore del subalpino speaker's corner (angolo del parlatore), ha fatto mettere il podio in legno, gli altoparlanti, le sedie per gli ascoltatori. Ogni venerdì, dopocena, avanti con l'imitazione dell'Hyde Park. Il primo venerdì, tanti curiosi pronti all'ascolto: però, non un oratore che li allietasse o tramortisse. La settimana dopo, lo stesso. Zero di zero, nessuno che sia salito sul podio e abbia concionato. Insomma, in pubblico, 0 bogianen è pure un grande silenzioso. Fine, dunque dell'esperimento. Un insuccesso che più magno non poteva essere. Ma è l'unico delle serate nell'ex zoo assaltate, dal principio di luglio, da ima tribù allegra, caciarona, dai capelli argentati, vivace come quella discotecara: la tribù del liscio. Centinaia di persone sulle panchine e ai tavolini attorno alla cupola del ballo a palchetto che i volontari del circolo «Incontri d'estate» capeggiati dal presidente dei pensionati di San Salvano, Mario Nervo, hanno eretto a lato dell'edificio che anni fa racchiudeva i serpenti. Decine di coppie, dalle 21 a mezzanotte, in pista: instancabili nel danzare mazurke, tanghi, valzer, fox-trot. E, anche macarene, balli del pinguino, quel reperto fossile che è il cha-cha-cha. Il rock? Puah, è una bestemmia per gli arzilli oversessanta che, nel cono di luce della rotonda, piroettano in maniera spettacolarmente vorticosa sulle note della musica scelta dal dee-jay: il quale ha gli anni dei ballerini, è una fontana di sudore e entusiasmo, si chiama Aldo Coggiola. Ex meccanico, dopo 38 anni vissuti facendo girare mo tori di Ferrari e Maserati si diverte a far girare la folla del liscio. Allegria somma dei ballerini, delle centurie di matrone, nonnetti, pensionati rigorosamente non baby che attorno alla rotonda, seduti ai tavolini o sulle panchine sotto gli alberi guardano, ridono, commentano, indicano questa o quell'altra coppia in una babele di voci e gesti ingigantita dalle schiere di nipotini, generi e nuore venuti al seguito <danto qua non costa niente e si passa qualche ora di svago». Un pubblico genuino, estroverso che più non si può. Nelle altre tribù dell'estate, nei locali dei fighetti, nei ristoranti «di quelli che se la tirano», nella discoteca popolare, sempre il fotografo aveva incontrato difficoltà: dappertutto, il solito tramestio di sedie, tizi che, tarantolati dall'improvvisa vista della Nikon, borbottavano qualcosa alla compagna e precipitosamente cambiavano di posto, offrendo le spalle all'obiettivo per evitare di finire sul giornale insieme ad una brunona, una biondina la cui vicinanza poi come la spieghi alla moglie? Nell'ex zoo, invece, il fotografo è accolto con simpatia: anzi, appena si sparge la notizia «ouh, è della Stampa», è concupito dai ballerini, circondato da foreste di braccia tese, imploranti «Ehi, venga, ci faccia la foto», «Dai, adesso che "tanghiamo"», «Grazie, siamo venuti bene? Sennò, rifacciamo il valzer». Re di tutte le sere dell'estate, Osvaldo non dà retta ai sudditi, sceglie lui che cosa si deve ballare trafficando in continuazione tra piramidi di ed. Insieme ai nonni, adesso stanno ballando nipoti e nuore, il re mormora «Ora facciamo il tutto esaurito in pista». Via con una mazurka che, come un magnete, tira su dalle panchine i nonnetti che rifiatavano asciugandosi le fronti sudate con fazzoletti svolazzanti come tovaglie e in un baleno cinquanta coppie piroettano. Tra loro s'agita, regalando pizzicotti a destra e a manca, una tipa sdentata e con una bandana a pois in testa: Anna. Anna di Porta Palazzo, fedelissima del parco Michelotti. Come fedele è il rotondetto ultraottuagenario con larghi pantaloni blu che finiscono sopra le caviglie, tenuti su da larghe bretelle, attorno alla vita un marsupio gonfio da scoppiare tant'è pieno. Il nonno è un ospite del ricovero Carlo Alberto di fronte al parco, dall'altra parte di corso Casale, ogni sera ha il permesso di venire qui: instancabile, saltellando come un orso sulle babbucce scure, comunicando con larghi sorrisi e un impenetrabile mutismo, non si perde un ballo. «Oggi manca il suo socio, un altro vecchione che vive in istituto - dice il deejay -. Non è venuto, significa che ha alzato troppo il gomito». Osvaldo non dà requie agli innamorati del Uscio, una coppia s'avvicina, prega: «Dopo, mettici l'Hully gully». Furoreggiava 35 anni fa: il re scuote il capo di fronte a sì tanta modernità, concede una speranza ai profanatori: «Forse più tardi». Duecento passi oltre il palchetto, la sera offre «Zubù restaurant» e «Zubù café». Il proprietario, l'Arturo inventore dello speaker's corner, si dice soddisfatto della risposta del pubblico «stasera non c'è molta gente, però gli affari vanno bene». In effetti il ristorante etnico (cucina greca, indiana, spagnola) è deserto, il bar idem e il barista ammette: «E' sempre più o meno così». E già, qua si paga. Così, poche coppie, qualche bambino piagnucolante «Voglio il gelato» sul blues, sul rock diffuso da piccoli altoparlanti. Però, l'eco di tale blasfemia lambisce appena il reame del liscio dove adesso gli over Sessanta vorticano sulla mazurka della «Passera»: una voce di donna sta cantando «State attenti, uccellini, con la pas- sera non si scherza» e la folla, sulla pista e fuori ridacchia, applaude, mogli tonde come l'omino Michelin abbracciano le camicie sudate dei mariti, pregano il fotografo «Metteci sulla Stampa». E' davvero una gran festa, si sveglia pure Greta, il placido pastore tedesco fernmina che dorme ai piedi del padrone Osvaldo. Alza la testa, osserva il mare che gira tumultuoso sulla pista, toma a ronfare mentre la canzone volge alla fine ricordando «La passera si prende l'uccellino bagnato». Posatone, cori di alleluja. (continua) Claudio Giacchino Centinaia di persone, soprattutto over sessanta, frequentano ogni sera la cupola del ballo a palchetto montata dai volontari del circolo «Incontri d'estate» accanto alla gabbia che un tempo ospitava i serpenti Oltre alla danze, si possono anche gustare specialità gastronomiche e freschi beveroni

Luoghi citati: Londra