La luce elettrica per i margari di Gianni Giacomino
La luce elettrica per i margari Usseglio, cavi e tralicci a 1800 metri in un paesaggio di magia e leggenda La luce elettrica per i margari L'Enel illumina anche il lago diMalciaussia USSEGLIO. Da qualche giorno la vita dei margari che abitano gli alpeggi adagiati sulle sponde del lago di Malciaussia non è più la stessa. Lassù, in località Peramorta, nel lembo estremo della Val Viù, i tecnici dell'Enel hanno portato la corrente elettrica. Cavi e tralicci installati oltre mezzo secolo dopo quelli che avevano consentito di elettrificare solo la parte iniziale del pianoro, le case dei guardiani della diga e lo storico albergo «Vulpot». Cosa cambierà? Quasi tutto, sia per i cinque pastori che ci abitano durante l'estate sia per le migliaia di turisti che si arrampicano sotto la cima del Rocciamelone fin dal 1932, quando l'immensa conca venne riempita d'acqua. I primi nel loro lavoro potranno aiutarsi impiegando nuovi e diversi macchinari, a cominciare dalle mungitrici elettriche e finalmente evite¬ ranno di consumare la cena nella penombra della luce di una candela. Per i turisti, invece, i lampioni che l'amministrazione di Usseglio ha deciso di piazzare intorno al lago, nelle ore notturne renderanno ancora più suggestivo il paesaggio alpino. «Il progetto di portare l'«energia pulita» fino a 1800 metri di altezza è corso parallelo alla costruzione della nuova strada asfaltata che arriva fino alla diga - spiega Aldo Fantozzi, il sindaco di Usseglio -. Non voglio sicuramente coprire i pascoli con il catrame, ma con questa piccola arteria mettiamo in condizione chiunque di raggiungere posti incantevoli, ricchi di storia e di leggende». Come quelle che ha raccontato il giornalista e scrittore Mario Baudino nel libro appena uscito «Il sorriso della druida». Il romanzo sì inoltra nel mistero che dura da secoli legato ad una piccola formella di pietra, nascosta per tutto l'anno dai margari, ed esposta proprio oggi a Malciaussia. Sulla superficie vi è scolpita una figura, da sempre venerata dai cattolici, come San Bernardo, patrono della piccola frazione, che uccide il demonio. Secondo altri studiosi, però, la figura rappresenterebbe invece una sacerdotessa celtica nell'atto di compiere un sacrificio. Per cercare di risolvere questo enigma proprio oggi saliranno fino a Malciaussia anche gli esperti del Centro per la ricerca e documentazione di Scienze umane, antropologia alpina di Torino, che tenteranno di dare al reperto una datazione precisa attraverso l'analisi di alcuni segni che sono stati scolpiti sulla tavoletta. Gianni Giacomino
Persone citate: Aldo Fantozzi, Mario Baudino
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