«Non espellete la testimone»

«Non espellete la testimone» La clandestina può sapere molto sulla sparatoria in piazza Carducci «Non espellete la testimone» Albanese protagonista del caso Federica Lori Prifti non ha neppure vent'anni. E' una delle migliaia di albanesi approdate in Italia in cerca di fortuna. Una clandestina. Un decreto prefettizio ha disposto la sua espulsione dal territorio italiano. Tutto normale? Non proprio. Perché Lori Prifti non è un'albanese qualunque. La ragazza potrebbe diventare la teste chiave nell'inchiesta sul ferimento di Federica Ferrerò, la studentessa universitaria raggiunta da im proiettile vagante, il 19 luglio, in piazza Carducci. Forse lei, Lori Prifti, qualche dubbio avrebbe potuto eliminarlo. E invece è arrivato quel decreto. La ragazza non risulta indagata: deve tornare a casa. Il suo avvocato Gioacchino Gemelli ha presentato ricorso al pretore civile che deciderà oggi. Ma qual è il ruolo di Lori nella vicenda? Federica Ferrerò, 23 anni, quarto anno di Psicologia, è ferita da un colpo di pistola mentre sta entrando nel bar «La mela stregata». Il proiettile le trapassa il fegato, lesionando polmoni e arteria addominale. In pochi minuti è alle Molinette. Poi otto ore in sala operatoria. La notizia scuote la città. Gli inquirenti si impegnano allo spasimo. E il giorno dopo il presunto feri- tore è già in carcere. Si chiama Hysi Arianit, 20 anni, albanese. Lo fermano mentre una ragazza gli sta consegnando una busta di plastica nella quale ci sono tre pacchetti di banconote. Circa 17 milioni. Quella ragazza è Lori Prifti. Lei spiega agli investigatori: «Sono soldi miei e di altre due amiche. li abbiamo dati a Hysi per portarli alle nostre famiglie in Albania». Le due amiche e Hysi confermano, ma non convincono gli inquirenti. Il pm Marcello Tatangelo, che coordina l'inchiesta, sospetta che quel denaro dovesse servire per la fuga di Hysi o che comunque pro¬ venga dallo sfruttamento della prostituzione. Hysi, assistito (come Lori) dall'avvocato Gioacchino Gemelli, respinge l'accusa: «Io, quando hanno sparato in piazza - ha detto Hysi - mi trovavo nell'ex manicomio di Collegno. Dormivo con alcuni connazionali. Ero stato, sì, in quel giardino: ma due ore prima che colpissero quella ragazza italiana». Nessuno gli crede. Si chiarisce intanto il motivo del conflitto a fuoco: storie di vecchi rancori che partono dall'Albania. Hysi nega, ma spunta un superteste che lo mette con le spalle al muro. E' un connazionale, che sostiene di essere stato quella notte in piazza Carducci. Il 31 luglio il «teste Beta», come lo hanno chiamato gli inquirenti, viene messo a confronto con l'indagato. Al gip Silvana Podda indica con grande precisione le caratteristiche dello sparatore. L'avvocato Gemelli: «E' mai possibile che con tutti i clandestini che vivono indisturbati nel nostro Paese si debba rimpatriare proprio questa ragazza che è certamente una persona in grado di dare informazioni preziose?». [n. pie.] Hysi Arianit, 20 anni, albanese, è stato accusato da un connazionale

Luoghi citati: Albania, Collegno, Italia