«latte da aziende senza mucche»

«latte da aziende senza mucche» «latte da aziende senza mucche» Al ministero troppi fondi di spesa inutilizzati ROMA. Sulla quote latte ancora non ci siamo. A dirlo è la Corte dei conti, che dedica ad una delle più lunghe e intricate vicende dell'agricoltura italiana un capitolo della sua Relazione al rendiconto generale dello Stato 1997. Per la scorsa campagna produttiva, a cavallo tra il 1996 e il 1997, la Commissione d'indagine governativa aveva espresso la speranza che i nuovi moduli, studiati per far chiarezza sulla produzione di latte, portassero, se non ad una soluzione definitiva del problema per cui l'Italia incorre in pesanti sazioni comunitarie, almeno a dati più aderenti alla realtà a proposito del patrimonio nazionale dei bovini da latte. Invece no. Nella sua relazione la Corte dei conti, rileva che, se nella campagna '95-'96 gli animali censiti superavano di poco il milione e 983 nula, il quella successiva si erano superati i due milioni e 77 mila bovini. Ma non è tutto: la magistratura contabile sottolinea anche, fatto ancora più grave, come la Commissione non sia riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili sull'esistenza di 2482 allevamenti che, pur essendo titolari di quote produttive, nelle stalle non hanno neppure una mucca da latte. E la lente della Corte dei conti indugia sul settore agricolo per mettere a fuoco un altro problema, quello dei residui di spesa che giacciono a disposizione del ministero delle Politiche agricole. La relazione, in questo caso, parla di un'«involuzione della dinamica di spesa», visto che i residui aumentano e non c'è in vista una linea per smaltirli a livelli accettabili: nel '97 le economie del ministero agricolo ammontavano a 420 miliardi e le spese non erogate erano pari al 77,1 per cento. A questo punto, visto il già cospicuo peso dei residui degli anni precedenti, i magistrati contabili sottolineano come non appaia più attuale la stima secondo cui entro dieci anni si sarebbe eliminato ogni fondo non speso. Giudizio positivo, invece, sulla nuova struttura dell'amministrazione delineata dalla riforma del ministero e che «appare in linea con l'obiettivo di una gestione più efficace», mentre, nella seconda parte del '97 e nella prima del '98, si è evidenziata una maggior azione a supporto delle Regioni. Tornando al latte nel Lazio è polemica tra produttori e industriali: la Centrale di Roma ha aumentato il prezzo di 100 lire al litro, da 2000 a 2100 lire, e il gruppo Cirio fa sapere che ben presto al rincaro si adegueranno anche la «Torre in Pietra» e altre società. Questo mentre un recente accordo ha ridotto di 25 lire il prezzo pagato agli allevatori. [v. cor.l

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