I contenziosi tributari mettono alle corde il Fisco

I contenziosi tributari mettono alle corde il Fisco I contenziosi tributari mettono alle corde il Fisco ROMA. Costa cara all'erario la lite persa con il contribuente: in soli tre casi è stato costretto a versare nelle tasche di fiscalisti di grido la bella cifra di circa 2 miliardi. A mettere il naso nella piaga è il Secit che ha analizzato alcuni casi in cui l'amministrazione è stata costretta a pagare le spese di giudizio. Gli ispettori mettono anche in guardia il ministro delle Finanze sui rilevanti interessi erariali che rischiano di essere compromessi se non viene trovata in tempi rapidi una soluzione. Il tutto è nato con l'introduzione nel contenzioso tributario del principio della cosiddetta «soccombenza», e ciò della condanna alle spese di giustizia del soggetto che perde la causa. Un principio che rischia di rivelarsi devastante per quella tributaria anche perché il nuovo regime viene applicato anche ai processi già in corso al momento dell'introduzione della riforma. Il fenomeno, come mettono in evidenza alcuni studi del Secit, sembra molto diffuso e alcuni casi sono eclatanti per la somma che l'amministrazione è stata condannata a pagare e per i soggetti in campo: in un contenzioso innescato da un accertamento contro le Assicurazioni Generali a Trieste, alle quali era stata contestata una evasione di 383,6 miliardi, l'amministrazione ha perso in primo grado e si è poi vista rigettare l'appello in secondo grado perché inammissibile. La commissione tributaria ha anche condannato l'amministrazione a pagare le spese di giudizio per la bella cifra di oltre 561 milioni più Iva e contributo del 2 per cento alla cassa avvocati. Altro caso simile quello che ha coinvolto l'uffico imposte di Roma e il Mediocredito Centrale, con l'amministrazione costretta a pagare spese di giustizia per oltre 500 milioni. Nel terzo episodio, che riguarda una società con sede a Prato, il fisco è stato condannato a spese per circa 935 milioni.

Luoghi citati: Prato, Roma, Trieste