La guerra alle lucciole arruola il governo

La guerra alle lucciole arruola il governo Roma: anche il Campidoglio sembra orientato alla linea dura contro la prostituzione La guerra alle lucciole arruola il governo 7/ ministro Turco dice sì alle maximulte ai clienti ROMA. Multe sì, multe no: è il dilemma italiano di questa fine estate. Il Paese è diviso da chi si infervora per la crociata anti-lucciole e chi giudica i provvedimenti finora presi assolutamente inutili. Ma il partito dei sindaci fustigatori può contare adesso anche sull'appoggio del governo. Il ministro della solidarietà sociale, Livia Turco si è detta favorevole alle maximulte ai clienti. Non le piace per niente, invece, l'idea di un ritorno alle case chiuse. Le definisce «Non accettabili moralmente» mentre vede più positivamente le ipotesi di cooperative o luoghi di incontro autogestiti dalle prostitute stesse, una proposta lanciata dalla collega di partito e di governo, Anna Finocchiaro. Sì alle case chiuse dal Lisipo mentre l'ex presidente della Corte Costituzionale, Livio Paladin, propone regole uguali per tutti i Comuni e il prefetto di Ancona (una delle prime ad adottare le multe), Achille Serra, avverte: «Non sono un intervento risolutivo». Intanto giù multe, anche nelle città dove i sindaci ci stanno ancora pensando (Genova e Firenze), scontri fra politici nelle amministrazione che le hanno adottate (Milano) e mobilitazioni (Roma) per metterle in atto. Alcune città vanno anche oltre. A meno di 24 ore dall'ordinanza anti-prostituzione emessa dal sindaco di Trieste, Riccardo Illy, il segretario del movimento indipendentista Fronte Giuliano, Giorgio Marchesich, ha proposto che vengano individuate «aree di libero scambio dove si possa far sesso senza intralciare la circolazione». Sì perché le multe ai clienti di prostitute sono generate innanzitutto da una questione di traffico. Tanto è vero che a Genova le sei multe elevate in una sola notte sono state inflitte applicando la normativa che punisce manovre improvvise, brusche frenate, rallentamenti repentini e immotivati. In sostanza tutto quello che causa «intralcio alla circolazione». E' acca- duto anche a Firenze (5 multe). Ma la soluzione non convince il sindaco di Genova, Giuseppe Pericu: «Le multe per intralcio alla circolazione mi sembrano solo un palliativo. Invece la "zonizzazione", cioè costringere prostitute e clienti in un'area deserta o periferica della città, mi pare un provvedimento incivile». E gli esponenti dei partiti (ad eccezione di An e Lega Nord) gli fanno eco: «La proposta è demenziale», i sindaci non possono diventare sceriffi. Querelle aperta anche a Milano dove i Democratici di sinistra definiscono le multe «non dannose ma inutili» che «afrontano la prostituzione solo nell'aspetto del "disturbo" e illudono i cittadini su possibili scorciatoie verso la soluzione di un problema sociale complesso». Risponde il vicesindaco, Riccardo De Corato: «I Ds di Milano sono rimasti praticamente soli a rivendicare, evidentemente per motivi strumentali, una posizione contraria a quella assunta ormai da molti sindaci dell'Ulivo». Ma non è tutto. Alla risposta aggiunge la proposta: «I sindaci si facciano promotori di una legge - ha detto De Corato - che consideri reato la prostituzione, "istituzionalizzi" e disciplini quei luoghi dove la professione viene esercitata al chiuso e imponga di pagare le tasse». Ancora «clienti liberi» invece a Roma dove però il dibattito è acceso. Dal colle capitolino si alza un coro a favore delle multe ai clienti. Soprattutto dalle donne: «E' giusto colpirli perché la prostituzione non è un problema solo femminile». Ma occorre colpire prima di tutto le grandi centrali economiche che lo determinano. No secco dai vip («falsi pudori» per Emilio Fede; «pericolose» per Renzo Arbore; «meglio il parco dell'amore», per Ilona Staller) tranne Enrico Mentana: «Ben vengano se tutto ciò viene fatto per uscire dalla logica selvaggia del marciapiede che impedisce ogni controllo». Ir. cri.] Ma il prefetto Serra sostiene che le contravvenzioni non sono risolutive Molti vip contrari e il vicesindaco di Milano rivuole le case chiuse