Lo Zimbabwe: pronti a intervenire in Congo di E. St.

Lo Zimbabwe: pronti a intervenire in Congo AFRICA I ribelli, a 120 km da Kinshasa, ammettono per la prima volta la possibilità di negoziare una tregua Lo Zimbabwe: pronti a intervenire in Congo Ma Mandela nega che i Paesi vicini forniranno truppe a Kabila KINSHASA. La guerra civile nel Congo rischia di trasformarsi in un conflitto internazionale. Ieri ad Harare, nello Zimbabwe, i ministri della Difesa di 4 Paesi della regione hanno espresso il loro appoggio al Presidente congolese Laurent Desiré Kabila. «E' chiaro che il Congo è stato invaso», ha detto il ministro degli Esteri dello Zimbabwe Moven Mahachi, avallando la tesi secondo cui i ribelli tutsi banyamulenge sarebbero appoggiati da Ruanda ed Uganda. All'incontro hanno partecipato i ministri di Zimbabwe, Angola, Namibia e Zambia, aderenti alla Sade, la Comunità per lo sviluppo dell'Africa Australe. «Siamo tutti d'accordo che dobbiamo, con urgenza, dare assistenza pratica, sia con mezzi che con uomini, per riportare pace e stabilità» in Congo, ha aggiunto Mahachi, promettendo l'invio di propri militari. Ma poco dopo scendeva in campo il Presidente sudafricano Nelson Mandela, presidente di turno della Sade, negando che i 14 Paesi membri della Comunità intendano inviare truppe. «Il nostro atteggiamento è chiaro - ha detto -, non aggravare la situazione inviando una forza militare». La minaccia dello Zimbabwe potrebbe dunque rivelarsi un bluff, ma la Namibia ha già inviato a Kabila due Boeing della compagnia di bandiera angolana, imbottiti con 21 tonnellate di armi e munizioni. Ed il timore di un intervento angolano nel Congo occidentale, da cui i banyamulenge stanno puntando sulla capitale Kinshasa, potrebbe aver spinto i ribelli ad ammettere per la prima volta la possibilità di negoziati per un cessate il fuoco. «La nostra organizzazione ha deciso che siamo persino disposti a negoziare un cessate il fuoco con il signor Kabila, sempre che lo stesso signor Kabila sia disposto a riconoscere che c'è il fuoco», ha dichiarato sarcasticamente l'ex ministro degli Esteri congolese Bizima Karaha, attuahnente uno dei leader dei tutsi banyamulenge. Karaha ha però detto che un'eventuale tregua dovrà passare per il riconoscimento ufficiale dei banyamulenge: «Kabila nemmeno ammette che noi esistiamo. Forse però riconoscerà che ci siamo quando saremo entrati a Kinshasa». Sul fronte militare, intanto, i governativi avevano annunciato una controffensiva verso Songololo, 300 km ad Ovest di Kinshasa. Ma Karaha ha liquidato sprezzantemente l'annuncio: «Sono dei bugiardi», ha detto, aggiungendo che i ribelli stavano già investendo Mbanza Ngungu, appena 120 chilometri ad Ovest di Kinshasa, malgrado i tentativi dell'aviazione di Kabila di bombardare Kitona e Matadi. Nella notte, del resto, il comandante dei ribelli, Dioudonne Kabengele, ha annunciato la conquista di Mbanza Ngungu, ultima rocca¬ forte governativa sulla strada per Kinshasa, la capitale, dove si respira un'atmosfera tesissima. Martedì notte alla periferia Sud si sono sentiti i rombi di una decina di cannonate e il crepitare delle mitragliatrici. Pare che i militari fedeli a Kabila abbiano tirato su una colonna di reclute che tentava la fuga, ma una vera e propria battaglia si è scatenata attorno al carcere, dove dissidenti e detenuti comuni, armati, hanno tentato una fuga in massa. I morti sarebbero numerosi. Mentre i ribelli accusano Kabila di avere ordinato lo sterminio dei 20 mila tutsi dello Shaba, Francia e Gran Bretagna hanno inviato reparti di commandos in Congo Brazzaville, sull'opposta riva del fiume Congo, per cercare di evacuare gli stranieri ancora nel Paese. Alcuni italiani sono stati portati ieri a Mosca, da un aereo russo, mentre altri 4, bloccati a Bokolo, dovrebbero lasciare il Congo oggi. [e. st.]