E ora Starr vuole il test del Dna per Clinton

E ora Starr vuole il test del Dna per Clinton Terzo grado a luci rosse per la Lewinsky. Una cravatta italiana per inviare alla ragazza messaggi d'amore E ora Starr vuole il test del Dna per Clinton 77procuratore vuole scavare sul tipo di rapporto sessuale NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Il procuratore speciale Kenneth StaiT non molla e, secondo la Cnn, ha chiesto che Clinton si sottoponga al test del dna. Per Monica, invece, seconda volta volta, oggi, davanti al Grand Giurì. Vi torna perché Starr vuole verificare la sua versione su certi «particolari» con la versione fornita (anzi per la verità negata, come vedremo fra poco) da Bill Clinton. Ma il problema, per chi deve raccontare questa storia e per chi la legge, è dato dalla natura di quei «particolari». In pratica, ciò che Starr vuole appurare è nientemeno se nelle famose «dodici volte» di Monica con il Presidente le «prestazioni orali» di cui si è tanto parlato siano state a senso unico, cioè di Monica su Clinton, o a doppio senso, cioè anche di Clinton su Monica. Detto così sembra un atteggiamento più confacente a un frequentatore di locali a luci rosse che a un magistrato dal cui lavoro può dipendere il futuro dell'uomo più potente del mondo. Ma da come si sono messe le cose - anzi da come ha voluto metterle lo stesso Clinton - questo aspetto ha finito per avere una rilevanza legale molto importante nel tentativo di Starr di «incastrare» il Presidente con l'accusa di spergiuro. Come era stato anticipato da varie fonti, infatti, nella sua deposizione di lunedi e poi nel discorso alla Nazione di poche ore dopo, Clinton ha sostenuto che quando al procedimento Paula Jones aveva negato sotto giuramento di avere avuto una relazione sessuale con Monica era stato «legalmente corretto». E lo ha sostenuto in base alla definizione di «relazione sessuale» che gli stessi avvocati della Jones, interrogandolo, avevano dato, e cioè una situazione in cui due persone «toccano i rispettivi genitali». Siccome lui non aveva «toccato» Monica, ma era stata solo lei a toccare lui con le sue «prestazioni orali», in base a quella definizione non c'era stata una vera e propria «re¬ lazione sessuale» e quindi lui non aveva mentito e non poteva essere accusato di spergiuro. Qui si impone una nuova richiesta di scuse al lettore, perché ■ c'è ancora molto di peggio da dire. Starr e i suoi uomini avevano sicuramente in animo di contestare quell'argomento, sostenendo che un rapporto sessuale è tale qualunque sia la «posizione». Ma ora a quanto pare vogliono andare oltre. Vogliono cioè dimostrare che neanche l'attaccarsi alla definizione degli avvocati di Paula Jones può salvare Clinton, perché se è vero che fra lui e Monica non c'è stato un rapporto sessuale «completo», è anche vero che le prestazioni orali sono state «reciproche» e quindi perfettamente all'interno della definizione di cui sopra. Da quanto risulta, una domanda per accertare questo è stata già rivolta da Starr a Monica nella sua deposizione di due settimane fa, ma non è chiaro come sia andata finire. Secondo fonti palesemente provenienti dall'ufficio di Starr, alla domanda: «Il Presidente ha mai praticato il cunnilingus?», lei ha replicato un po' smarrita: «Che cos'è il cunnilingus?». Non si sa se poi lui le abbia spiegato il significato di quella strana parola latma e che cosa la ragazza abbia risposto. Ma è dato per sicuro che il suo interrogatorio di oggi servirà proprio a mettere in chiaro questo aspetto, dal quale scaturirebbe l'accusa di spergiuro nei confronti del Presidente senza dover discettare sulle definizioni più o meno ambigue del termine «relazione sessuale». Anche a Clinton, lunedì, Starr ha rivolto la stessa domanda, hanno detto fonti questa volta della Casa Bianca, ed è scoppiato il finimondo. Arrabbiatissimo, il Presidente si è rifiutato di rispondere ed anzi ha abbandonato per quasi un'ora la «Map Room», andandosi a chiudere con i suoi avvocati nella stanza del pronto soccorso medico. Hanno scelto quella stanza perché era la più a portata di mano, ma le guardie del corpo di Clinton piazzate fuori della «Map Room» non lo sapevano, si sono allarmate e per un momento, come in una commedia di Feydeau, alla Casa Bianca è volata la notizia che il Presidente fos- se stato colto da malore. E' possibile che poi il tono del suo messaggio, teso più ad attaccare Stanche a scusarsi per le bugie, sia stato provocato da quella arrabbiatura. Per Clinton è insolito perdere le staffe. Perfino quando Monica lo «tradì» andando a deporre, lui, nella cerimonia «alternativa» organizzata in fretta e furia alla Casa Bianca, indossò una cravatta italiana che lei gli aveva regalato. Nel loro «linguaggio» pare volesse dire: ti sto pensando. Franco Pantarelli Il grande inquisitore vuole sapere se la relazione «impropria» citata dal Presidente avesse avuto natura reciproca Clinton e Hillary tenuti per mano dalla figlia Chelsea escono dalla Casa Bianca per imbarcarsi sull'elicottero che li porterà a Martha's Vineyard Qui a sinistra il Presidente con la cravatta «inquisita» da Starr

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