«La giustizia non è un campo di battaglia»
«La giustizia non è un campo di battaglia» Il Ppi si schiera con il Quirinale. Pisanu (Forza Italia) : finora soltanto segnali contraddittori «La giustizia non è un campo di battaglia» Scalfaro riapre la porta alla trattativa tra ipoli ROMA DALLA REDAZIONE «La giustizia non può mai diventare un campo di battaglia politica. Sarebbe fuori da ogni civiltà giuridica e umana». E' l'appello lanciato ieri dal presidente della Repubblica a proposito del caso Lombardini alla vigilia dell'incontro che Scalfaro avrà oggi con il Comitato di presidenza del Csm. Ma le sue parole hanno un significato più esteso e come tale sono state interpretate dall'intero mondo politico riaprendo le porte del dialogo sul tema della giustizia tra governo e opposizione. I popolari hanno raccolto l'invito del capo dello Stato e si sono schierati al suo fianco. Come segnale di buona volontà per la ripresa del dialogo hanno rilanciato la proposta di una commissione d'inchiesta su Tangentopoli. «Diamo al Polo il segnale forte che ha chiesto. Noi ci faremo carico di quest'idea forte e sono convinto che alla fine anche i Ds dovranno convenirne», ha affermato Piero Carotti, responsabile della Giustizia del ppi. Invito confermate dal compagno di partito Renzo Lusetti, con l'auspicio che nel partito di D'Alema «prendano in considerazione quest'ipotesi come viatico per la ripresa dei rapporti con l'opposizione e magari per lo scongelamento della Bicamerale». Più scettico il presidente dei popolari Gerardo Bianco: «Speriamo che il Polo decida una volta per tutte se vuole essere puro supporto ai capricci e agli interessi di Berlusconi, oppure se vuole giocare autonomamente la propria funzione». Quanto a Berlusconi, la richiesta di Bianco è che «si decida a fare davvero l'uomo politico». In assenza dei leader politici, le parole di Scalfaro e la proposta dei Popolari hanno avuto comunque l'effetto di smuovere le acque stagnanti dei rapporti fra le forze politiche sul tema. Il Polo - e soprattutto Forza Italia ha raccolto la palla lanciata dai popolari nel loro campo e lasciato intravedere i primi prudenti segnali di distensione. «Noi siamo disponibilissimi ad un confronto serio sulla giustizia - ha risposto Domenico Contestabile, vicepresidente del Senato di Forza Italia - ma perché il confronto sia davvero serio, occorre essere investiti dei poteri necessari per trattare». Poi è intervenuto Giuseppe Pisanu per chiarire meglio la posizione del partito e far capire che la partita è ancora tutta da giocare: «Non è vero che chi tace acconsente - ha affermato, riferendosi ai silenzi di Berlusconi in vacanza -, chi tace non dice niente. Si fa presto a parlare di dialogo, ma finora i segnali che arrivano dalla maggioranza sono a dir poco contraddittori. Mentre, infatti, taluni esponenti del Pds e dintorni manifestano buona volontà, il presidente del Consiglio si schiera apertamente con le posizioni più rozze di Di Pietro. Persino un uomo misurato come il ministro Napolitano non esita a fare propri gli argomenti più propagandistici dei giustizialisti di sinistra. Aspettiamo, dunque, prima di parlare di dialogo che governo e maggioranza trovino un minimo di unità d'intenti». Consenso e cautela hanno caratterizzato anche la reazione delle forze di governo alle parole del presidente Scalfaro. Secondo Marco Boato, dei Verdi, relatore in Bicamerale sulla Giustizia, l'appello del presidente della Repubblica «può comunque contribuire a creare quel clima di mag¬ giore serenità e di rifiuto della demonizzazione degli opposti schieramenti». In ogni caso, «alla fine di settembre non potrà essere ulteriormente rinviata la decisione sulla commissione d'inchiesta su Tangentopoli». Per Antonio Soda dei Ds, è possibile un'intesa sulla commissione d'inchiesta «se non si proietta la propria vicenda personale nel dibattito politico e si smette di paragonare i magistrati ai brigatisti rossi». La commissione che i Popolari propongono deve avere «una funzione di analisi e di conoscenza delle cause che hanno determinato la degenerazione del sistema politico». Molto diverso il commento di Giorgio Mele della sinistra Ds alla proposta dei Popolari, che ha ricordato che contro la commissione d'inchiesta su Tangentopoli si è espresso il gruppo dei senatori dei Ds «con quasi il 97 per cento di no». Mele ha espresso tutto il suo «dissenso» sul fatto che «la vicenda giustizia venga sottoposta alla preventiva accettazione della commissione su Tangentopoli. E' un'assurdità». D'accordo con il presidente della Commissione Stragi, Giovanni Pellegrino dei Ds, il senatore ha lanciato un appello alla maggioranza perché prenda l'iniziativa e presenti «una serie di proposte con le quali presentarsi al confronto con il Polo». Boato: «Un passo avanti verso la serenità Basta con la demonizzazione degli opposti» La Quercia: «Servono proposte per il confronto»
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