Paradiso di bugie

Paradiso di bugie =1 Paradiso di bugie I sono fatti di cronaca che, oltre a essere tragici o misteriosi, diventano rivelatori, insegnano sulla realtà italiana cose magari sospettate dalla gente, magari scritte dubitativamente da qualche giornale, però sempre negate dal governo o da altre autorità con sdegno virtuoso, con altera fermezza, con nettezza assoluta. Il suicidio repentino, veloce e terribile del dottor Luigi lombardini a Cagliari ha comportato almeno tre conferme. Prima conferma: in diversi casi lo Stato ha pagato con soldi pubblici il riscatto per alcuni sequestrati in Sardegna (a volte usando l'espediente di fingere di pagare soltanto gli intermediari della liberazione dei rapiti). L'ha fatto per differenti motivi, buoni o cattivi (pietà umana, desiderio di non perdere la faccia, pressioni politiche, bisogno di non fare brutta figura all'estero), ma l'ha fatto, come adesso ha detto l'ex ministro dell'Interno Scotti: quello stesso Stato che aveva la funzione di prevenire e sventare i sequestri di persona, di cercare e trovare vittime e colpevoli, di imprigionare e punire i sequestratori, s'è invece accordato coi crirninali, li ha pagati per il loro crimine, ha subito il loro ricatto. E quando qualcuno ha osato avanzare sospetti, apriti cielo. Smentite piene di albagìa, insolenze arroganti, accuse di lesa patria, grovigli di menzogne contraddittorie in un vero paradiso di bugie: mentre ora la verità viene ammessa tranquillamente, con la leggerezza e la facilità quasi vanesia con cui i vecchi rievocano le loro scappatelle del passato. Seconda conferma: dopo l'approvazione della legge che per impedire il pagamento dei riscatti blocca i beni patrimoniali delle famiglie dei sequestrati, la nascita di una illegale organizzazione di giustizia privata di cui era parte rilevante il dottor Lombardini. Un magistrato in servizio, certi ricchi sardi e altre persone si alleavano e quotavano per violare e vanificare ■ quella legge, anziché rispet| tarla: e all'organizzazione, pare, poteva rivolgersi per aiuto anche l'ex ministro dell'Interno Cossiga. L'avranno fatto perché consideravano la legge astratta e improvvida, per sfiducia nelle capacità dello Stato a risolvere i problemi, per la disperazione di non poter altrimenti vedere liberi i propri cari: però l'hanno fatto, e pochi episodi risultano altrettanto eloquenti nel dare la misura delle condizioni dello Stato in Sardegna. Terza conferma: benché nell'ambiente della magistratura molti sospetti e un generico senso di disagio si addensassero intorno al dottor Lombardini (come nel Nord, tra le gerarchie dei carabinieri, intorno a un altro protagonista della cronaca dei sequestri, il generale Delfino), non si decise mai di allontanarlo per impedirgli di svolgere attività negative; al massimo ebbe incarichi minori, non venne promosso e la sua carriera subì un fermo, subito denunciato da Lombardini e dai suoi amici come effetto d'un complotto politico. Un comportamento forse coatto, forse originato da una malintesa solidarietà di casta: comunque molto, molto significativo. Queste tre conferme cruciali, unite a tanti altri episodi neri, naturalmente non significano che in Italia tutto vada così, ma si può almeno sperare che riducano la quantità quotidiana di bugie di vertice. Da ora in poi, chi potrà accusare la gente di mitomania e paranoia se pensa che anche figure istituzionali siano integrate all'industria dei sequestri? Chi potrà accusare la gente d'essere diffidente, sospettosa, cinica o malfidata, se non crede alle balle che si sente raccontare dall'ufficialità? Lietta Tornabuo.ii ani |

Persone citate: Cossiga, Lietta, Lombardini, Luigi Lombardini

Luoghi citati: Cagliari, Italia, Sardegna