I'ufficio risponde dopo 24 anni

I'ufficio risponde dopo 24 anni A La Loggia il Comune si pronuncia su una richiesta di agibilità del 74 I'ufficio risponde dopo 24 anni L'artigianoproprietario dell'immobile è deceduto da tempo Ifigli: «Vicenda grottesca, l'officina è stata venduta ad altri» LA LOGGIA. La signora Maria Baldacci, classe 1923, apre la raccomandata con ricevuta di ritorno datata 23 luglio 1998. Legge, rilegge, trasecola. Telefona ai figli e dice: «Dal Comune hanno scritto a papà, ma io non ci capisco niente, vogliono dei documenti sull'officina». «L'officina? Ma quella di papà? Ossignore, arriviamo». Ed ecco la lettera. E' proprio come diceva mamma Maria. La documentazione presentata con la richiesta di agibilità non è completa, scrive l'Ufficio tecnico di La Loggia al signor Rinaldo Baldacci. Pregasi spedire i seguenti documenti: e giù una sfilza di certificati, tra i quali persino la «dichiarazione dell'installatore sulle potenzialità della caldaia». Si tratta della risposta a una domanda che Rinaldo Baldacci presentò effettivamente al municipio. Ma nel febbraio 1974. Ben 24 anni fa. Una pratica-lumaca da record. La risposta è arrivata dopo quasi un quarto di secolo, ma anche ben 17 anni dopo la morte dello stesso signor Rinaldo. E non basta. Gli eredi di Rinaldo Baldacci, quell'edificio non ce l'hanno più. L'hanno venduto fin dal 1982. Per quanto ne sanno loro, potrebbe essere crollato, essere diventato un condominio o una boutique. Ivano Baldacci, 48 anni, impiegato in un'azienda del gruppo Fiat, orfano di Rinaldo e figlio di Maria, abita in corso Benedetto Croce a Torino. Si rigira per le mani la lettera dicendo che non sa se arrabbiarsi o mettersi a ri¬ dere. «Sa com'è, io nel '74 avevo 24 anni, ero sposato da uno. Mica mi ricordo, se mio padre avesse o non avesse presentato quella domanda al Comune di La Loggia. Anzi, probabilmente non ce ne parlò nemmeno, di quella richiesta che inoltrò a suo tempo in municipio. In via Manzoni, aveva con mio zio una piccola azienda di falegnameria. Facevano imballaggi in legno. A fianco c'era un altro, che lavorava il ferro. Mi ricordo che negli ultimi anni avevano avuto dei problemi: intorno all'officina, nata praticamente in mezzo ai prati, avevano costruito le prime case, delle villette, e i vicini si lamentavano per il rumore». Rinaldo Baldacci morì proprio in quell'officina di via Manzoni, stroncato da un infarto mentre parlava con una cliente, nell'81. «Anche per quello, da allora noi non ci abbiamo praticamente più messo piede. Anche mio zio, non se la sentiva più di lavorarci. L'anno dopo l'abbiamo venduta a un tale Molino, che la trasformò in magazzino». Al numero 11 di via Manzoni, l'officina esiste ancora. Da allora è passata di mano altre due volte: un vicino, a La Loggia, spiega che da Molino l'acquistò «il signor Tolardo, un mobiliere. Anni dopo, Tolardo l'ha venduta a un suo dipendente». Che in questi giorni è in ferie. Ma come mai, a La Loggia hanno impiegato 24 anni per chiedere al (defunto) Baldacci «la dichiarazione del direttore dei lavori, che sotto propria responsabilità dichiari la conformità con il Dpr 425 del 1994» (legge di vent'anni successiva alla domanda), e poi «copia della documentazione catastale», «certificato di collaudo statico vistato dalla Regione Piemonte», nonché «Certificato di prevenzione incendi», e via certificando? Gianluca Giachetti, capo dell'Ufficio tecnico - Settore edilizia privata ed urbanistica, premette subito di essere in servizio a La Loggia «solo da un anno e mezzo. Nel '74 ero un bambino anch'io». Non sa spiegare, dunque, perché la pratica Baldacci dormì così a lungo, negli Anni Settanta, nei cassetti di palazzo civico. Spiega però che «Nel mio ufficio, a lavorare, siamo solo in tre. Facciamo in tempo a sbrigare le pratiche nuove, mano a mano che arrivano. Dunque, dell'arretrato non ci occupiamo». L'architetto aggiunge: «Invece di arrabbiarsi, i cittadini dovrebbero comunque apprezzare lo sforzo del Comune: per smaltire il pregresso, e chiudere quelle pratiche ferme da anni e anni, la giunta ha recentemente affidato uno specifico incarico a due consulenti esterni, che stanno sbrigando quei fascicoli vecchi. Così, stanno arrivando a casa di parecchie persone richieste di documenti necessari a chiudere la pratiche in sospeso. Chi non fosse più proprietario degli immobili, potrebbe scriverci e indicarci gentilmente, se ne conosce il nome, i nuovi proprietari». Sì, ma gli eredi Baldacci dicono di avere telefonato, infatti, all'Ufficio comunale, e di essere stati presi a pesci in faccia. «Maltrattati? E da chi? A me - dice l'architetto proprio non risulta». I Baldacci dicono che così è andata. Ma perché chiedete la conformità ad una legge varata vent'anni dopo? «E' un modo per agevolare l'utente: serve a sveltire la pratica». Giovanna Favro Nella raccomandata si chiede di produrre altri documenti Nella foto grande, la fabbricherà di via Manzoni. A fianco, Ivano Baldacci, figlio dell'ex titolare

Luoghi citati: Comune Di La Loggia, La Loggia, Piemonte, Torino