E Dossena scopre il mal d'Africa di Angelo Caroli
E Dossena scopre il mal d'Africa E Dossena scopre il mal d'Africa «Alleno il Ghana, un amore a prima vista» L'EX AZZURRO DEBUTTA A TERNI E' la storia di un laureato stregato dal mal d'Africa. L'amore e il matrimonio tra Beppe Dossena e la Nazionale del Ghana nascono in modo singolare, come ogni evento che dà felicità e gioia. La scintilla parte dallo studio Canovi, dove il dottor Ricci, ottimo conoscitore del calcio africano, mette in contatto l'ex azzurro con la Federazione ghanese. Siamo nel mese di luglio. C'è aggancio e, subito dopo, l'incontro decisivo. Il Ghana, per affidare i suoi giovani talenti (due titoli mondiali giovanili e tre secondi posti) a un allenatore europeo screma fra 21 concorrenti (portoghesi, austriaci, jugoslavi, roumeni, tedeschi, bulgari, belgi, italiani...). La lotta è terribile quando il ballottaggio vede di fronte Beppe e l'olandese Rijsbergen. «Mi presento a una commissione composta da dieci giudici, vogliono sapere che cosa so di loro, i miei programmi, i progetti e le ambizioni. Loro la chiamano intervista. E io rispondo a tutto. Ho studiato e seguito molto il loro football, non solo attraverso le suggestioni della Coppa d'Africa, ed è un universo straordinario. Il popolo è di una gentilezza sublime. I giovani sono tecnicamente perfetti, quasi quasi devi togliergli qualcosa. La Under 20 è tra le migliori cinque al mondo. I nigeriani e i camerunensi, tanto per fare un raffronto, sono più potenti e resistenti, ma hanno meno tecnica e voglia di imparare. L'esperienza in quel Paese mi stimola, il Ghana ha dalla sua enormi risorse e potenzialità». Beppe Dossena si illumina, parla come un adolescente che scopre l'amore grande, e infatti spiega che «allenare questi ragazzi mi apre il cuore, poiché hanno un'ammirevole e quasi commovente capacità di assimilare ogni concetto in tempi brevissimi. Stavolta giochiamo in amichevole con la Ternana (stasera ore 20,45, ndr) e per me sarà il debutto. A settembre cercheremo un avversario magari più forte, prima di affrontare una rappresentativa di alto rango come il Camerini». Beppe ha ottenuto quest'anno, e con esito brillante, il patentino di prima categoria a Coverciano. Ed è alla prima esperienza in panchina, una tessera che mancava al suo grande mosaico. Poiché è meglio ricordare che lui, il Beppe, è stato un ex Toro, Samp, Bologna, Udinese e Perugia, ma soprattutto voce granata che rifiutava al suo Torello l'etichetta di «squadra operaia». Impegnato successivamente in politica con il Psi, laureato in Scienze politiche con tesi sugli aspetti sociologici dello sport di gruppo, opinionista tv, pubblicista, team manager della Samp, è stato infine dirigente nel settore giovanile della Lazio e trait d'union nella Roma tra la società giallorossa e la Lega. Un fiume di esperienze, che sfociano in una professione a cui ha sempre aspirato. E allora una domanda nasce spontanea: perché non cominciare dall'Italia? ((Avrei dovuto debuttare in serie C o al massimo in B. Io amo i brividi e le scommesse. E poi perfezionerò la lingua inglese. Conoscere significa sapere, avrò modo di ampliare i miei orizzonti, che comunque non sono niente male. Poi tornerò in Italia, il mio Paese, e sarà un rimpatrio con un bagaglio più ricco, che mi consentirà di viaggiare spedito e su grandi convogli». Beppe ha stipulato con la Federazione ghanese un biennale (rinnovabile) per una cifra che si aggira sui 500 milioni annui. Gli sono state affidate la Nazionale maggiore e la rappresentativa olimpica. Ma se il mal d'Africa ha catturato Beppe, non altrettanto si può dire per il professor Scoglio, il quale alle lusinghe della Federazione tunisina ha opposto da tempo una richiesta di 26 milioni mensili. E i nordafricani ci stanno ancora pensando. Troppo, tanto da far pensare a un raffreddamento degli umori. Angelo Caroli
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