Finisce il millennio e il poeta va in trincea

Finisce il millennio e il poeta va in trincea Tra suggestioni arcaiche e critica dell'oggi un'antologia definisce i nuovi confini della scrittura in versi Finisce il millennio e il poeta va in trincea N questa orgia di Duemila, nel grande spreco della parola millennio, c'è ancora chi prova a resistere. E' la voce del poeta. Sottile, poco ascoltata, ma consapevole. E certa. La poesia si può misurare, non esaurire, con il tempo. Le scadenze del calendario, per sua natura, non la toc • cano. Altra è la tavola dei valori cui si riferisce. Un libro che dichiara nel sottotitolo Poesia di fine millennio può sembrare una provocazione. E proprio per questo ci interessa. Anche perché il titolo, Confini diversi - quali? e che territorio dovrebbero delimitare? -, sembra ulteriormente provocatorio. L'iniziativa è dell'editore Avagliano di Cava de' Tirreni, già be¬ nemerito per avere dissepolto dal buio II resto di niente, dimenticato romanzo di Enzo Striano, diventato il caso letterario dell'anno. Con il tema del Duemila questo editore è recidivo. Aveva cominciato con i racconti di fine millennio; ed era riuscito a mettere insieme 17 autori, da Doninelii a Mozzi, da Ottonieri a Enzo Fontana, che poi una giuria di studenti ha ritenuto il migliore. Per la narrativa è tutto più semplice. Il racconto vive nel tempo, se ne nutre, la data è quasi il suo luogo naturale. Ma per festeggiare l'uscita dei racconti, a cura di Luigi Giordano, abbinati a una rassegna che si è svolta a Salerno, l'editore ha voluto provarci anche con i poe¬ ti. E qui ha trovato più duro. I poeti hanno risposto: con gentilezza, come era doveroso; andando contro il tema, come era giusto. Nei loro testi - che qui in parte anticipiamo - risuonano suggestioni arcaiche e critica della società contemporanea, echi mitologici e motivi leopardiani. Non il confine; anche quando qualcuno lo cita, per rovesciarne il senso: come «il baratro di un confine assoluto» di Maurizio Cucchi, metafisico, extratemporale. E il millennio è un fantasma inesistente, come scopre Vivian Lamarque, nel suo dialogo con un Filo d'erba, che del Duemila non sapeva nulla. Il tema centrale, per il poeta, non è il passaggio di un displuvio cronologico, ma il rapporto, as¬ sai più decisivo, fra la vita e la morte, richiamato da Valerio Magrelli: «Fra la mia vita e la morte altrui», e «fra la mia morte e la vita altrui»; concreto, inciso nella carne, «per ritrovarmi a sperare che la vita venga / e mi porti in salvo dalla morte». Più drammatico, Vito Riviello, guardando in avanti, pensa ai «futuri campi di sterminio» che la nostra civiltà sta già predisponendo, evoca «naufragi esodali e scontri a fuoco nell'urbano / a quest'ora in altre ore di questo tempo». Il confine, se esiste, è qui, nell'uomo che ha smarrito il suo luogo, perché «abitiamo l'altrove, dove siamo noi stessi». Giorgio Calcagno TRE TRIPLI HAIKU (uso tango) 1 la nuda rete dei neri cyberplatani incrina il cielo: gravi grafemi, che io elaboro al computer dei miei postocchi: sono ai confini delle sierras di Cordoba: e invoco nuvole: fu breve il brindisi: la Colonia caroya chiese parole: ma io scrivo (dissi): non parlo, così, niente: (così, ho parlato): e ho rivelato, veramente, ridendo, come io mi vivo: 3 Al sesto piso, LIBERTAD 1020 ho detto addio: l'ho detto a te, e a me, qui alle frontiere del mondo vecchio con il mondo nuovo: dolce inferno è l'inverno, per queste antipodi: Edoardo Sanguinei! W8m SALUTO A PERSEFONE v/ Dicono che non torneranno più rondini \- che non matureranno più ciliegio e le primavere saranno di lacrime cimiteri di tombe grige. Niente più gridi sulle grondaie niente più rosso rubino negli orti e le primavere saranno di lacrime ■ annette regni il regno dei morti. Ma c'è qualcosa che non finisce sei tu Persefone-cbe-torni-amore la figlia barbara che custodisce gli alati in cielo, le fioriture. Hai conosciuto violenza e tenebre eppure esci e desideri ancora figlia di Demetra-teira-anima sog?io di un sogno, risveglio, aurora. Come dopo una guerra d'amore e un lungo sonno, [esci dalla tetra, Persefonc. Che le ombre ti avranno ancora, che raggiungerai ancora, [il mondo delle tenebre, gli alberi di cenere. Ora non pensiamolo: tanto dopo l'inverno il tuo ritorno è elenio come il viaggio di una costellazione e il fluire e il rifluire di una marca come la Luna che cresce e sparisce e sembra [una medusa che l'onda appena lambisce come tutto quello che danza e che si alza [nella ritmica barbarie dell'universo. Dove l'Etna è un miraggio tra i limoni e i lamenti dei ciclopi uccisi dove correvi con le amiche lassù in un prato di crochi anemoni e narcisi dove c'è almeno un cuore selvaggio che attende [ il fuoco-sangue di rose e di eroi ritorna, ritorna Persefone. Tu sci di nuovo tra noi. Giuseppe Conte .5 " : m MILLENNIO FINITO Meno tre due uno millennio finito millennio cominciato L'ho detto Ah. Filo d'erba sapiente Grande Saggio del Prato - Strano - non sapeva niente né si è meravigliato. Ha detto ah sì?fine millennio!' Grazie, lo dirò al mio prato. Vivian Lamarque :: ;";v::: ■:y-ii::^ i b SAv/ Dicono \- che ne le pNienien

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