Valerio dalle valli cuneesi alla Romagna. Separazione fai-da-te

Valerio dalle valli cuneesi alla Romagna. Separazione fai-da-te lettere AL GIORNALE Valerio dalle valli cuneesi alla Romagna. Separazione fai-da-te Quel grido risuona da almeno otto anni Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Ho letto nella prima pagina di ieri della Stampa l'articolo sul fantomatico Valerio. Poiché non mi sembra che la riviera romagnola necessiti di pubblicità, vorrei precisare che il grido «Valerioooi!» è già da circa 7-8 anni che echeggia nelle valli cuneesi durante le feste di maggio e di settembre a Bergolo. E' comunque incredibile che il fantasma notturno stia attraversando tutta l'Italia. Gianni Fiorone Casale Monferrato Dirsi addio senza avvocato Mia moglie ed io siamo riusciti a separarci senza l'assistenza di avvocati, basandoci solo sui consigli, gentilissimi e gratuiti, di un legale di un consultorio. E' stata dura, una corsa a ostacoli fra diversi uffici, con vari depistaggi (gli stampati con le istruzioni sbagliate, gli orari cambiati, lo smarrimento su certi banconi pieni di carte e vuoti di persone, eccetera), ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Un paio di mesi dopo l'udienza, e dopo il pagamento (molto complesso anche quello, su un percorso ufficio-modulo-banca-ufficio) di una tassa di 257.000 lire credo di registro o qualcosa del genere, sono andato, sempre seguendo le istruzioni di mio stampato, in un altro ufficio ancora, in via delle Orfane (la via devono averla scelta apposta per far sentire in colpa i coniugi che si separano con figli) per ritirare la copia dell'atto, o della sentenza, o dell'omologazione, o quel che diavolo è: insomma qualche scartoffia su cui ci fosse scritta la separazione. Entro in un ufficio con un bancone e tanti scaffali, popolato appa-: rentemente solo di segretarie di avvocati. Attendo per un poco, e non accade assolutamente nulla. Poi una delle gentili signorine, vedendomi così perso, si impietosisce e mi spiega che devo andare di là dal bancone e cercare io stesso il mio fascicolo, prenderlo, andare da un'altra parte a fotocopiarlo, comprare tutta una serie di marche da bollo (quali esattamente me lo dirà il tabaccaio: mi spiegano che lo sa solo lui!), tornare e farmi autenticare le fotocopie. Entro fra gli scaffali, con la mia borsa, del tutto inosservato, frugo e cerco, prendo il mio fascicolo, vado a fotocopiarlo in un'altra stanza, e il gentile signore che mi fa le fotocopie mi chiede a che cosa mi serve la copia. Domanda folgorante: in realtà, non mi serve assolutamente a nulla, che io sappia. Sono venuto a farla seguendo le istruzioni, e perché pensavo che era normale avercela in casa, così, per memoria. Allora mi basta una copia semplice, mi spiega, e mi dice che comunque anche su quella semplice ci vuole una marca, sia pure di importo minore. Quanto, lo sa il tabaccaio. Che però purtroppo è in ferie. A quel punto, decido di tenermi la fotocopia «nuda», visto che appunto non mi serve a niente, e me ne vado così. Prima di andarmene, ovviamente, torno a riporre il fascicolo nel falcione e il faldone nell'armadio, senza che nessuno badi minimamente a quello che faccio, ed esco A parte tutto il tormentone burocratico, che serve probabilmente a punire coloro che non vogliono versale milioni ad avvocati per una pratica che il cittadino ha il diritto di svolgere da sé, la cosa che mi turba è che in quell'ufficio chiunque potrebbe entrare e scartabellare (nessuno mi ha identificato) e portarsi via fascicoli, sentenze e carte varie, con immaginabili nefaste conseguenze per gli interessati. E' normale così? Carlo Molinaro, Torino Ma nessuno possiede nessuno Possedere, possedere, possedere... la civiltà del possedere è già un assurdo come è un assurdo che il valore di un individuo sia fatto dipendere da ciò che di materiale egli possiede. Ma c'è qualcosa che mi indigna ancor di più ed è il concetto di «possedere una donna» e per dir la verità mi meraviglia moltissimo che anche femministe eccellenti usino ancora tale espressione e non l'abbiano ancora rifiutata dal profondo dell'anima. Anche accettando il termine «possedere», la realtà sarebbe che i due partner del rapporto sessuale si «possiedono» reciprocamente. La cupidigia di avere un dominio sul corpo della donna ha fatto coniare agli uomini un'espressione che, secondo me, alle donne - a quelle consapevoli almeno - dovrebbe riuscire rivoltante. Il verbo latino «coire», da cui deriva «coito», e che significa «andare insieme» - naturalmente si tratta di un «andare insieme» molto particolare - è un termine realistico, veridico, tenero, innocente, direi, che non ha in sé niente di brutale e, soprattutto, non esprime nessuna idea malata di possesso. Il modo di esprimersi di una donna, e soprattutto di una femminista - ne sono profondamente convinta - dovrebbe contribuire a far deperire, cadere in disuso, morire l'osceno linguistico rappresentato dal concetto di «possedere una donna». Lina Noto, Palermo Obiezione di coscienza le nuove norme Sulla Gazzetta Ufficiale n. 163 del 15 luglio 1998 è stat pubblicata la legge 8 luglio '98, n. 230, che reca nuove norme in materia di obiezione di coscienza. La pubblicazione della legge cambia da subito alcune regole e norme che tutti gli obiettori devono avere ben presenti. In particolare: a) per chi deve presentare la domanda di obiezione in questi giorni: è ovviamente cambiato il modulo di domanda. Il nuovo testo è disponibile presso la sede della Associazione Obiettori Nonviolenti di Bergamo; b) per chi sta attendendo la risposta alla domanda di obiezione: si applica il dispositivo della nuova legge che prevede il meccanismo dell'«assenso automatico» se non si è ricevuta risposta da oltre sei mesi alla suddetta domanda. E' opportuno inviare un'apposita dichiarazione in tal senso al Distretto militare: anche in questo caso il modulo si può ottenere presso la sede dell'Associazione obiettori; c) per chi è in servizio civile: da subito l'assistenza sanitaria è fornita dal Servizio Sanitario Nazionale e non più dalla Sanità militare. Nei prossimi giorni l'Associazione Obiettori Nonviolenti avrà disponibile la guida al servizio civile «Piccoli obiettori crescono» (edizioni Icone). Sempre l'Associazione Obiettori Nonviolenti ha inviato il testo della nuova domanda di obiezione di coscienza a tutti i sindaci della provincia di Bergamo, perchè la trasmettano agli uffici leva comunali. Alessandro Pedono», Bergamo Ufficio Stampa AON Tariffe mondiali stipendi italiani Quando leggo su La Stampa che le nostre tariffe sono alla pari di quelle tedesche o americane, mi viene da fare una riflessione: ma quanto guadagna un tedesco? E quanto un americano? Solo così si possono fare confronti. Beatrice Merlo, Torino Italiani, civismo e educazione cattolica Che gli italiani non siano, salvo eccezioni, campioni di civismo lo ammetto volentieri ma non riesco proprio a vederci, come ha scritto una lettrice, una colpa diretta della Chiesa. Perché non accusare la scuola o la classe politica, piuttosto? La Cluesa cattolica ha pubblicato di recente un Catechismo ag-giornato nel quale si è data particolare enfasi ai nuovi peccati - che poi nuovi non sono - quali: frodare il fisco (che, del resto, è lo sport nazionale negli Usa, con l'aiuto di abilissimi fiscalisti), guida spericolata, spergiuro nei tribunali, ecc. A questo Catechismo è stata data tutta la pubblicità possibile (Radio Maria, per esempio, lo sta illustrando da mesi). Forse la lettrice non si rende conto che gli italiani, tendenzialmente «menefreghisti», sono in gran parte indifferenti in materia religiosa. Sono del parere che, in materia di etica, si dovrebbe cominciare dal rispetto per la vita umana e, su questo punto, non mi sembra che alla Chiesa cattolica si possa imputare un'indifferenza colpevole. Gino Cosci Nebbiuno (No) LA STAMPA | fYia Morenco 32,10126 TORINO^ fax 011 - 6568924 e-mail lettere@lastampa.it

Persone citate: Alessandro Pedono, Beatrice Merlo, Carlo Molinaro, Gino Cosci Nebbiuno, Lina Noto