Sfida in diretta al «K2»

Sfida in diretta al «K2» Con computer e macchina fotografica digitale, una spedizione italiana ha documentato due mesi di avventura Sfida in diretta al «K2» Internet racconta scalate e sensazioni AOSTA. A 8050 metri, la bufera di neve che annuncia la stagione dei monsoni si abbatte su due piccole tende. Caccia l'uomo come l'anno scorso dal K2, seconda montagna della Terra, con una massa 41 volte più grande del Cervino, «sparata» in cielo dalla valle colma di ghiaccio del Baltoro, catena del Karakorum, Pakistan. Nessuna bandiera viene piantata agli 8616 della vetta. Oltre tremila metri più in basso c'è il campo base: i primi ad arrivare e gli ultimi a levar le tende sono stati quest'anno gli italiani. Due mesi di campo, collegati col mondo da Internet: una macchina fotografica digitale, un computer, un telefono satellitare. Quasi ogni giorno tramite il loro sito hanno spedito e ricevuto messaggi e fotografie. Scalata in diretta. Righe che hanno trasferito dati tecnici, ma anche sentimenti, paure. Le valanghe, la scomparsa di Eric Escoffier, il grande alpinista francese, il lavoro duro nei campi. Fra le ultime righe, la rinuncia, datata 17 agosto: «Alle 22 del 15 agosto iniziano i preparativi per l'attacco. Alle 23 il cielo è velato. Alle 24 inizia a nevicare e un forte vento da Ovest ci investe e ci ricaccia nelle tende. Il mattino dopo, alle 7, una piccola valanga investe e seppellisce la tenda. In fretta e furia, in piena tempesta lasciamo quota 8050 e con una discesa estremamente pericolosa raggiungiamo il campo base». Erano in quattro lassù, le guide valdostane Edmond Joyeusaz, capo spedizione, di Courmayeur, Abele Blanc, uno dei più grandi himalaysti italiani, Arnaud Clavel, anch'egli di Courmayeur, e il brasiliano Waldemar Niclevicz. Gli altri alpinisti erano Marco Bannasse, di Cervinia, Adriano Favre, di Champoluc, Alessandro Ollier, di Courmayeur. Le guide ad arrampicare, a tirar le corde fisse per attrezzare la discesa, e Michele Di Giorgio, responsabile del campo base, a scrivere. La tenda del soccorso era di Chiara Dezza, medico, che ha dovuto aiutare suoi colleghi del campo base del Broad Peak, altro 8000 del Karakorum, dove una bufera ha inghiottito Escoffier e uno dei suoi due compagni di scalata. Internet trasferisce dal piede del «gigante» silenziosi «urli di ghiaccio»: cronaca di un maltempo che è il segno della rinuncia. Otto giorni di cielo sereno in due mesi. Dall'Italia Agostino Da Polenza, che è salito lassù nel 1983 e ha poi guidato altre fortunate spedizioni, segue «gli amici valdostani», ma quando finisce luglio annuncia: «E' sempre più difficile. Agosto è un mese tremendo per il K2, arriva il vento, bufere... un inferno». La tastiera di «K2 Challenge» rimane in silenzio per 6 giorni, dal 9 al 15 agosto. Per i «fedelissùni» del sito è un buon segno: le guide arrampicano, non c'è tempo per scrivere, neppure al campo base. Si avanza. A Ferragosto cliccando su «live», cioè sul «diario di bordc», si legge: «Solo un breve comunicato per informarvi che Edmond Joyeusaz, Arnaud Clavel, Abele Blanc e Waldemar Niclevicz hanno oggi raggiunto il campo 4 a 8050 metri di altitudine. Nessuno ha ancora utilizzato le bombole di ossigeno, e il dolore alla testa comincia ad essere forte. Il tempo è buono anche se il vento soffia sempre molto forte. Alle 22 di stanotte i quattro alpinisti partiranno per l'attacco finale alla vetta del K2». Poi un lungo capoverso bianco, una pausa. E infine: «Non importa quale sia la vostra fede... dite una preghiera per noi». E invece quel vento s'è tirato dietro una delle grandi bufere del «gigante». Spedizione finita. Con un successo: Marco Barmasse, 49 anni, guida del Cervino, è sceso dallo «Sperone degli Abruzzi», la «via» che segnò la prima salita assoluta, quella della spedizione Desio nel 1954, con gli sci. Il solito diario Internet il 9 agosto informa: «Partendo dal campo 2 a 6700 metri di altitudine, Marco è il primo uomo che discende lo Sperone con gli sci». Tutto da solo, in salita, fino a 6700 metri, e in discesa, fino al campo base. Fa l'impresa poi torna in Italia, con Adriano Favre, Alessandro Ollier e Chiara Dezza «per impegni di lavoro». E la posta informatica invia: «Oggi 9 agosto, ore 13,30, il campo è insolitamente silenzioso. Il non avere più a fianco metà del team ci avvolge di un tono di tristezza e nostalgia innegabili. Solo 5 di noi si sono fermati, irriducibili, per tentare di sconfiggere le condizioni avverse». La neve era importante in questa spedizione, doveva «portare» gli sci di Barmasse e Joyeusaz dalla vetta del K2 alla base lungo la «via» accanto allo Sperone degli Abruzzi. E invece ha segnato la rinuncia della parete di salita (doveva essere la «Magic line», vinta soltanto mia volta dal '54 ad oggi), poi ha negato la vetta. La «bestia», come Di Giorgio ha battezzato il K2 nella «posta» del 24 giugno, ha respinto, con i valdostani, le spedizioni spagnole, turche, americane, canadesi e irlandesi. Enrico Martinet tta al «K2» calate e sensazioni 24 GIUGNO Arrivo al campo base. «Ci siamo incamminati verso il campo base alle 5 e dopo 20 km circa di cammino sul ghiacciaio lo abbiamo finalmente raggiunto a 5100 metri di altitudine». 29 GIUGNO «Siamo stati sul ghiacciaio De Filippi. Purtroppo le condizioni sono estremamente pericolose. Il team ha deciso di rinunciare». 2 AGOSTO Alessandro «Ollier a 7200 metri. «Un'azione determinata di tutta la squadra ha permesso di raggiungere campo 3, a 7400 mt». 3 AGOSTO Dopo un rientro forzato al campo base Abele Blanc sale verso il campo 2. «Ci prepariamo per l'attacco finale...». \ iffp 8 LUGLIO Abele Blanc e Marco Barmasse al campo 1. «Ieri Michele Di Giorgio ha perso le tracce per il maltempo ed è tornato dopo 10 ore di odissea nel ghiacciaio». 9 AGOSTO Marco Barmasse dopo la discesa con gli sci sullo Sperone. «Al campo base tutti i binocol sono puntati in quota, e Marco non è che un puntino 2 rosso». e

Luoghi citati: Aosta, Courmayeur, Italia, Pakistan