Un mare di voci sulle tracce di Valerio

Un mare di voci sulle tracce di Valerio Tra Rimini e Riccione proliferano i presunti padri della moda di urlare il nome a squarciagola Un mare di voci sulle tracce di Valerio E il grido dell'estate ora diventa un disco TLA LEGGENDA DELLA RIVIERA ROMAGNOLA RIMINI DAL NOSTRO INVIATO «Valeriooo», urlano mentre sgommano sullo scooter smarmittato. «Valeriooo», ripetono davanti all'Ombelico del mondo, baretto arancione con la Elena in capotta che va di shakerato. «Ma chi c... è, 'sto Valerio», hanno scritto sulle magliette nere, ultima moda dell'ultima moda nata qui, su questi dieci chilometri di spiaggia bollente, pettinati ieri da un nubifragio. Già, chi sarà mai questo «Valeriooo» urlato nelle notti riminesi, dal Grand Hotel ai bagni Peonia, dal lungomare giù giù fino al viale Ceccarini che da sempre accarezza Riccione. «Valerio è qui», hanno scritto su uno striscione quelli dell'hotel New Delhi, via Siracusa, a un passo dall'esercito di ombrelloni. Non è vero, che sia lì. E' ovunque, «Valeriooo». E quel grido nato per moda, si è già trasformato. Fino a diventare un'esca per sociologi. Come Paolo Fabbri, che spiega serio: «E' un segno di riconoscimento, è il virus che trasmette informazioni in diretta». Fino ad assumere i contorni del business, per Alex Natale e Davide Niccolò che quel nome lo hanno registrato come marchio e adesso si apprestano a lanciare il disco, per inondare di decibel le discoteche della costa. VAIERIAAA. «Il fatto è che mia moglie si chiama Valeria e l'altro giorno ho urlato il suo nome in spiaggia. C'erano dei ragazzi, hanno urlato anche loro, è nata così», assicura Federico, ombrellone di stagione a Miramare. Uno dei tanti padri di questo tormentone estivo, martellante come il «Patroclooo» nato dalla coppia Arbore Boncompagni ai tempi di Alto gradimento. LIVORNO. «Ma no, Valeriooo lo diceva un cane pechinese parlante che abbiamo intervistato qualche mese fa. Ne ha fatto un servizio anche una tv tedesca legata a Stern», ribattono da Telegranducato, Livorno. Mentre spiegano che, come tutte le leggende metropolitane che si rispettino, quel nome rimbalzato in Germania è approdato in Romagna grazie ai diecimila venuti giù dal Brennero, che alla pizza fanno seguire il cappuccino. E quel grido liberatorio. FEDERICO. «Una storia così sarebbe piaciuta a Fellini», giura Silvano, mosconista dei Bagni 32, occhi verdi e catena d'oro. «E' la trasgressione, è la voglia di stare insieme dei vitelloni di oggi, un grido di guerra che accomuna», spiega mentre guarda il mare oggi grigio e piatto, certo la cosa non più importante per quei 4 milioni di vacanzieri che ogni giorno prendono d'assalto i 130 chilometri di costa con Rimini per capitale. «A Fellini però pia ceva anche il mare, ed è al mare che Rimini deve ritornare», guarda alle radici Silvano. FUMO. «Veramente Valerio era uno di Milano che conosceva un mio amico. Quando Valerio morto di overdose abbiamo tutti iniziato a ricordarlo gridando il suo nome», giura uno al telefono di Rtl 102.5. «No, Valerio era uno spacciatore di Firenze. Quando lo hanno preso, i suoi clienti in astinenza hanno iniziato a chiamarlo a gran voce», specifica un altro, che si è preso la briga di mandare un fax alla redazione del Carlino. «Valeriooo è il joint la canna, il fumo, ma come lo chiamate voi?», scrive un altro, uno dei tanti che han dovuto pure staccare il fax. LUNA. «Questa cosa di Valeriooo c'è almeno da due anni», la sa lunga Imi, costume nero, tatuaggio sulla spalla, operaio in una fabbrichetta di Treviso. «C'erano un po' di ragazzi alla festa della Luna, quella che si fa a Colere dalle parti di Bergamo. Si son messi a urlare Valeriooo, è diventato il grido di chi fuma», assicura mentre sullo sgabello dell'Ombelico si fa lo sprizzo, campali e vino bianco. «Però due anni fa chiamavano un altro nome, adesso che ci penso», insinua il dubbio. ZOMAS. Che poi sarebbe quel fantomatico miscuglio tra Zorro e Fantomas, che armato di pennarello ha riempito tutti i muri di Bologna con la sua firma, terrore dei netturbini più che del sergente Garcia o dei custodi del Louvre. «A uno così, Valerio gli fa un baffo», ricordano ai bagni Peonia, mentre chiudono gli ombrelloni che vien giù il diluvio. CALIFORNIA. «La moda di Valeriooo nasce qui, perché è qui che si fa tendenza, si fa trend», assi- E cura Fabio Grassi della azienda turistica. «Quando da Santa Barbara e Santa Monica le mode arrivano in Italia, mica vanno a Fregene, vengono qui», rivendica con orgoglio. Per nulla preoccupato dell'altra metà dei vacanzieri riminesi, quelli che non dormono la notte svegliati da quel nome urlato a piena gola. «E sono già tanti, quelli che si lamentano per questo gioco nato sicuramente per noia», fa i conti Pierre Orsoni di Telefono blu. RAGAZZINI. «Anch'io questo Valerio non lo sopporto più», taglia corto Franz, approdato dal Triveneto ai bagni davanti al Cuba libre, il baracchino più alla moda con i bomboloni caldi, le piade fumanti e i bibitoni colorati. «Non lo sopporto perché è una mania da ragazzini, che si impasticcano in discoteca e poi fan su e giù per i viali urlando il nome di questo Valerio che nemmeno esiste», scuote la testa. LULIP. «Per esistere esiste, è uno di qui, uno che voleva fare il cantante», assicura Andrea Ferrari al ricevimento dell'hotel Ambasciatori. «Aveva anche scritto una canzone che adesso magari diventerà pure famosa. Si chiama Ciao, ciao, Lulù, spiega professionale, mentre smista i vacanzieri su per le camere, qualcuno ignaro della musica notturna, una sola strofa, nemmeno un ritornello. VERVE. «Ma se lo gridavano a Imola, al concerto dei Verve. Sarà stato uno che si è perso e poi si son messi a chiamarlo tutti», fa Simona, bionda e cechi color del mare, costume nero e Marlboro tra le dita, sdraiata sul lettino dei Bagni 37. Ma c'è chi giura che il concerto era quello dei 100 mila di Vasco Rossi. Anzi no, perché in questa storia senza capo né coda c'è la stessa certezza dell'esistenza degli alligatori albini di New York, che vivono nelle fogne e sono pronti a mordere le chiappe di quelli che siedono sulle tazze a Time Square. «DI' CHE VI MANDO 10». Che poi sarebbe l'ultima versione, quella del dj di Bolzano sulla riviera a far la stagione. Uno giusto, con l'orecchino, la bandana e venti amici che vengono da Roma, pronti a imbucarsi nella discote - Un'immagine di Rimini. A fianco Arbore e Boncompagni, inventori di «Patroclooo», uno dei tormentoni di Alto Gradimento ca all'ultima moda, che sia il Prince o l'Embassy, il Bybios o il Blow up. Almeno venti carte l'ingresso, o una parola sola che vale come l'Apriti, Sesamo di Ali Babà: «Sono amico del dj, sono amico di Valerio». E DI GIUSEPPE. E allora Valeriooo, sulle magliette e nei ed, in discoteca come in piazza Fellini, davanti a quell'hotel che è più di un monumento per questa città, 120 mila abitanti di inverno, cinque volte di più durante la stagione. E fa niente se ci sono le alghe, se gli ombrelloni sono disposti con la stessa densità della metropolitana di Tokyo, se le piadine sono di gomma, se Valerio si chiama anche il pitone esibito in un bar di Misano, come l'ha soprannominato Renée in vacanza da Vittorio Veneto. Fa niente se uno come lo Zanza si è messo in pensione e adesso i bagnini pensano ai kinderheim tra la spiaggia e la strada., se i negozi sono cari come a Milano, se «l'anno scorso qui era meglio, perché avevo la donna», come spiega Franz, con l'orecchino d'oro e il bicchiere mezzo vuoto. E fa niente, se quel Valeriooo urlato per strada senza un perché dà sui nervi a qualcuno. Ci si può sempre sfogare come quel turista napoletano, che la scorsa notte si è messo alla finestra del suo hotel e ha urlato, come se fosse un pernacchio: «Peppinooo». Fabio Potetti Non mancano quelli che si lamentano «E' soltanto un gioco inventato per noia ma le urla dei giovani di notte ci svegliano» Spopolano le magliette con la scritta «Ma chi è Valerio?» e compaionostriscioni sugli hotel «Si nasconde qui» come parola d'ordine per entrare gratis nei locali alla moda Da chi giura sia il nome di un cane a chi lo usa