Suicida l'uomo che offrì un rene per un impiego

Suicida l'uomo che offrì un rene per un impiego Sardegna: si è tolto la vita a 33 anni Suicida l'uomo che offrì un rene per un impiego Non ha retto all'ultimo dramma: la nascita di una figlia prematura bisognosa di cure OLBIA. Un rene per un lavoro che non c'è. Un rene, «Dio mi perdoni», per offrire un futuro per il figlio in arrivo. E' la storia di Domenico Pinna, 33 anni consumati all'insegna della precarietà, una vita controversa alle spalle. Sei mesi fa aveva lanciato il suo appello dalle colonne dei giornali. Appello inutile, nessuno s'è fatto avanti: né per il rene, e neppure per il lavoro. Così l'altra sera, mentre la sua compagna s'è assentata qualche minuto, si è stretto un laccio attorno al collo e l'ha fatta finita con rabbia. L'hanno ritrovato penzoloni, un corpo senza vita che oscillava lentamente, chiuso in tma stanza infuocata dal caldo d'un modestissimo appartamento alla periferia di Olbia. Suicidio di mezz'agosto, dunque. Dramma della solitudine, della disoccupazione, proprio lì, a pochi chilometri da yacht e ville faraoniche; proprio lì, sulla strada che sbuca dritta nella Costa Smeralda, in questi giorni un catino colmo di vip. Domenico Pinna era arrivato da Macomer, dalla Sardegna centrale, quella più povera, tradita dalla petrolchimica e dal sogno di una zona industriale sgretolato dalla crisi sotto una montagna di licenziamenti. A Olbia aveva conosciuto una donna, s'era innamorato e s'era messo subito a cercare un lavoro. «Vorrei farla finita con questa vita segnata dalla provvisorietà, vorrei avere certezze», s'era confidato. Primo impiego beccato da un annuncio su un settimanale: autista di un furgoncino, sveglia all'alba e poi via a consegnare latticini. Era durato poco, però. Un mese dopo s'era ritrovato in campagna, in mezzo a un ovile a fare il servo pastore. Busta paga leggerissima: 700 mila lire al mese. Tutto finito quando era andato dal proprietario del bestiame a chiedere un piccolo anticipo. Poi, il buio. E giorni uguali, levati via alla disperazione e all'anonimato. Domenico Pinna era stato risucchiato dalla statistica che parla di 135 mila disoccupati in Sardegna, poco più A marzrivolto a u«Sono da cedere upur di a casa un o si era n giornale isposto n organo portare salario» del 21 per cento. Non era riuscito a infilarsi neppure nel piccolo esercito dei 50 mila (fonte: Università di Cagliari, facoltà di Scienze politiche) che restano a galla col lavoro nero. E nelle notti insonni s'era inventato la storia del rene. S'era presentato nella redazione del quotidiano locale e aveva premesso, con un linguaggio dal quale affiorava una lucida disperazione: «Sono uno dei tanti che vivono, come dite voi, al di sotto della soglia della povertà». E aveva aggiunto: «Visto che in giro c'è solo disperazione, visto che tutti licenziano invece di assumere, a me è venuta un'idea. E allora: quanto vale un posto? Io sono pronto al baratto, offro una parte di me, un rene magari, per portare a casa uno stipendio. Mi auguro soltanto di non commettere alcun peccato con queste mie parole». Una provocazione con richiamo in prima pagina, naturalmente. Nulla di più. Sapeva bene, Domenico Pinna, che per legge è impossibile, anzi è espressamente vietato, vendere un organo. Ma aveva tentato lo stesso. Aveva sperato che quell'appello gli portasse prima o poi una busta paga, magari stagionale, comunque entro l'estate, quando sarebbe nato suo figlio. Che in effetti è nato, con qualche settimana di anticipo e bisognoso di cure. L'aveva visto dopo il parto: un corpicino minuscolo affondato sotto la cupola trasparente dell'incubatrice, l'aveva appena sfiorato, una carezza lieve rubata attraverso l'oblò. Il bimbo era rimasto lì, all'ospedale di Sassari, in attesa del via libera dei medici. E lui era tornato a Olbia, col chiodo fisso del lavoro, con la rabbia che gli si contorceva dentro per un'occupazione che non era mai giunta. Non l'avevano voluto neppure come cameriere, non aveva esperienza, gli avevano detto. E così a Ferragosto, non lontano dai riflettori dell'industria delle vacanze, ha deciso che era finita. Non ha lasciato neppure un biglietto. Mauro Spignesi A marzo si era rivolto a un giornale «Sono disposto a cedere un organo pur di portare a casa un salario» La polizia, davanti alla casa del disoccupato suicidatosi a Olbia

Persone citate: Domenico Pinna, Mauro Spignesi

Luoghi citati: Cagliari, Macomer, Olbia, Sardegna