«La pace li sconfiggerà»

«La pace li sconfiggerà» IL PREMIER «La pace li sconfiggerà» Blair: non potrò mai dimenticare CIO' che ho visto domenica notte al Royal Hospital di Belfast mi accompagnerà per tutta la vita. Eravamo seduti assieme in una stanza, io, il personale dell'ospedale e le famiglie delle vittime, a parlare tra le lacrime. C'era la coppia la cui figlia era solo un ammasso di bende, farmaci e cavi, e la sola bocca visibile. Il suo fidanzato, che avrebbe dovuto sposare tra poco, lottava nell'unità grandi ustionati per salvarle la vita. C'era il giovane silenzioso, lo sguardo fisso nel vuoto davanti a sé, la cui figlia di tre anni era morta. C'era la coppia spagnola, persone vivaci, per bene, la cui figlia di dieci anni giaceva incosciente a pochi passi da dove eravamo seduti, la faccia tagliata, le braccia e le gambe segnate dall'orrenda testimonianza delle sue ferite. Tra le altre vittime, che lentamente uscivano dalla lista più critica, c'era una ragazza quattordicenne, accecata per sempre. Penso ai miei figli, o a mia figlia, come farebbe ogni genitore. So che impazzirei dal dolore se accadesse a loro. In politica, come in ogni difficile cammino della vita, ci sono momenti buoni e cattivi. Ma questo è diverso. Per i nostri figli sentiamo un appello a proteggere che è più forte di qualsiasi altra cosa in natura. E quando il pericolo o la ferita non dipende da un incidente, per quanto possa essere terribile, ma da una deliberata azione umana, le emozioni sono ancora più profonde. C'è un senso non solo di angoscia, ma di incomprensione. Come è possibile che qualcu¬ no faccia questo deliberatamente? Come? Ma non hanno sentimento? Ora stanno lì, in un posto o l'altro, con un qualche briciolo di rimorso, o di pietà? Quel che si prova è un sentimento di cui la rabbia è parte, ma c'è di più. E' una disperazione più profonda di qualsiasi normale dolore umano. Lo so, e lo capisco, e lo provo anch'io. Così stavo seduto con loro, oscillando tra un senso d'impotenza ed il mio io più profondo che mi ripeteva quel che so essere vero: e cioè che anche adesso, soprattutto adesso, non possiamo arrenderci. E davvero, ognuno dei parenti delle vittime mi ha detto la stessa cosa: non si arrenda. Ci sarà rabbia nei confronti dei politici. Come è possibile che abbiate lasciato accadere una cosa del genere? E' comprensibile. Dobbiamo subire le critiche ed ascoltarle, ma non dobbiamo farci saltare i nervi. Questo è stato un attacco contro tutta la comunità: nazionalisti, unionisti o neutrali. E' stato perpetrato da un piccolo gruppo di dissidenti che non rappresentano nessuno da nessuna parte. La loro stessa barbarie è un riflesso del loro totale isolamento da qualsiasi sponda delle opinioni riconoscibili nella politica irlandese. Qualcuno ha voglia di dire che si tratta in realtà del lavoro del Sinn Féin e dell'Ira. Ma è stato il capo della polizia dell'Ulster, un uomo di assoluta integrità, a dirmi ieri senza mezzi termini che l'Ira non c'entra, né direttamente né in¬ direttamente, e che non c'è alcun indizio che il materiale usato per la bomba fosse loro. Ed infatti lo scopo dei rinnegati è chiaro: spezzare il processo che abbiamo iniziato, fermare l'accordo del Venerdì Santo, dipingere il Sinn Féin come traditori della causa e provocare una reazione di tale disperazione da obbligarci ad arrenderci. In modo che noi tutti si ritorni a quei giorni in cui moltissimi terroristi, da entrambe le parti, operando con un appoggio politico, anche se minoritario, perpetravano atrocità ogni giorno, invece di risolvere le differenze democraticamente. Ciò che è accaduto domenica è il passato. Se ci arrenderemo e torneremo a quel passato, allora loro avranno vinto. Il male avrà raggiunto il proprio obiettivo. Noi possiamo sconfiggerlo se rifiuteremo di piegarci. Noi dobbiamo prendere ogni possibile misura di sicurezza per schiacciare i dissidenti rimasti, e lo faremo. E lo farermo lavorando assieme, britannici ed irlandesi: un'altra differenza rispetto al passato. Ma noi dobbiamo anche portare avanti il processo di stabilizzazione della vera democrazia e del dialogo, in cui tutte le opinioni politiche possano esprimersi pacificamente. Questa è l'unica alternativa alla violenza. Non ce n'è altra. Ed io so che il mio dovere, anche adesso, dopo la carneficina e la tragedia, è di andare avanti. Tony Blair Si pensa di introdurre la norma che consente di imprigionare i sospettati semplicemente sulla parola di un poliziotto Gli irriducibili «Avevamo dato un preavviso di quaranta minuti» il Le bare di due delle vittime dell'attentato, Avril Monaghan e sua figlia Moira (18 mesi), vengono portate in chiesa per il funerale svoltosi ieri ad Augher. A destra, un agente della polizia dell'Ulster posa un mazzo di fiori sul luogo dell'esplosione, ad Omagh

Persone citate: Avril Monaghan, Tony Blair

Luoghi citati: Augher, Belfast, Omagh, Ulster