Il silenzio del Cavaliere
Il silenzio del Cavaliere Il silenzio del Cavaliere Giustizia, i Verdi rilanciano il dialogo con Berlusconi Berlusconi ROMA. Silvio Berlusconi, in vacanza nelle isole Bermude, tace. Non è intervenuto sul caso Lombardini, ha evitato di unirsi agli attacchi dei suoi pasdaràn contro Caselli e la procura di Palermo. Probabile che il Cavaliere voglia semplicemente ricaricare le pile, come del resto stanno facendo quasi tutti gli altri leader politici. Eppure, il suo silenzio viene interpretato politicamente da qualcuno come la premessa per un cambio di strategia dell'opposizione in materia di giustizia: non più scontro frontale con la maggioranza e con la magistratura, ma ricerca di rapporti più distesi con entrambe. Già tornano a fiorire ipotesi di dialogo tra i Poh e, udite udite, addirittura di possibile ripresa della Bicamerale, naufragata due mesi fa proprio sulla questione giudiziaria. Ci spera il verde Marco Boato, già relatore alla Commissione per le riforme, che in un'intervista al Foglio lancia una proposta concreta: Prodi e Flick si facciano promotori di un'apposita sessione parlamentare sulla giustizia, e lì si riprenda il confronto interrotto col Polo. E qui gli corre in soccorso il portavoce dei Verdi, Luigi Manconi, che in un'altra intervista (questa volta al Messaggero) prova a smontare la teoria delia sinistra giustizialista, secondo la quale «con Berlusconi non si tratta». «Una scemenza», la definisce secco Manconi, augurandosi che il silenzio di Berlusconi sulla vicenda Lombardini preluda - appunto - all'elaborazione di una nuova linea dialogante sulla giustizia. Anche il diessino Antonio Soda, uno degli «ingegneri» dalemiani in tema di riforme, ha notato che Berlusconi ultimamente è stato zitto. «Il silenzio va bene», commenta Soda, «può anche essere interpretato come un segno di disgelo. Ma ora - aggiunge - serve la parola, servono le scelte». Quali? «Berlusconi deve dire chiaramente - avverte l'esponente diessino - che siamo in uno Stato di diritto e che la separazione dei poteri e il valore dell'indipendenza della magistratura non possono essere rimessi in discussione». Su queste basi, «il dialogo può benissimo ripartire, anche se ci rendiamo conto che rimettere in moto il percorso della Bicamerale non è semplicissimo». Dall'altra parte della barricata, manifesta scetticismo il presidente dei senatori di An, Giulio Maceratini. «Credo poco - dice - alla possibilità di arrivare a qualcosa di concreto in questa legislatura. In realtà - spiega - i ds sono sotto schiaffo rispetto alla magistratura e oltre un certo limite non possono spingersi». Il limite al quale pensa Maceratini è la famosa commissione parlamentare d'inchiesta su Tangentopoli, alla quale l'Ulivo è contrario. «Quello sarà il banco di prova» conferma il suo collega di partito Alfredo Mantovano. Ma dentro Forza Italia c'è chi lancia segnali di tregua. Alfredo Biondi, già ministro Guardasigilli nel governo Berlusconi, ammette che «ritrovare il corretto tono» sulla giustizia è il primo passo da fare: «Maggioranza e opposizione - è il suo appello scendano dai carri di guerra». [r. r.] Berlusconi
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