Immigrati, dialogo Napolitano-An

Immigrati, dialogo Napolitano-An Gli «ambasciatori» di Fini sottopongono al ministro quattro proposte di modifica della legge Immigrati, dialogo Napolitano-An Prc replica: se cede, non c'è più maggioranza ROMA. Giorgio Napolitano tenta di smorzare i contrasti con gli avversari della nuova legge sull'immigrazione, ma si attira le critiche di Rifondazione, che teme possibili «modifiche pericolose» ed avverte: «Se il ministro dell'Interno cede, in Parlamento si dovrà cercare un'altra maggioranza». 11 capo del Viminale ha ricevuto ieri nel suo ufficio la delegazione di An guidata da Giampaolo Landi per il previsto «confronto suU'immigrazione». Il colloquio, durato circa un'ora, è stato giudicato «costruttivo ed utile» da Napolitano. Giudizio condiviso da Alfredo Mantovano (An), secondo cui il ministro «ha mostrato rispetto per le nostre posizioni, riservandosi di valutare le proposte fatte ed eventualmente di approfondirle». Nel concreto, gli inviati di Gianfranco Fini hanno presentato quattro richieste: prolugare per decreto da 30 a 90 giorni il periodo di permanenza degli immigrati clandestini nei centri di accoglienza; introdurre il reato di «comunicazioni di false generalità» da parte degli immigrati; pressioni politiche nei confronti dei Paesi di provenianza che non dovessero collaborare; coordinamento operativo con i Paesi europei dell'area Schengen per un'azione più efficace contro il traffico di clandestini. A conferma del clima «positivo e disteso» fra Alleanza Nazionale e Napolitano «nel rispetto delle differenti opi- nioni sulla legge», Mantovano e Landi non hanno sollevato la richiesta di introduzione del reato di immigrazione clandestina «perché sarebbe ingiusto e discriminatorio - hanno spiegato - nei confronti dei profughi per motivi politici ed umanitari». L'incontro al Viminale era stato preceduto nella mattinata da uno scambio di lettere fra Napolitano e Di Pietro sempre sull'immigrazione e sempre con toni attenti ad evitare l'emergere di contrasti. Il ministro dell'Interno, intervenendo sul Corriere della Sera, aveva definito «non fondata» l'accusa di «permissivismo» sollevata in precedenza da Di Pietro nei confronti della legge perché «idee e indicazioni» dell'ex pm «sono già recepite» nel suo testo. E si era limitato a respingere la proposta di «rimpatri in 24 ore» invitando il senatore del Mugello a discuterne in Parlamento. Alle osservazioni di Napolitano, Antonio Di Pietro ha risposto con una lettera di sette righe affidata dalle agenzie in cui esprimeva «grande stima» per il ministro dell'Interno ed osservava che «non c'è dissenso sostanziale fra quanto da me affermato, il programma dell'Ulivo, l'operato del governo ed il suo in particolare». Il timido botta e risposta Napolitano-Di Pietro in coincidenza con l'incontro al Viminale con Alleanza Nazionale ha fatto temere a Rifondazione comunista l'inizio di un'apertura del governo alle posizioni più dichiaratamente ostili alla legge. E' stato Ramon Mantovani, responsabile Esteri del partito di Fausto Bertinotti, a lanciare il chiaro avvertimento: «Se il ministro Napolitano cederà alle richieste di inasprire la legge sull'immigrazione in Parlamento avrà bisogno di un'altra maggioranza». Rifondazione infatti non è disponibile alle modifiche chieste da Di Pietro, come il carcere preventivo per i clandestini che ostacolano l'identificazione, o da An, l'ipotesi di reato e sanzione penale per chi dà false generalità. «Napolitano non deve cedere - ammonisce Mantovani - su un principio che per Rifondazione è fuori discussione: il diritti che valgono per i cittadini italiani valgono anche per quelli extracomunitari». Di nuovi compromessi su eventuali decreti legge «non se ne parla neanche perché - termina Ramon Mantovani - la legge è già frutto di un compromesso che abbiamo dovuto accettare e che Napolitano non potrà inasprire se non decidendo di chiedere i voti a un'altra maggioranza politica». Il dialogo Viminale-An è stato denunciato dai leghisti ed ha causato anche una fronda interna al partito di Fini guidata da Maurizio Gasparri, dell'esecutivo di An, per cui è «inutile cercare l'incontro con il governo in un modo equivoco che sembra solo puntellare un ministro traballante». D'accordo con Gasparri, sei deputati di An hanno reiterato ieri la richiesta di dimissioni di Napolitano. Maurizio Molinai-i Di Pietro scrive al ministro: «Nessun dissenso fra me e il programma dell'Ulivo» Il ministro dell'Interno Giorgio Napolitano A destra: il senatore Antonio Di Pietro

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