La band c'è, ma non si sente di Guido Tiberga

La band c'è, ma non si sente Dal Giappone allltalia fans scatenati per i «cantanti di carta» La band c'è, ma non si sente Ca ERA un ragazzo che, come me, amava i Beatles e i Rolling Stones...»? Vecchiume Anni Sessanta. Nel mondo virtuale e computerizzato di oggi, per scatenare l'entusiasmo dei giovanissimi ci vuole ben altro: e gruppi come i Fire Bonders o i Macross 7, nome americano e pedigree giapponese, hanno una caratteristica che li rende unici, diversissimi dai normali viandanti del rock. E non si tratta di una banale questione di look o di repertorio. Qui c'è molto di più, perché Bonders e Macross non esistono. Non nella realtà, almeno: sono gruppi «di carta», lanciati dai fumetti e dai cartoni animati made in Tokyo che, da anni, si sono conquistati uno zoccolo durissimo di sostenitori anche in Italia. Non esistono, eppure hanno tutto quello che serve per scatenare la passione dei fans. come testimonia una mostra in corso in questi giorni a Rimini: dischi, poster, magliette e biglietti di concerto venerati e ammirati manco fossero le reliquie di Elvis a Memphis. E' la nuova frontiera del fanatismo giovanile. Ragazzini sì, ma anche trentenni che tra loro si definiscono «otaku», una parola giapponese più o meno corrispondente al nostro «fanatico». In senso buono però: gente che non si limita a sapere tutto degli eroi di cartone, ma nel tempo libero si veste come loro, pensa come loro, cerca di vivere come loro. Follia collettiva? Non più di quella dei quarantenni che giocano a calcetto con la maglia di Ronaldo. E poi, siamo sinceri, le rock band senza corpo qualche vantaggio ce l'hanno: non cambieranno mai, non perderanno mai per strada le Gerì di turno, non tradiranno mai. Una certezza assoluta, insomma, una delle poche che offre la vita. E chissenefrega se non esistono. Guido Tiberga

Persone citate: Ragazzini

Luoghi citati: Giappone, Italia, Memphis, Rimini, Tokyo