Porta Nuova, il business del treno
Porta Nuova, il business del treno Porta Nuova, il business del treno Tra i binari un mega-centro commerciale Il caso della stazione TorinoLingotto, trasformata in un «deserto» nel bel mezzo d'agosto, non depone a favore dei grandi progetti di rinnovamento delle stazioni italiane, Porta Nuova compresa, varato dalle Ferrovie dello Stato. A meno che i progetti in cantiere riescano, un giorno, a cancellare simili disservizi. Si vedrà. Resta il fatto che da Roma Termini, a Milano, a Torino sta partendo il progetto «Grandi Stazioni». Lo stanno portando avanti dieci manager, coadiuvati da una ventina tra tecnici e amministrativi raccolti in una società di gestione (5 miliardi l'investimento iniziale) che dovrebbe cambiare il volto di tredici stazioni italiane. L'idea è quella di trasformarle in centri commerciali e di servizio a disposizione dei viaggiatori e di renderle redditizie sotto il profilo economico. I lavori sono già iniziati alla stazione Termini, poi in lista d'attesa c'è Milano. E a Torino? «Stiamo già raccogliendo la documentazione tecnica e contrattuale da inviare a Roma» dice Mario Elia dell'ufficio stampa Fs. L'affare sembra allettante. Ogni giorno sotto le volte ottocentesche della terza stazione italiana passano quasi 100 mila passeggeri. Trenta milioni di viaggiatori ogni anno e 40 di «frequentatori»: nel complesso 70 milioni di persone che vivono per qualche ora tra la sala d'aspetto e la biglietteria, acquistano riviste, consumano panini e pizze, tracannano bibite e caffè. Un mare di persone alle quali Porta Nuova offre una serie di servizi che nel tempo sono aumentati. «Il battesimo del fuoco è stato con i Mondiali di calcio del '90 - ricorda Elia -. All'epoca fu fatto un primo consistente maquillage della stazione». L'ultima novità, recentissima, sono le quattro librerie, dove tra gli scaffali s'incontra sempre qualche passeggero. Sembra che gli italiani si scoprano lettori soltanto quando prendono il treno. Tra i più venduti: best-sellers, oroscopi, libri sugli hobbies. A Porta Nuova sono garantiti tutti i servizi essenziali: banca, cambio, bancomat, farmacia, autonoleggio, posta, agenzie di viaggi e di trasporto pubblico cittadino, punti informativi, deposito bagagli, ma anche tabaccherie e persino un barbiere per riacquistare un aspetto presentabile dopo ore di treno. C'è anche un supermarket, l'unico in città aperto di domenica e a Ferragosto. Per i viaggiatori che hanno necessità di disporre di un ufficio con fax e computer sono a disposizione le sale del Club «Eurostar», aperte anche a convegni e conferenze. Il progetto «Grandi Stazioni» ha ereditato i compiti di «Metropolis», la società che dal '92 si sta occupando di razionalizzare la gestione dei beni delle Ferrovie: locazioni, vendita di vecchi impianti e terreni Fs. Ora Porta Nuova verrà sfilata da «Metropolis» e affidata a «Grandi Stazioni» che dovrà trasformarla in un business. Un esempio. L'affitto di un locale commerciale costa annualmente 600 mila lire al metro quadro e complessivamente le locazioni degli esercizi gestiti dai privati a Porta Nuova rendono ogni anno alle Fs circa un miliardo e mezzo. Ma a «Bologna Centrale», con un movimento di passeggeri inferiore a Torino, le locazioni rendono più di due miliardi. Rimane aperta la questione annosa della microcriminalità, degli sbandati che vivono accampati intorno alla stazione, anche se «i furti sono circa una decina al mese, non molti» dice Domenico Palomba, responsabile del Servizio accoglienza. Ristrutturare le aree commerciali, renderle attraenti per i passeggeri potrebbe contribuire a ridurre la presenza dell'illegalità. Fa gola il «mercato» rappresentato dal transito annuale di ben 70 milioni di persone La «rivoluzione» riguarderà anche altre dodici grandi città italiane Le attuali vetrine dei negozi ospitati sotto le volte della stazione di Porta Nuova Il progetto delle Ferrovie punta ad accentuare l'aspetto commerciale delle principali stazioni ferroviarie d'Italia
Persone citate: Domenico Palomba, Mario Elia
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