L' operaia di buona volontà

L' operaia di buona volontà «Riassumetela» L' operaia di buona volontà Eia stata assunta nei primi mesi del '90, dal Comune di Rivalta, con una qualifica bassa: la quarta, che avrebbe dovuto consentirle di svolgere soltanto «mansioni esecutive». E invece l'avevano «promossa» e impiegata (come unica addetta) nella biblioteca. Dove lei, Valeria G., si era trovata subito in grosse difficoltà. Pur con tutta la buona volontà, con quei volumi, quegli autori sconosciuti, lei non aveva una gran dimestichezza: non era di grande aiuto a chi si rivolgeva a lei per prendere un libro in prestito. Alla fine l'avevano licenziata per incapacità totale. «Ma io non sono stata assunta per fare la bibliotecaria - aveva reclamato lei -, non potete destituirmi dopo avermi affidato mansioni superiori, che non mi competono». E, assistita dagli avvocati Claudio Dal Piaz ed Emanuele Gallo, si era rivolta al Tar per bloccare il provvedimento. Il tribunale amministrativo non aveva concesso la sospensiva. Valeria e i legali erano ricorsi al Consiglio di Stato: che, a sorpresa, aveva bloccato il licenziamento. Era il marzo del '91. Grazie a quell'ordinanza, Valeria non perse il posto di lavoro. Moltiplicando l'impegno, un poco alla volta imparò a muoversi con sufficiente scioltezza in quell'attività per lei sconosciuta. E ora il Tar, giudicando nel merito, ha dato ragione alla ragazza. Nel provvedimento che troncava il rapporto di lavoro, l'amministrazione comunale rimproverava alla ragazza di aver dimostrato una «scarsa autonomia operativa». Ma - hanno sostenuto i difensori nel ricorso - quel giudizio negativo teneva conto soltanto della relazione del capo sezione Servizi sociali del dicembre '90, C'erano state, invece, altre relazioni di servizio dalle quali emergeva un giudizio non completamente negativo. Certamente Valeria non aveva le necessarie conoscenze di base di una bibliotecaria, e aveva qualche problema nei contatti con i lettori - spiegavano gli avvocati . Ma ha dimostrato sempre buona volontà e una estrema disponibilità, con cui è riuscita a superare le lacune iniziali». Ma, soprattutto, gli avvocati Dal Piaz e Gallo hanno puntato il loro ricorso sulle mansioni affidate alla ragazza. Valeria, hanno sostenuto in pratica i legali, è stata assunta per svolgere compiti manuali, esecutivi. Non le è certamente dispiaciuto andare in biblioteca, pur sapendo benissimo che non aveva le capacità per quel lavoro. Si è impegnata, ha cercato di approfondire le sue conoscenze di poeti e scrittori, di migliorare i rapporti con i lettori, di agevolare gli utenti della biblioteca nella scelta dei libri in prestito. Ma non poteva certo nei due periodi di prova, entrambi di 6 mesi, colmare un divario che era senza dubbio notevole. E comunque, concludevano gli avvocati, non si può adibire un dipendente a mansioni che non gli competono, e poi licenziarlo perché non è in grado di svolgerle bene. Nino Pietropinto

Persone citate: Claudio Dal Piaz, Dal Piaz, Emanuele Gallo, Gallo, Nino Pietropinto

Luoghi citati: Comune Di Rivalta