Un aiuto per gli abitanti della casa che non c'è
Un aiuto per gli abitanti della casa che non c'è Sono residenti in Comune, ma gli enti interessati non sanno a chi chiedere i rimborsi delle prestazioni Un aiuto per gli abitanti della casa che non c'è Allarme: a molti barboni vengono rifiutati i servizi pubblici Gino sarà dimesso oggi dal repartino. Un mese d'ospedale, tre diagnosi: 1) non è lucido; 2) è poco lucido; 3) è lucido. L'ultimo medico che l'ha visitato ha optato per la terza via, e così Gino, con i suoi settant'anni, da stanotte può tornare a dormire sotto le stelle. Capita spesso ai signori che hanno il domicilio in via Della Casa Comunale numero 1, la casa che non c'è. Gli assessori all'Anagrafe, Eleonora Artesio, e all'Assistenza, Stefano Lepri, l'avevano istituito a inizio anno sperando di garantire anche ai «senza fissa dimora» i servizi sociali. «Alle buone intenzioni non sono seguiti i fatti», dice Lia Varesio, l'animatrice della cooperativa Bartolomeo & e, porto di riferimento per un migliaio di barboni. Racconta di casi come quello di Gino: «I letti d'ospedale costano, le direzioni non sanno a chi chiedere i rimborsi. Le Aziende Sanitarie non riconoscono nell'indirizzo». Via Della Casa Comunale 1 è un luogo fittizio, è riferito all'Albo Pretorio, ed essendo presso Palazzo di Città dovrebbe ricadere nel quartiere Centro, ma l'Asl 1 teme di sobbarcarsi le spese sanitarie di tutti i clochard di Torino, pure gli assistenti sociali della Circoscrizione 1 non intendono caricarsi una popolazione con tanto bisogno di sussidi. «Purtroppo - precisa l'assessore Lepri - ci sono rimpalli di competenza. Ospedali e Asl hanno cercato di dare una risposta positiva a chi si è presentato con il documento attestante il domicilio di via Della Casa Comunale, ma, è vero, ci sono anche difficoltà. La Regione deve rimborsare le Asl, e non può farlo se manca la collocazione di quell'indirizzo». Lepri ha convocato una riunione per il 9 settembre con l'assessore regionale alla Sanità, Antonio D'Ambrosio, e i commissari delle Asl torinesi: «Concorderemo la competenza territoriale per i domiciliati di via Casa Comunale». Lia Varesio è scettica: «Mentre il medico studia, l'ammalato se ne va». Sono una cinquantina i barboni che nel documento hanno l'indirizzo nella casa che non c'è. Altri trecento hanno fatto richiesta. Non basta essere senza fissa dimora per avere il domicilio comunale: ha diritto solo chi è già iscritto all'anagrafe di Torino. Circa mille. «Cittadini senza volto, che non ricevono l'aiuto mensile che spetta agli indigenti, che non accedono ai ricoveri, alle case popolali, che vengono respinti dagli ospedali». La fondatrice della Bartolomeo & c. avverte: «Perseguiremo l'ainministrazione civica, vanno garantiti al pari degli altri concittadini». [1. bor.] Il numero di residenti in via Della Casa Comunale I è in costante aumento. Ma l'indirizzo è fittizio e crea molti problemi con la burocrazia. Per questo l'assessore Lepri ha organizzato un incontro che si terrà il 9 settembre
Persone citate: Antonio D'ambrosio, Eleonora Artesio, Lepri, Lia Varesio, Stefano Lepri
Luoghi citati: Torino
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