ANNI 50 ritorno in rap

ANNI 50 ritorno in rap Canzoni dimenticate riproposte dagli hip-hopper e Natalino Otto ha più successo oggi di ieri ANNI 50 ritorno in rap PEPPONE e Don Camillo sono tornati a incrociare i pugni, anche se il comunismo non c'è più. Adesso stanno in Poli opposti, indossano panni di buona moda e la loro lotta non è bonaria come ai vecchi tempi. Anche sono molto meno innocenti. Ci offrono comunque un'indicazione sicura: che tira aria di Anni Cinquanta. Fra voglia di semplicità e precarietà diffusa, fra ansia di ricostruzione (di Seconda Repubblica) e speranze newager nel futuro Millennio, il costume musicale registra puntualmente questa strana atmosfera, e sull'onda di una tendenza che s'è fatta strada in tutto il mondo ora rispuntano le canzoni dei ricordi e della memoria, che sono come fiori sec¬ chi ma per i «post-post» suonano virginalmente nuove. Furono i fìnti mattacchioni Elio e le Storie Tese ad aprire le danze. Zappiani convinti, hanno abbracciato il finto lissio di Raoul Casadei strappandolo per un attimo alla marginalità folkloristica. E' stato il tempo appena di una goliardata, ma ecco che in molti hanno cominciato ad accodarsi: ogni hip-hopper che voglia sfondare si attacca al telefono e chiama Carla Boni o Nilla Pizzi, presto toccherà anche a Gino Latilla e Giorgio Consolini o a chissà chi. Felicissime, le due inveterate signore stanno rinfrescando vita e opere con i remix di mambo e rumba d'epoca. Natalino Otto ha forse più successo oggi che da vivo, grazie agli Articolo 31. Rinascono come per incanto canzoni spensierate e smemorate, scemette e divertenti, che la nuova onda dei Sessanta aveva seppellito introducendo la modernità. La ricchezza del repertorio d'epoca già minaccia un filone interminabile. A nessuno interessa trattare la materia con amore e rispetto formale (alla Limiti per intenderci), basta piuttosto prendere i soldi e scappare; in molti casi, non è nemmeno un gran danno. Ma un'altra new entry, ancora un poco in sordina, riscatta questa nostalgia dei Cinquanta più cieca e sballonzolona: ed è la riscoperta del versante elegante e perfino jazz della canzone precantautorale, a cavallo con i pruni Sessanta. Tra filmati d'epoca che scorrono senza sosta in tv, e sigle incantate come «Kiss Me Kiss Me» che trascinano programmi serali di richiamo, succede dunque di veder risorgere la stella di Bruno Martino, classe 1925. Uomo di night club e misurato cantore di assolate e romantiche estati riprese perfino dal «maestro» Joao Gilberto. Un mondo in bianco e nero si tuffa con la forza della trasgressione nei colori di plastica del nostro consumo quotidiano di sottocultura, e pare la rivoluzione. Sono note felici, melodie e ritmi pacati che neutralizzano la ripetitività industriale della musica computerizzata. Marinella Venegoni Rinascono melodie spensierate Baino Martino risorge in «Kiss Me Kiss Me» a più successo oggi di ieri

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