Miracolo inutile per l'on. Slucca di Franco Lucentini

Miracolo inutile per l'on. Slucca il politico di bordo. Scampa a un disastro aereo, ma non riesce a sfruttare l'occasione in tv Miracolo inutile per l'on. Slucca DICO e ribadisco che la mia posizione in merito agli incidenti è chiarissima. Quando mi trovo bloccato in coda su una strada qualsiasi un incidente mi dà il massimo sollievo. Nel senso che un normale maxingorgo ti porta alla disperazione, può durare all'infinito, è cominciato chissà quanti chilometri dietro di te, si prolunga chissà per quanti chilometri davanti a te, non sai come ne verrai fuori, non sai perché si è formato, non c'è razionalità, non c'è via d'uscita, sei insabbiato nella legge dei grandi numeri, ventimila tuoi nemici mortali che si sono messi sulla strada contemporaneamente a te, non ci sono prospettive, non c'è speranza. Con la strozzatura per lavori in corso va già un po' meglio, la rabbia è la stessa, durerà mezz'ora, magari un'ora, ma sai che alla fine l'imbuto si riapre, tutto ricomincia a scorrere. L'ideale però resta l'incidente: giustifica retrospettivamente quel tormento della coda, ti rimette in pace col mondo. Ah, menomale era un incidente, ecco perché. Non ho sofferto così, senza un motivo, senza che ci fosse un senso. E per quanto sia grave c'è laggiù qualcuno che si sta dando da fare per togliere di mezzo tir ribaltati, macchine in fiamme, morti, feriti. Ci metteranno un po' ma alla lunga ti faranno passare. Menomale. Addio, mistica carnalità E così infatti è successo, sono passato nel pulviscolo tra lamiere contorte, ruote schizzate via, barellieri e aiutanti nelle loro giubbe arancione lucide di pioggia, poliziotti grondanti che dirigevano il traffico a grandi gesti scaligeri. Ho visto poco o niente in quel diluvio appannato e non era certo il caso di fermarsi a chiedere i particolari, quelli te li dà poi il telegiornale, se t'interessano. E comunque io avevo il mio aereo da prendere, anche se ormai ci speravo poco, alle 19,09. Mi restava la speranza che non abbandona mai l'italiano in viaggio, e cioè che il volo fosse stato a sua volta ritardato, non certo per me ma per altre ragioni, per tutt'altra catena di contrattempi e disguidi. Succede 50 volte su 100, ma non stavolta. Ho parcheggiato alle 19,31, sono piombato al checkin alle 19,37 e la ragazza scuote la testa, dà un'occhiata a un suo video, niente da fare, è appena partito, addio Carnalità mistica, l'immagine lassù tra le novizie è crollata giù dal vassoio, wrang! Ho provato a chiamarli ma c'erano di mezzo montagne e perturbazioni a carattere temporalesco e inoltre il mio telefonino è un modello vecchio, smesso da Migliarini. Che potevo fare? Verso Pescara non partiva più niente, stasera. Volare a Bologna, a Bari, affit¬ tare una macchina, precipitarmi al rendez-vous con D'Annunzio, arrivare col portone del convento già sprangato. Toc-tcc! Chi è? Slucca, reverenda madre, l'onorevole Aldo Slucca, venuto per quel misticismo carnale! Ah, si accomodi onorevole che le faccio almeno dare un'occhiata alle ragazze. Un iter troppo complicato, lasciamo perdere. Così me ne sono tornato a Roma nell'identico traffico lento e per niente scorrevole, ho rivisto il luogo dell'incidente, la polizia, l'autogrù (le ambulanze se n'erano andate), le giubbe arancione dei soccorsi. Non nego di averlo maledetto, quell'incidente, come avrebbe fatto chiunque al mio posto. Non sapevo come fossero andate le cose, sorpasso azzardato, asfalto viscido, malore al volante o che altro; né ho pensato alle eventuali vittime. Per me, di chiunque fosse la colpa, il punto fondamentale restava che mi avevano fatto perdere il volo Roma-Pescara, e tanti saluti all'immagine mia, del partito, del Parlamento. Poco dopo le nove entravo nella trattoria frequentata abitualmente da Migliarini, tanto valeva togliersi subito il dente. Sedeva al suo solito tavolo un po' defilato davanti a una scaloppina con carciofi, e ha continuato a masticare senza guardarmi mentre gli raccontavo il fatto. Non mi ha invitato a sedere ma io mi sono seduto lo stesso di sbieco. «Pioveva, c'è stato questo incidente», ripetevo io. Lui tagliuzzava e mangiava. ((Anche se cercavo di arrivarci in macchina non ce l'avrei fatta comunque, era troppo tardi». Migliarini taceva, infilzando quarti di carciofo. Ripulito per bene il piatto ha tirato un gran sospiro e ha detto: «Peccato, era un'iniziativa culturale di notevole interesse, avremmo dovuto esserci». Gelido. Pensoso ma gelido. In realtà incazzato al di là del bene e del male. «C'era sicura¬ mente anche il vescovo, e in questo momento, tu lo sai Slucca, la posizione dei vescovi...». In quel momento un commando tv è entrato di slancio nella trattoria. In testa una ragazza fradicia di pioggia, dietro tre operatori, inservienti o simili. Migliarini si è alzato a mezzo, ha levato il braccio a salutare, ma quelli guardavano da altre parti, cercavano qualcun altro, forse un collega. «Ehi Lauretta» ha gridato Migliarini. Questa Lauretta si è girata e è venuta al nostro tavolo in tre falcate. Migliarini s'è raddrizzato la cravatta. «Se sei qui per le gratuite insinuazioni di Fago in merito al comunicato congiunto di stamattina...». «No, no, tesoro, non cercavo te, cercavo uno dei tuoi, o almeno uno che era con te due o tre scissioni fa, forse sai dirmi dove posso pescarlo». «Chi è?». «Slucca. Aldo Slucca». Col gesto di un prestigiatore infallibile Migliarini mi ha indicato. «Eccolo qui. Ed è sempre con me, sia chiaro». Caccia alle impressioni «Mi scusi, onorevole, di spalle non l'avevo riconosciuta» fa questa ansimante Lauretta, che non mi avrebbe riconosciuto da nessuna angolazione. Mezzanuca Slucca. «E' per quel volo Roma-Pescara». «Ne stavamo appunto parlando», dice Migliarini che non si fa mai prendere in contropiede. «Ah, ecco,» dice Lauretta, tutta deferente. «Volevamo le sue impressioni a caldo, dopo quello che è successo, onorevole». «Perché? Cos'è successo?». Migliarini guarda nel vuoto con un fine sorriso. Non lo sa neanche lui cos'è successo ma ci tiene ad aver l'aria di uno che è già al corrente di tutto «Non lo sa?» dice Lauretta scendendo al filo di voce. «L'aereo è precipitato su una montagna durante un temporale violentissimo». Ci metto meno di un millesimo di secondo a rendermi conto ma Migliarini si prende lui la pole-position. «E tu dovevi essere su quel volo», dice prontissimo, drammatico. «Ti rendi conto Slucca?». Intanto il commando viene a piazzarsi intorno al tavolo, cominciano a trafficare con la telecamera. A me tremano le gambe. «Ma l'hanno trovato?» domando. «Qualcuno si è salvato?». «Sì, sanno dov'è caduto. Le prime squadre stanno arrivando in qualche modo sul posto, ma ci sono poche speranze, è esploso nell'impatto». «Saranno tutti morti», dice grave Migliarini. «Quanti erano?». «Contando il personale di bordo c'erano diciotto persone». «E la diciannovesima è qui», ribadisce commosso Migliarini stringendomi l'avambraccio. Gongola, vede la ricaduta d'immagine che è tutto il contrario della caduta d'immagine. Nella ricaduta ti piovono addosso fiori, caramelle, baci lanciati da bellissime brasiliane con le piume, come al carnevale di Rio. «Siamo qui con l'onorevole Aldo Slucca», annuncia compunta Lauretta ai telespettatori, «che era sulla lista dei passeggeri, aveva il posto prenotato, ma che all'ultimo momento non è salito sull'aereo del disastro». Abbassa ancora la voce, che adesso contiene almeno due corone mortuarie e quattro ceri. «Onorevole, che effetto le fa essere scampato in qualche modo alla catastrofe?». E mi mette il microfono sotto il naso. Invidia nera per Sluccascoop «E' un miracolo», sussurrasuggerisce il compagno di banco Migliarini, piazzandosi spalla contro spalla. Una visibilità da Miracolato lui non se l'è mai sognata, chissà che invidia nera per Sluccascoop. Mi viene da sorridere e lui se ne accorge. «E' ancora sotto choc», precisa. La ragazza gli fa cenno di scostarsi, vogliono inquadrare in pieno il solo Superstite. «Lei è ancora sotto choc, onorevole Slucca», riprende Lauretta, voce di figlia al letto di morte del babbino. «E comprendiamo benissimo che sul piano emotivo, umano, questo tragico evento non sia immediatamente recepito da chi in qualche modo si può considerare coinvolto... Ma ci può dire come mai non è salito su quell'aereo?». E' questo il vero scoop. Non su di me, ma sul Destino, beccato nudo in piena attività. Mi prendo una breve pausa di riflessione e balbetto: «Be', sa, è stato un caso, sono arrivato tardi all'aeroporto e...». «Non ha avuto una premonizione?», preme la scoopista new-age. «Un qualche segnale inconscio che in qualche modo l'ha trattenuta, ha favorito in qualche modo il suo ritardo?». «Veramente no, non mi pare. Mi ha trattenuto una coda impossibile sul raccordo e poi anche sulla Roma-Civitavecchia, per via di un incidente che ha bloccato completamente il traffico. E così...». Queste telecroniste d'assalto hanno sempre il fiato corto ma questa smette addirittura di respirare. «Un incidente?», dice in apnea. «Sì, non so bene, non si vedeva quasi niente. Un tamponamento immagino». ((A che ora è successo, si ricorda?», dice lei con una luce direi felina negli occhi. «Non so, tra le sei e le sette, credo». «Ed è a causa di quell'incidente che lei ha perso l'aereo, onorevole?». «Sì, appunto. E menomale». C'è un silenzio prima del balzo. La spalla di Migliarini si scosta nettamente. Prendere le distanze, Slucca, prendere le distanze. «Menomale?» soffia la tigre. «Be', sì, nel senso che altrimenti...». La tigre mi azzanna alla gola. «Noi abbiamo appena fatto un servizio, su quell'incidente. Veniamo di là. Lo sa lei, onorevole, che in quell'incidente che le ha salvato in qualche modo la vita sono morte una nonna di Civitavecchia e la sua nipoti na di undici anni?». «Oh Signore», dico io, sconvolto, sul serio. «Passando così, con la visibilità ridotta a...». «Due vite contro la sua, onorevole Slucca. Dice ancora menomale?». Ho sbagliato famiglia con questa qui: non sta nei felini, sta nei rettili, e mi vuole strozzare. «No, no, per carità», protesto mezzo soffocate, «io dicevo menomale nel senso che...». Sento la spalla di Migliarini che si riaccosta autorevolmen¬ te alla mia. «Laura, l'onorevole Slucca è chiaramente sotto choc. Questa intervista non può andare in onda, è violazione della privacy». Il serpente ha un ghigno da jena. «Menomale, menomale», sibila. «Laura, tu stai deliberatamente strumentalizzando parole pronunciate in una situazione mentale e psicologica delicatissima e non hai nessun diritto di...». Quella batte una mano sulla telecamera. «E il diritto d'informazione? lo faccio semplicemente il mio lavoro, se non ti dispiace». «Tu stai falsando e distorcendo una dichiarazione rubata, anzi rapinata in circostante che...». Rispedito a Civitavecchia Era fuori di sé, le grosse guance che gli pendono come due melanzane tremavano per l'indignazione. Già vedeva i titoli in prima pagina: «Incredibile cinismo deli'on. Slucca», o a scelta, «Un deputato si rallegra per la tragica fine di una nonna e di una bambina». Visibilità da incubo. La cronista ha fatto segno ai suoi di metter via l'armamentario senza più degnarci del suo interesso. L'intervista l'aveva in tasca, se ne poteva andare. «Sta' attenta a te, Maria Laura!», ha gridato Migliarini, che è anche avvocato, «Se quel servizio va in onda ti denuncio all'authority, sporgiamo querela!». «E tu sporgi, sporgi pure quanto ti pare», ha detto la ex Lauretta alzando le spalle. Ed è filata via. Ma non c'è poi stato bisogno di sporgere niente, il servizio sul disastro aereo s'è preso quasi tutto lo spazio, ovviamente, e nemmeno un minuto l'hanno dato all'incidente della nonna. Le due tragedie sono rimaste scollegate, a me non mi hanno messo di mezzo, zero visibilità. «Menomale», ha commentato l'indomani Migliarini, «coi media una parola sbagliata può bruciarti per sempre». «Ma io lo dicevo nel senso che... avrei potuto dire il Destino», mi sono difeso. «Lascia perdere il Destino, per favore. Cosa c'entri tu col Destino, Slucca?». Mi ha spedito, in treno però, fino a Civitavecchia per assistere in rappresentanza del partito ai funerali di nonna e bambina, tre giorni dopo. Ma c'era solo una tv locale e nel servizio si vedeva solo la metà della mia nuca. Carlo Frutterò Franco Lucentini (2. Fine) Le sue parole sono interpretate come una prova di cinismo e il filmato viene «tagliato»: ancora una volta gli sfugge l'agognata «visibilità» Su e giù per la Penisola continuano le peripezie dell'on. Slucca. Il disegno è di Fernand Zacot ta maxi-inimpedisce «MenomaleMiracolo inutile per l'on. Slucca Su e giù per la Penisola continuano le peripezie dell'on. Slucca. Il disegno è di Fernand Zacot ta maxi-ingorgo stradale, con morti e feriti, impedisce all'«inauguratore» di salire sul volo «Menomale» dichiara lui all'intervistatrice In alto Franco Lucentini e Carlo Frutterò