Tempesta d'agosto sulle pensioni
Tempesta d'agosto sulle pensioni PREVIDENZA La Corte dei conti: la spesa cresce senza controllo. Nel '97 aumento del 5,7% Tempesta d'agosto sulle pensioni Scontro sui conti Inps. I sindacati: non si cambia ROMA. Le pensioni continuano ad andare al galoppo": quasi 16 mila miliardi in più nel '97 rispetto all'anno precedente, dichiara la Corte dei conti nella sua relazione annuale. Tutto secondo le previsioni si affrettano a rispondere i sindacati: vedrete che appena la riforma entrerà a regime (nel 2002) questi allarmi rientreranno. Ma la Confindustria - per iniziativa di Innocenzo Cipolletta - parla già della necessità di darci un taglio (ulteriore) e fa seguito alle dichiarazioni del sottosegretario Giarda che vanno, sostanzialmente, nella stessa direzione. Tutto questo dibattito potrebbe essere poco più che accademia se non ci fosse una Finanziaria da varare tra un mese e il precedente dello scorso anno in cui, proprio sulle pensioni, si arrivò ai ferri corti tra governo e Rifondazione. Insomma, gli ingredienti e i protagonisti per uno scontro sulla previdenza ci sono tutti, e sono venuti fuori proprio ieri, quando la riforma Dini del sistema previdenziale (legge 355/95) ha compiuto i suoi tre anni di rodaggio. «Il 1997 - si legge nella relazione annuale della Corte dei conti sul rendiconto generale dello Stato - ha segnato un sensibile incremento della spesa pensionistica complessiva rispetto all'anno precedente (+5,7%), confermando un trend ormai costante da diversi anni». Le pensioni sono cresciute secondo la magistratura contabile - del 4,6% nel settore privato e dell'8,7% in quello pubblico, fatto «quasi interamente dovuto all'aumento dell'importo medio delle pensioni, il cui numero è rimasto invece .sostanzialmente stazionario». L'incidenza della spesa totale sul Pil è stata nel '97 pari al 15,1% con un trend ascendente in mancanza di correttivi. A fomentare la controversia ci si è messo anche il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Lavoro, secondo il quale l'accelerazione delle uscite nel '97, «sembra non trovare più corrispondenza in aumenti delle entrate contributive». «Essendosi ormai prodotti gli effetti derivanti dall'incremento delle aliquote - è il ragionamento degli esperti del ministero - l'unico fattore di dinamica è costituito dall'incremento della base imponibile, il cui ammontare è legato a due variabili: redditi da lavoro e numero degli assicurati. Entrambi questi fat¬ tori dipendono a loro volta dalla crescita economica e dagli andamenti occupazionali, nonché, nel mediolungo periodo, dalle tendenze demografiche, ossia da fattori esterni all'area di regolazione delle politiche previdenziali». Dunque, in qualche modo, il problema previdenziale è politico e non meramente contabile. In effetti, ciò che viene illustrato dalla Corte come «emergenza» - dice lo Spi-Cgil (il maggior sindacato dei pensionati) è solo una malattia fisiologica e passeggera del sistema: «E' ov- vio - dice un tecnico del sindacato - che il bilancio previdenziale risente ancora della situazione precedente la riforma. Man mano che ci si avvicina alle date fissate per l'entrata a regime della legge Dini, e cioè il 2002 per il limite di età di 57 anni e il 2008 per i 40 anni di contribuzione, anche i conti della previdenza si aggiusteranno». Alfiero Grandi, responsabile delle politiche del lavoro dei Ds, ritiene che basterebbe apportare due elementi correttivi per rimettere in carreggiata i conti: «Accelerare la gradualità di adeguamento dei contributi del lavoro atonomo e fissare con urgenza uno stop perentorio ai prepensionamenti». «Quindi • conclude Nerio Nesi IPrc) - Ciampi consigli ai suoi (cioè a Giarda - ndr) di non straparlare». Raffaello Masci Mario Giarda sottosegretario al Tesoro e Nerio Nesi responsabile economico di Rifondazione
Luoghi citati: Rifondazione, Roma
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