Sub, scatta l'allarme incidenti

Sub, scatta l'allarme incidenti le mm&mmm assassine Quattro sommozzatori annegati negli ultimi dieci giorni. Polemica tra gli esperti Sub, scatta l'allarme incidenti Majorca: mai scendere sotto i 40 metri □L mare rompe le teste più dure, dicono i marinai. Il mare pretende rispetto quando si naviga e quando ci si immerge, altrimenti esige un prezzo di vite umane. Quattro subacquei sono morti negli ultimi dieci giorni in Italia, l'ultimo ieri, in Liguria: Franco Pastorino aveva 61 anni ed era stato colto da embolia domenica pomeriggio al largo di Portofino. L'altro ieri, in Sardegna, la stessa sorte era toccata a Remo Vittori, 48 anni, ex caposquadra dei vigili del fuoco di Siena. Dall'inizio dell'anno sono già una decina i decessi, entro dicembre, secondo le statistiche, ce ne saranno altrettanti. Gli istruttori hanno una sola spiegazione: imprudenza, ignoranza dei propri limiti, presunzione al limite del suicidio. «Una delle vittime era accompagnata dal suo insegnante? E allora siamo all'omicidio», accusa Vittorio Bianchini, responsabile tecnico del Nase, uno dei metodi didattici che servono a conseguire il brevetto per le immersioni. Non c'è grande solidarietà fra istruttori. Tutti giurano che andare sott'acqua attaccati a un respiratore, oltre che esperienza meravigliosa, è pratica sportiva sicura. Ma se le tragedie si ripetono - aggiungono - la colpa è di chi non ha spiegato bene i limiti dell'organismo e ha rilasciato brevetti con faciloneria, perché più gente va in mare e più attrezzature si vendono, e chi insegna fornisce sovente anche il materiale agli allievi. «Qualcuno promuove i suoi dopo un solo test in mare invece dei quattro obbligatori» dice Giovanni Nicchi, che fa teoria e piscina ad Asti e pratica a Rapallo, metodo Padi (la didattica più diffusa al mondo, che tra l'altro vieta di scendere al di sotto di quaranta metri di profondità). «Chi sgarra andrebbe radiato». Al profano portano tutti lo stesso esempio: viaggiare in autostrada a 130 km/h offre ampi margini di tranquillità, spingersi a 220 è un azzardo con la vita. Enzo Maiorca, pioniere del¬ l'apnea sportiva, è più conciliante: «Oltre alle nozioni occorre trasmettere la modestia spiega - ma tutti gli istruttori che ho conosciuto sono seri e coscienziosi». Sul discorso sicurezza usa il condizionale: «Il rispetto delle tabelle relative a profondità e tempi di immersione dovrebbe garantire da ogni rischio». Ma la fatalità è al di fuori di ogni controllo. Un caso drammatico, meno di due mesi fa. Un subacqueo di 29 anni ispeziona un barcone affondato nel lago d'Iseo. Al momento di tornare in superficie si accorge di avere un piede impigliato nella corda, cerca di liberarsi con il coltello, ma inavvertita¬ mente trancia il tubo dell'aria e muore annegato. Il pericolo più grave però è l'embolia, causata dall'azoto che compone la miscela contenuta nelle bombole. Se si scende al di sotto di certe profondità e per un tempo prolungato, occorre sostare durante la risalita per la decompressione. Esistono tabelle che i sub devono conoscere, esistono minicornputer da polso che danno con precisione tutte le indicazioni necessarie. Ma c'è anche l'incognita uomo, la voglia di forzare i propri limiti. Finché si arriva a quello che gli americani chiamano «effetto Martini»: l'ebbrezza degli abissi, una sensa¬ zione euforica o confusionale che porta a commettere errori fatali. «Accade di solito al di sotto dei cinquanta metri quando si usa la normale miscela delle bombole - spiega ancora Maiorca -. Soltanto una persona espertissima e allenata può correre questo rischio, perché si accorge del minimo malessere e risale di quei quattro o cinque metri sufficienti a riprendersi. Io stesso, che ho sessantasette anni e vado in mare da quando ne avevo ventuno, se per un mese non mi immergo, il primo giorno non mi azzardo mai oltre i trenta metri». Che cosa direbbe a un istruttore che accompagnasse gli allievi a quelle profondità? «Che è un pazzo». Allenamento, prudenza, buone condizioni di salute, attrezzatura in perfette condizioni, l'appoggio di almeno un compagno e di una barca, mare calmo. Che altro ci vuole per un'immersione sicura? Vittorio Bianchini consiglia di rispettare un limite. «Le immersioni ricreative - dice - non dovrebbero superare i trentacinque metri. Ci sono fondali bellissimi già a dieci o quindici metri, perché rischiare?». Già, perché rischiare? Gli appassionati sostengono che venti vittime all'anno su quarantamila praticanti non sono molte, che in montagna si muore molto di più. Ma forse, per assolvere uno sport, come motivazione non basta. Stefano Mancini Scambio di accuse tra gli istruttori «C'è chi trascura la sicurezza per il guadagno» «Prudenza dimenticata Una delle vittime era accompagnata dal suo insegnante? Allora è omicidio» LE REGOLE DELL'IMMERSIONE SICURA Avere conseguito il brevetto. Un buon I corso dà tutte le conoscenze necessarie per ridurre al minimo il rischio di incidenti Essere fisicamente in forma. Non è E sufficiente aver superato una visita medica: dopo un malanno banale, per esempio, non ci si deve immergere perché il fisico è indebolito jfc Dosare le immersioni sulla base della* l'allenamento e dell'esperienza. Le prime uscite in mare devono essere più prudenti 4 7 8 Non assumere alcolici o medicine. Se si è in cura farmacologica bisogna evitare l'attività subacquea Evitare i pasti pesanti. La durata della digestione dipende da molti fattori, meglio aspettare almeno 4 ore dopo un pranzo completo Verificare meticolosamente l'attrezzatura. Il controllo di strumenti e apparecchiatura è alla base della sicurezza in acqua Non immergersi mai da soli. Occorrono almeno un compagno e una barca d'appoggio Fare riferimento ai centri di immersione. I diving center sono attrezzati per la sicurezza e il primo soccorso e conoscono i centri medici attrezzati più vicini Sono già una decina dall'inizio dell'anno gli sportivi morti durante un'immersione. Sotto: Enzo Majorca

Persone citate: Enzo Maiorca, Enzo Majorca, Franco Pastorino, Giovanni Nicchi, Majorca, Remo Vittori, Stefano Mancini, Vittorio Bianchini

Luoghi citati: Asti, Italia, Liguria, Maiorca, Portofino, Rapallo, Sardegna, Siena