Giornalisti e privacy in tredici regole

Giornalisti e privacy in tredici regole Entra in vigore oggi il nuovo codice deontologico, polemica l'Unione dei cronisti Giornalisti e privacy in tredici regole Rodotà: non è la morte, né la rinascita dell'informazione ROMA.Oggi entra in vigore il «Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica», i 13 articoli nati dal lavoro dell'Ordine nazionale dei giornalisti e del Garante per la privacy, Stefano Rodotà, in cui si cerca di conciliare diritto di cronaca e tutela della dignità della persona. E' un codice destinato a cambiare l'informazione italiana, per alcuni in meglio, per altri in peggio. C'è per esempio «il rifiuto alla radice» da parte dell'Unione cronisti italiani, perché, come spiega il presidente Guido Columba, «è un codice che colpisce con forza la libertà d'informazione. L'intento punitivo è chiaro: quella del giornalista diventa l'unica professione regolamentata per legge nonostante ci fossero da anni codici di autoregolamentazione che funzionavano». I detrattori del Codice contestano le limitazioni imposte e in particolare il secondo articolo in cui si dice che il giornalista che raccoglie noti¬ zie è tenuto a rivelare la propria professione e identità. In realtà la formula ammette eccezioni: può non farlo quando questo rappresenta un rischio per la sua incolumità o quando vanificherebbe gli esiti della sua ricerca, si può quindi ad esempio rimanere in silenzio e cogliere discorsi fatti in pubblico. In ogni caso l'Ordine dei Giornalisti giudica il codice «importante per l'informazione e la tutela dei cittadini», e anche la Federazione nazionale della stampa esprime soddisfazione anche se con riserva. Per la Fnsi infatti «si tratta di verificare sul campo l'applicazione concreta del codice nei casi specifici». Tutti d'accordo sulla norma di tutela nei confronti dei minori: è vietato pubblicarne i nomi nei casi in cui siano coinvolti in fatti di cronaca e di fornire particolari che possano portare alla loro identificazione. Si discute invece sull'articolo che impone la riservatezza per la sfera privata dei «vip» che deve essere rispettata nei casi in cui le no- tizie o i dati raccolti non hanno alcun rilievo rispetto al loro ruolo o alla loro vita pubblica. Si potrà parlare della salute del Papa o dell'affidabilità psicofisica di un candidato alla presidenza della Repubblica ma sarà difficile rivelare l'esistenza di una figlia naturale avuta 15 anni prima da un personaggio noto. Alcuni giornalisti contestano l'estensione della tutela del domicilio ai luoghi di cura, detenzione e riabilitazione. Una norma che non impedirà di entrare in ospedale o in car¬ cere, ma renderà impossibile accedere a tuia cella oaun letto senza autorizzazione dell'interessato. Quando conduce un'inchiesta il giornalista è tenuto a rendere nota la propria identità, professione e finalità della raccolta. Può evitare di farlo se corre rischi per la sua incolumità o se questo vanifica l'esito del suo lavoro. Le imprese editoriali dovranno comunicare al pubblico, almeno due volte l'anno, l'esistenza dell'archivio e il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dalla legge sulla privacy. Per i dati che possono rivelare origine razziale e etnica, convinzioni religiose o filosofiche, opinioni politiche, adesione a partiti, sindacati o ad associazioni varie, nonché per quelli su salute e sfera sessuale, il giornalista deve garantire il diritto all'informazione su fatti di interesse pubblico. I nomi dei minorenni non devono essere pubblicati ma se per motivi di rilevante interesse pubblico il giornalista decide di pubblicare dati o immagini di minori, «dovrà farsi carico della responsabilità di valutare se la pubblicazione sia davvero nell'interesse oggettivo del minorenne». E ci si deve astenere dalla descrizione di abitudini sessuali. [Ansa] Tutti d'accordo sulla tutela dei minori: vietato pubblicarne i nomi se vengono coinvolti in episodi di cronaca nera Stefano Rodotà, Garante per la privacy

Persone citate: Guido Columba, Rodotà, Stefano Rodotà

Luoghi citati: Roma