Strage nell'hotel per cani

Strage nell'hotel per cani Milano, in gravi condizioni altri 20 esemplari nella «pensione a cinque stelle». Un veterinario: sembrava un lager Strage nell'hotel per cani Acqua marcia, muoiono 15 animali MILANO. Morire da cani, appunto. Non sul ciglio di una strada, come un bastardino qualsiasi. Ma in un residence di lusso, a 5 stelle come i grand hotel, a un passo dalla città. Vuota dai vacanzieri, che a Milano hanno lasciato il lavoro e l'ingombrante - almeno d'estate amico a quattro zampe. Ne sono morti quindici, altri venti, pastori tedeschi e labrador, collie e bulldog, con pedigree o senza, sono in gravissime condizioni. Vittime del caldo, della fame, della sete, forse dell'incuria di chi li doveva accudire a pagamento e che adesso si difende come può, accusando una pompa d'acqua guasta, il serbatoio andato a male e il grido d'aiuto non raccolto. «Sembrava Auschwitz», racconta il veterinario di Milano San Felice, che domenica pomeriggio è entrato alla Pensione cani e gatti a un passo dalla tangenziale Est a Cotogno Monzese. E in quel riferimento al lager dei nazisti, c'è tutto l'orrore dei corpi ammassati in cortile, preda di topi, insetti e dell'afa. «Addestramento cani di tutte le razze, presa e consegna a domicilio, bagni e toilette, box riscaldati tutto l'anno, assistenza medico veterinaria», è l'invogliante reclame sulle Pagine Gialle. Come un residence di lusso, e invece è finita come nei lager, con il filo spinato, il capannone diviso in serragli e l'odore dei cadaveri in putrefazione. «Non sono un disgraziato che maltratta le bestie e lucra su questo lavoro», si difende al telefono Andrea Carafa, il proprietario della pensione. Nega di essere colpevole di incuria e si dice pronto a rispondere a tutte le domande della magistratura di Monza, che ha aperto un fascicolo in attesa di stabilire se è stato commesso un reato. «Tra quei cani morti ce ne è uno anche mio, è un mastino», chiede comprensione. E poi racconta l'odissea del centro a Ferragosto, con una pompa idraulica che si rompe, il serbatoio dell'acqua che si ferma e il liquido che diventa imbevibile ma finisce comunque negli abbeveratoi dei cani. Il primo a morire è im husky da- gli occhi azzurri. Poi tocca a nove pastori tedeschi, a qualche bastardino lasciato lì. «Ma quell'acqua l'ho bevuta anch'io e nessuno ha raccolto il mio grido d'aiuto. Figuriamoci trovare un idraulico in agosto», si difende il proprietario della pensione. Adesso il centro è chiuso, ma nove dei quindici cani morti sono ancora lì, nel capannone a un passo dal cartello con quelle cinque stelle che sanno di beffa. «Hanno detto che devono fare l'autopsia, ma spero che li portino via al più presto, qui non si respira più», assicura Andrea Carafa. «Deve essere stato un virus, che ha colpito solo i cani. Avevo quaranta gatti, stavano benissimo», giura. «Non sono uno che lucra, i miei prezzi sono concorrenziali», difende poi il suo lavoro. Prima di snocciolare le tariffe: 18 mila al giorno fino ai cocker, 20 mila per i pastori tedeschi, 25 mila per gli alani e i san Bernardo. «Sì, ma la struttura non era in grado di accogliere quei cani. C'era già stata una segnalazione qualche mese fa», punta il dito Meyer, il presidente dell'associazione ambientalista Gaia. «La pensione andava chiusa tempo fa, ma la Asl non si è mai mossa», rincara la dose e racconta di cani disidratati, scarsamente alimentati, sporchi in un ambiente non curato. «Sono pronto a presentare querele, il vero problema è che pur avendo chiesto aiuto non si è mosso nessuno, quando ancora si poteva fare qualcosa», denuncia il re- sponsabile della pensione, che rischia quanto meno una denimcia per maltrattamento di ammali. «Sono stato io a chiamare un veterinario mio amico e poi quelli della Asl», cerca di spiegare Andrea Carafa. Mentre dall'Ente protezione animali arriva un appello ai proprietari di cani lasciati in quella pensione, perché si mettano in contatto con le strutture pubbliche della zona. «Nel minor tempo possibile», scrivono nel comunicato, [f. poi.] Il titolare: si era rotto un serbatoio Ho chiesto aiuto ma nessuno si è mosso Il proprietario di un cane all'uscita del centro vicino a Milano in cui sono morti 15 esemplari

Persone citate: Andrea Carafa, Meyer

Luoghi citati: Milano, Monza, San Felice