A Kinshasa i giorni della paura

A Kinshasa i giorni della paura congo Kabila se ne va dopo aver lanciato un appello alla radio: armatevi per lo scontro finale A Kinshasa i giorni della paura La capitale rimane al buio, i ribelli si avvicinano KINSHASA. Mentre i ribelli annunciano la caduta di nuove città e continua la affannosa partenza di diplomatici e stranieri alcune zone della capitale della Repubblica democratica del Congo sono nuovamente prive di elettricità da ieri pomeriggio. Le cause del blackout non sono state spiegate. Giovedì scorso Kinshasa era rimasta senza corrente per quasi 24 ore, dopo che i ribelli avevano conquistato l'importante centrale idroelettrica di Inga. Rientrato domenica sera a Kinshasa, Laurent Kabila si è trattenuto solo per poche ore ed è ripartito per Lubumbashi, sua città d'origine e roccaforte nel Sud del Congo, dopo un bellicoso discorso alla radio e una seduta di emergenza del governo. «Il presidente è tornato a Lubumbashi, ma ha detto che in nottata farà ritorno a Kinshasa», ha affermato un funzionario governativo, senza spiegare le ragioni dell'improvvisa partenza. A Kinshasa il clima è di grande confusione. Fonti diplomatiche affermano che i ribelli banyamulenge sono a soli 150 chilometri dalla capitale, a Mbanza-Ngungu. A Kingabwa, un sobborgo meridionale di Kinshasa, sono state udite ripetute raffiche di armi automatiche. Secondo testimoni, soldati fedeli a Kabila stanno dando la caccia in quella zona a militari tutsi ruandesi. Si tratterebbe di unità delle forze armate di Rigali, ex alleata di Kabila, di stanza nella capitale e passati nella clandestinità dopo l'inizio della rivolta dei banyamulen- gè- Poco prima di ripartire per Lubumbashi, Kabila in un discorso alla radio ufficiale «Voce del popolo» aveva rinnovato le accuse al Ruanda di alimentare con uomini e mezzi la ribellione e aveva attaccato anche l'Occidente «mai favorevole al presidente Kabila semplicemente perché io non rappresento i loro interessi», aveva dichiarato. «Le prossime 24 ore saranno decisive. Dobbiamo capire che dobbiamo vincere. E' questo il messaggio per il mio popolo, vi chiedo di fronteggiare questo complotto, di armarvi, di appoggiare l'esercito e di sconfiggere gli aggressori», aveva affermato Kabila alla radio. «Siamo qui e ci resteremo. In ogni caso l'ag¬ gressore fallirà», aveva detto il leader. Ma a dispetto dei toni bellicosi del leader, i libelli sembrano inarrestabili. Mentre il governo non conferma che i banyamulenge siano già a Mbanza-Ngungu, uno dei capi militari degli insorti, JeanPierre Ondekane, ha rivendicato che le sue truppe hanno conquista- to Lubutu, nell'Est del Congo, a 210 chilometri da Kisangani. I militari fedeli a Kabila nelle ultime ore hanno cinto Kinshasa di posti di blocco e hanno chiuso tutte le strade di collegamento con la provincia del Basso Congo. Nel sobborgo di Ngaba, a Sud della capitale, i soldati governativi hanno imposto di fatto il coprifuoco. Continua intanto l'esodo degli occidentali. Già a centinaia hanno lasciato il Paese, e a Brazzavile, sull'altra sponda del fiume Congo, il governo di Londra ha inviato un reparto di 50 uomini delle imita d'elite della Marina che dovranno incaricarsi di proteggere l'eventuale evacuazione dei cittadini britannici, non ancora decisa. A Brazzaville si trovavano già reparti dell'esercito francese, che hanno assicurato appoggio al rientro in patria di centinaia di francesi, italiani, belgi e altri europei. Dopo i familiari, lasceranno Kinshasa anche i diplomatici russi. Lo ha deciso ieri il presidente Boris Eltsin visto «l'aggraversi della situazione» nel Paese africano e il «pericolo che essa rappresenta per la vita dei cittadini russi». KM Un giovane ribelle congolese si riposa durante una esercitazione nella città di Matadi

Persone citate: Boris Eltsin, Kabila, Laurent Kabila, Rigali