Valerio, il grido dell'estate di Ferdinando Camon
Valerio, il grido dell'estate Urlo misterioso nelle notti romagnole diventa un tormentone Valerio, il grido dell'estate POTREBBE essere una leggenda metropolitana. Ma potrebbe essere un urlo di dolore, d'invocazione, di scherno. Sulla riviera romagnola, da Rimini a Riccione, molti si chiedono chi è che grida di notte, cosa vuole. Dal buio fondo alle prime luci dell'alba, urla di ragazze e ragazzi, dal litorale, battono come sassi contro gli alberghi, chiamando a squarciagola: «Valeriooo!». Ogni notte le urla si ripetono, e mai nessun Valerio risponde. Le chiamate rompono non soltanto i timpani, e così è nato il personaggio-che-non-c'è: Valerio. E' il protagonista di questa estate romagnola. Di qui passano attori, registi, atleti, presentatori: applauditi, salutati con rispetto, invocati. Ma nessuno come Valerio. Un fantasma sta riempiendo della sua presenza il culmine dell'anno. L'urlo è pubblicità, e così Valerio è diventato ima merce. Voi chiederete: si vendono magliette col nome di Valerio? Troppo ingenuo. Si vendono magliette con la protesta: «Ma chi c... è questo Va¬ lerio?». E la campagna di urla notturne diventa il traino per lo smercio della mattina seguente. Non è la prima volta che una leggenda crea un affare. Per noi non esiste, ma per le ragazzine che lo chiamano la notte scorrendo davanti alla sterminata ala di alberghi, Valerio ha la realtà degli spiriti: esiste nell'unica maniera in cui si può esistere, cioè eccita, il che vuol dire che aiuta le esistenze altrui. Chi si chiama Marco o Sandro, soffre che il grido notturno non sia Marco o Sandro. Darebbero la loro silenziosa esistenza in cambio di questa urlata nonesistenza. Potenza della fantasia. Ha creato in pochi mesi il graffito degli squatter, disegno che non vuole disegnare nulla; le scritte metropolitane, unendo lettere che non formano parole; ora crea l'urlo che non chiama nessuno. Comunque vada a finire, questo Valerio è l'incarnazione giovanile di Godot: non esiste ma c'è chi lo aspetta, per accettare di esistere. Ferdinando Camon
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