TRADE MARK PERSONALI di Alessandro Perissinotto

TRADE MARK PERSONALI TRADE MARK PERSONALI DA sempre, per gli italiani, le vacanze all'estero hanno come effetto collaterale quello di aumentare lo spirito patriottico e l'orgoglio nazionale. Ho visto gente partire per la Svizzera dicendo «Quello sì che è un Paese civile» e tornare indietro baciando il patrio suolo non appena il treno si è fermato a Domodossola. Chi in questo momento vi scrive non sfugge a questa regola e, di ritorno da una vacanza negli Stati Uniti, non perde l'occasione per mettere in guardia il popolo italiano contro un nuovo pericolo che ci minaccia da oltreoceano: le parole brevettate. Se c'era una cosa, una, di cui tutti, ricchi e poveri, potevano disporre liberamente erano le parole; chiunque, fatte salve le censure e i divieti, poteva dire quante e quali parole voleva sanza dover pagare una lira (o un dollaro). Ora invece, in America, le parole, per colpa di pubblicitari senza fantasia e senza scrupoli, stanno diventando proprietà privata attraverso l'istituto del marchio di fabbrica, il Trade Mark rrMI, o quello del marchio registrato ®. Ho visto a Washington pacchetti di patatine con la scritta «Facciamo festa®», o creme abbronzanti con la dicitura «Una bella giornata di sole™». I fini pubblicitari non solo hanno usato come slogans frasi del tutto comuni, ma si sono pure permessi di brevettarle. Ma come sarebbe? Significa che se io scrivo un biglietto di invito ad un mio amico dicendo «Vieni da noi che facciamo festa» devo pagare i diritti alla ditta produttrice di patatine? Ogni volta che pronuncio la frase «Oggi è stata ima bella giornata di sole» devo versare dei soldi a quelli che l'hanno brevettata. Pensate se Cambronne avesse registrato presso l'apposito ufficio la sua famosa risposta TRADEPERSO MARK ONALI all'intimazione di arrendersi; con i diritti maturati i suoi eredi potrebbero oggi permettersi di fare l'elemosina a Bill Gates. Di fronte a questo dilagante appropriarsi di parole pubbliche da parte di singoli individui e di società voglio esprimere la mia più profonda riprovazione; comunque, per non stare a guardare, ho provveduto a registrare a mio nome tutti gli articoli mdeterminativi della lingua italiana, per cui, da oggi, se un™ parlante o scrivente intenderà adoperare uno™ qualsiasi di questi articoli dovrà corrispondermi una™ certa cifra. Avrei voluto brevettare anche gli articoli determinativi e le preposizioni semplici, ma non mi bastavano i soldi; sì, perché il vero problema è che le registrazioni costano e non sono alla portata di tutti. Vedo alle porte un™ buio futuro in cui le grandi multinazionali registreranno parole come «amore», «spaghetti», «cuore», o, puntando su un™ target molto giovanile, registreranno «mamma» e «cacca». Ognuno di noi deve affrettarsi a costituire un™ suo piccolo patrimonio di parole brevettate da far fruttare al meglio; ai ritardatari non rimarranno che termini come «Luminello» («Cilindretto forato avvitato sul focone delle armi da fuoco ad avancarica» - Zingarelli), come «Entelechia» (già brevettato in passato da Aristotele e Leibniz, i quali però non hanno rinnovato i diritti), o come «Onestà»: parole che, ormai, non usa più nessuno. Muoviamoci, altrimenti sarà un disastro. Alessandro Perissinotto P.S. Con il compenso ricavato per questo articolo mi sono affrettato a registrare la parola «disastro™», un™ termine che in Italia non passerà mai di moda.

Persone citate: Bill Gates, Mark Onali

Luoghi citati: America, Domodossola, Italia, Stati Uniti, Svizzera, Washington