Quando la tv a tre dimensioni?

Quando la tv a tre dimensioni? LASER Quando la tv a tre dimensioni? DAL Rinascimento in poi, tutti i tentativi di mostrare immagini tridimensionali hanno sempre mgannato l'uomo. A partire dalla prospettiva nella pittura fino agli stereoscopi dell'era vittoriana, dagli occhialini per i film 3D, agli ologrammi, fino ai caschi della realtà virtuale, si è sempre rappresentata un'immagine piatta come se fosse a tre dimensioni. Il resto lo fanno gli occhi e il cervello, che fanno sì che si creda di avere davanti un oggetto solido, con altezza e larghezza ma anche con una profondità. Il «display volumetrico» realizzato dall'americana Elizabeth Downing non è così. Non servono occhiali speciali o altri congegni: basta la luce naturale. Le figure a tre dimensioni, colorate e in movimento, si visualizzano all'interno di un piccolo cubo di cristallo. Girandovi attorno, l'immagine appare sotto angolature diverse, come se fosse tm oggetto reale. Tutto senza trucchi. Il dispositivo sfrutta l'interazione tra laser e materia. Ogni fascio è mfrarosso e quindi invisibile nel passaggio attraverso il cristallo. Ma quando due laser si incontrano, insieme forniscono abbastanza energia alla materia da emettere luce visibile. Le coppie di laser scorrono rapidamente (da 30 a 100 volte il secondo) attraverso il cubo e quando i fasci si incontrano si generano i punti di luce che costituiscono le immagini. Elizabeth Downing, ricercatrice dell'Università di Stanford, non è stata la prima ad avere l'idea di uno schermo tridimensionale. I primi tentativi risalgono agli Anni 70, quando un gruppo di ricercatori del Battelle Memorial Institute a Columbus tentò di utilizzare il principio dei fasci laser combinati. Ma si trovò subito ad affrontare due problemi. Innanzitutto, era difficile trovare il materiale per il cubo: la maggior parte delle sostanze converte la luce infrarossa in calore. Nei comuni cristalli o in soluzioni contenenti terre rare, l'energia fornita dai laser causa un riscaldamento, ma non la fluorescenza. L'altro problema era tecnologico: trent'anni fa mancavano laser in grado di produrre la giusta lunghezza d'onda infrarossa. Elizabeth Downing analizzando nuovi materiali, provenienti dalle aree di ricerca confinanti, e principalmente dalle telecomunicazioni, ha individuato tre elementi, il praesodimio, Terbio e il tullio, che producono luce rossa, verde e blu, se opportunamente stimolati. Il cubo 3D è una miscela di metalli pesanti e vetro, contenente questi tre elementi e può creare così quasi ogni colore. 11 primo display volumetrico ha le dimensioni di uno zuccherino, con lati di pochi centimetri. Ma ora la ricercatrice americana, ottenuti gli indispensabili finanziamenti, sta realizzando un cubo di 25 centimetri di lato, con immagini controllate da decine di coppie laser. Un display tridimensionale potrebbe avere numerose applicazioni nella visualizzazione scientifica, nella costruzione di modelli molecolari e nel controllo del traffico aereo, sostituendo gli schermi radar piatti. In medicina potrebbe essere utilizzato per visualizzare immagini di risonanza magnetica o di tomografia computerizzata. Ma è ancora troppo presto per correre al supermercato e prenotare la tivù a tre dimensioni. Ci sono i costi: il prototipo di 25 centimetri di lato dovrebbe costare circa 80 mila dollari, 140 milioni. Per ottenere una qualità di immagine televisiva, il dispositivo dovrebbe controllare centinaia di laser. E poi a differenza degli oggetti reali, le immagini generate sono trasparenti e si sovrappongono tra loro con un «effetto fantasma». Giovanni Valerio

Persone citate: Battelle, Elizabeth Downing, Giovanni Valerio

Luoghi citati: Columbus