IL RIFIUTO O L'INGORDIGIA DEL CIBO SVELANO CHE E' MALATA LA FAMIGLIA

IL RIFIUTO O L'INGORDIGIA DEL CIBO SVELANO CHE E' MALATA LA FAMIGLIA IL RIFIUTO O L'INGORDIGIA DEL CIBO SVELANO CHE E' MALATA LA FAMIGLIA Le radici sociali di anoressia e bulimia, flagello delVadolescenza ALATTIA sconosciuta 40 anni fa, assai rara sino agli Anni 60, col passare dei decenni l'anoressia ha purtroppo assunto il carattere di una vera e propria epidemia sociale. Il fenomeno è tipicamente femminile, su 10 soggetti colpiti 9 sono ragazze. L'anoressica in trattamento è in media una giovane sui 20 anni, alle prese con questo problema da 3-4 anni. La malattia fa dunque il suo esordio subito dopo l'adolescenza. Col passare degli anni aumenta - nei soggetti coinvolti - la durata di questo malessere. Si tratta di persone ancora inserite nella famiglia d'origine, appartenenti a nuclei stabili, dove non si danno casi di divorzio o di separazione, apparentemente non interessate da fattori di crisi. Eppure le carenze e i problemi non mancano in queste famiglie «normali», e l'anoressia si presenta per vari aspetti come un sintomo di un più ampio disagio formativo e esistenziale. Sul crescendo di questo malessere e sulle sue cause, sulle diagnosi e le terapie via via tentate, sui modi in cui si è manifestato il fenomeno nel tempo è incentrato il libro Ragaz tempo, è incentrato il libro Ragazze anoressiche e bulimiche, nel quale la psichiatra Mara Selvini Palazzoli ripercorre (con il suo gruppo) le fasi salienti del suo lavoro di psicoterapia individuale dell'anoressia. In questo campo, come nella terapia familiare, la Selvini costituisce un punto di riferimento assai autorevole, sia a livello nazionale che intemazionale. Il libro si apre con un'interessante vicenda personale e nidica coinè la biografia di ima giovane ricercatrice possa essere sconvolta dalla capacità di guardare alla realtà in termini non convenzionali. Lo scenario è quello di più di 40 anni or sono, alla clinica medica dell'Università di Milano, dove la Selvini era impegnata nella specializzazione in medicina uiterna. Qui una classe medica carente di prospettive psicologiche è alle prese con i primi casi di ragazzine pelle e ossa, cui applica diagnosi e trattamenti di tipo biologico. La Selvini avverte però alcune stranezze nel comportamento di queste pazienti, che provavano un'intima soddisfazione nel buttare via il cibo, nel far credere di averlo consumato, nel constatare che il loro peso diminuiva. Di qui l'ipotesi che i) fenomeno avesse una natura psichica, diagnosi questa che ha portato la giovane ricercatrice a scontrarsi sia col suo primario che con vari colleghi. Nacque così nella Selvmi l'interesse e la passione per comprendere e far fronte a questa malattia psicologica, destinata a rapida diffusione nelle società affluenti. Perché mai delle belle ragazze si riducono in questo stato? Per quali motivi ingannano se stesse, i loro familiari, i medici e gli psicologi? Quali i tratti ricorrenti nei componenti della famiglia dell'anoressi- in apparevittiaffeculturFig ca? Le radici sociali del fenomeno emergono con grande evidenza. I padri di queste famiglie «normali» sono soggetti non esenti da carenze affettive nell'infanzia e nell'adolescenza, per lo più ma¬ scherate con forti investimenti nel lavoro e nella realizzazione esterna. Si tratta di persone rese «dure» dall'esigenza di migliorare la condizione personale e familiare, informati da valori acquisitivi, poco inclini all'intimità e alla comunicazione, che hanno sposato donne «madri», non in grado di minacciare la loro autonomia. In termini simmetrici, le madri sono persone dipendenti dal proprio uomo, informate da una vocazione sacrificale, che si manifesta sia nella rinuncia a rivendicazioni personali sia nella disposizione a essere grandi incassatrici di umiliazioni. Sovente, dunque, i genitori delle anoressiche sono soggetti il cui modello fonnativo riflette gli anni della ricostruzione nazionale e del boom economico (Anni 50 e 60), in cui i ruoli di genere erano assai rigidi, i bambini non particolarmente accuditi e presto chiamati alias-* sunzione di responsabilità, mentre la coppia era costruita assai più sul senso del dovere che su quello del piacere. Come a dire che l'anoressia è anche un esito - tra i molti fattori - sia di relazioni bloccate tra padre e madre (in rapporto a un'infanzia affettivamente carente), sia di figure di adulti non particolarmente permeati dai valori dell'intimità. Sennonché questa è la condizione della maggior parte dei padri e fenomeno ia: perché no ragazze? delle madri di oggi. Resta dunque da chiedersi (e al riguardo il presente lavoro sembra evasivo) come mai in alcuni nuclei si produce questo malessere sociale mentre in altri no. Inoltre, con l'emergere di mia generazione più comunicativa, che darà qumdi vita a nuove figure di adulti, questo fenomeno è destinato a scomparire? Proprio l'interesse di questi interrogativi testimonia la ricchezza di questo lavoro e il fatto che il percorso di comprensione e di trattamento del fenomeno è tutt'altro che concluso. In modo piacevolmente sorprendente, il libro termina con un forte richiamo etico. L'anoressia, come altri malesseri della modernità avanzata, può essere imputabile tra l'altro - ad mi eccesso di narcisismo che pennea attualmente il modello di realizzazione di molti individui e nuclei familiari. Viene così ripresa la critica alla cultura del narcisismo già avanzata a suo tempo da Chrisopher Lasch. In questa cultura, vivere per il presente è l'ossessione dominante. Ci si orienta a vivere per se stessi, non per i predecessori 0 per i posteri. Si sta perdendo rapidamente il senso della continuità storica. Una società che teme di non avere un futuro non può essere molto attenta ai bisogni delle nuove generazioni, e il senso della discontinuità storica ricade sulla famiglia con effetti particolarmente devastanti. Che fare allora, si chiede Selvini Palazzoli, per prevenire questo crescere di tragici destini? «Occorrerebbe inventare modalità sociali nuove, eticamente ispirate, per ostacolare il diffondersi di quella piaga che ci infetta tutti quanti e che si chiama individualismo duro. E' ormai gran.tempo di muoversi in questa direzione». Le troppe epidemie sociali degli adolescenti - tossicodipendenza, diagnosi borderhne, depressioni e suicidi «testimoniano tragicamente l'urgenza di cambiamenti che non riducano la gente a rinchiudersi in una propria corazza». A questo compito - conclude Salvini Palazzoli - sono chiamati psicoterapeuti di qualsiasi metodo e scuola, «come responsabilità morale». Siamo chiamati tutti noi, in quanto non immuni dal contagio narcisistico. Franco Garelli in apparenza normali, vittime di carenze affettive e di una cultura narcisistica Figlie di genitori Ricerca su un fenomeno ormai epidemia: perché a soffrirne sono soprattutto le ragazze? ara sino agli Anni 60, col passare sunto il carattere di una vera e ipicamente femminile, su 10 soga in trattamento è in media una o problema da 3-4 anni. La malat l'adolescenza. Col passare degli a durata di questo malessere. Si amiglia d'origine, appartenenti a divorzio o di separazione, appacrisi. Eppure le carenze e i problemali», e l'anoressia si presenta per mpio disagio formativo e esistene sulle sue cause, sulle diagnosi e si è manifestato il fenomeno nel za normali, di carenze ve e di una narcisistica Ricerca su un formai epidema soffrirne sonsoprattutto le di genitori scherate con forti investimenti nel lavoro e nella realizzazione esterna. Si tratta di persone rese «dure» dall'esigenza di migliorare la condizione personale e familiare, informati da valori acquisitivi, poco inclini all'intimità e alla comunicazione, che hanno sposato donne «madri», non in graSovente, dunque, i genitori delle anoressiche sono soggetti il cui modello fonnativo riflette gli anni della ricostruzione nazionale e del boom economico (Anni 50 e 60), in cui i ruoli di genere erano assai rigidi, i bambini non particolarmente accuditi e presto chiamati alias-* sunzione di responsabilità, mentre la coppia era costruita assai più sul senso del dovere che su quello del piacere. Come a dire che l'anoressia RAGAZZE ANORESSICHE E BULIMiCHE La terapia familiare M. Selvini Palazzoli, S. Cirillo, M. Selvini, A. M. Sorrentino Cortina pp. 222. L. 32.000

Persone citate: Franco Garelli, Lasch, Palazzoli, Salvini Palazzoli, Sorrentino

Luoghi citati: Milano