L'ITALIA? TIENE FAMIGLIA

L'ITALIA? TIENE FAMIGLIA L'ITALIA? TIENE FAMIGLIA // carattere distintivo del nostro popolo, secondo Ginsborg: da sempre, solo «minoranze virtuose» scelgono l'impegno civile L grande storico Marc Bloch, nelle prime pagine della Strana disfatta, osservava come il primo dovere per un intellettuale che si occupi dei processi storici sia quello di «interessarsi alla vita». A questo precetto sembra ispirato L'Italia del tempo presente, l'ultimo ponderoso libro di Paul Ginsborg, storico inglese che dal 1992 insegna all'Università di Firenze. Nato come aggiornamento della fortunata Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi (Einaudi 1989), si è trasformato in corso d'opera in un saggio del tutto autonomo, di seicento pagine, che parte dal 1980 e arriva al 1996, tentando di mettere a fuoco non soltanto le vicende politiche ma anche i cambiamenti sociali avvenuti nel nostro Paese. Per fare questo, studia aspetti della nostra vita che in genere gli storici lasciano ai sociologi: i rapporti di classe, disoccupazione ed immigrazione, le periferie urbane, i consumi delle famiglie, la pastorale cattolica, gli effet ti della televisione, perfino la passione per il gioco del calcio. L'idea iniziale è che la sconfitta alla Fiat nell'autunno del 1980 d'un movimento sindacale profondamente diviso, sia stata l'ultimo atto, «epilogo di un intero periodo di lotte», d'un sotterraneo ma radicale rivolgimento verificatosi nella seconda metà degli Anni Settanta dentro le fondamenta della società italiana: nel decennio successivo, questo rivolgimento si è tradotto in un secondo miracolo economico, che lo storico inglese non esita a paragonare a quello che nell'immediato dopoguerra sfociò nel cosiddetto boom. Come allora anche oggi le trasformazioni dell'economia hanno prodotto mutamenti irreversibili nell'assetto sociale, nel costume, nella cultura, nella mentalità, nell'ideologia. La prima parte del libro, quattro capitoli su otto, è dedicata all'analisi di questi mutamenti: un «lungo viaggio dentro le viscere della società italiana», come lo definisce lo stesso autore. Decisivo in questa analisi è il recupero del familismo come carattere fondante della nostra identità. Si potrebbe osservare che il dopoguerra vide realizzarsi il passaggio dall'Italia rurale all'Italia industriale. Che cosa è avvenuto di altrettanto epocale negli Anni Ottanta, sul piano dell'intreccio fra economia e società? Il punto che Ginsborg mette in evidenza, facendone il perno della sua ricostruzione, è la formazione sulle ceneri delle vecchie classi d'un grande blocco di ceti medi, senza uguali nel mondo europeo, che tiene insie¬ me due realtà molto diverse. La prima comprende soprattutto i piccoli imprenditori e i commercianti, è localistica e consumistica, «fortemente orientata all'interesse personale», eticamente ancorata ai valori del profitto, «una sorta di distillato del thatcherismo senza la signora Thatcher». La seconda raccoglie cittadini che lavorano nel mondo della scuola e nei servizi sociali, «frange critiche» delle libere professioni e lavoratori sa- lariati, non rifiuta il consumismo ma tende a collocarlo in un contesto sociale e cerca «una mediazione collettiva» dei processi che inquinano non solo l'ambiente ma anche la società. In questo scenario viene a galla una società civile, intesa come «zona di interazione, che favorisce la diffusione del potere anziché la sua concentrazione, costruisce solidarietà orizzontali anziché vincoli di subordinazione verticali, incoraggia il dibattito e l'autonomia di giudizio anziché il conformismo e l'obbedienza». Essa interagisce con le vicende politiche e corregge le storture della nostra democrazia. Sono espressioni della società civile gli incoraggiamenti ai giudici di Mani pulite e i lenzuoli palermitani contro la mafia. Naturalmente nei capitoli dal quinto all'ottavo il libro studia i fatti politici, attribuendo un'importanza decisiva soprattutto al governo guidato da Giuliano Amato, «una delle figure più brillanti ed enigmatiche del mondo politico italiano», e riconoscendo il ruolo determinante esercitato in momenti topici dal presidente Scalfaro. Ma, come si legge nell'ultima pagina, la forza della democrazia, per Ginsborg, risiede tanto nella cultura di cittadini e famiglie quanto nella capacità e integrità della classe politica. Perciò la chiave della sua ricostruzione è la funzione svolta dalla società civile. Tuttavia è anche il punto critico: come può esserci una forte società civile, se manca una vera classe media criticamente responsabile? Riprendendo un tema già discusso con Vittoria Foa [Le virtù della repubblica, 1994), lo storico inglese vede alla base della società civile delle «minoranze virtuose», in grado di contrapporre il loro impegno al disimpegno e all'assenteismo della più numerosa «società incivile», riuscendo così non solo a difendere ma anche ad estendere i meccanismi democratici. Può essere un'interpretazione partigiana, ma il fascino di questo libro è anche nella partecipazione personale con cui l'autore traccia il ritratto dell'Italia d'oggi. Alberto Papuzzi Una ponderosa ricerca su società, costume e ' politica tra gli Anni 80 e 90: abbiamo attraversato un secondo «miracolo economico», abbiamo denunciato la corruzione e cercalo nuove istituzioni, ma ci manca ancora una classe dirigente L'ITALIA DEL TEMPO PRESENTE Famiglia, società civile, Stato Paul Ginsborg Einaudi pp. 627, L. 36.000 Lo storico Paul Ginsborg i^lCMMfldllllMIImBgai Una fotografia di Alain Volut. Il saggio di Ginsborg su «L'Italia del tempo presente» è edito da Ei.-.audi

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