Tentato omicidio sui monti della Savoia di Enrico Benedetto

Tentato omicidio sui monti della Savoia Francia, la confessione: «Chi cerca le grotte abbandona i chiodi sulle pareti, sporcandole» Tentato omicidio sui monti della Savoia Rocciatore: «Ho segato la corda dello speleologo per odio» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lionel Vivet forse non conosceva «Assassinio sull'Eiger». Poco male: la sua incredibile avventura non ha nulla da invidiare al più famoso thriller alpinistico. Tra pochi giorni potrà raccontarcela lui stesso: malgrado una caduta di 60 metri, avvenuta una settimana fa, è ormai fuori pericolo. Scendeva in corda doppia. Ma pochi attimi dopo essersi lanciato spalle al burrone, l'intreccio di canapa e nylon cede. Un urlo, e Lionel scompare nel buio. Sono quasi le 23: la coppia di amici che doveva seguirlo nella discesa scruta il precipizio con il cuore in gola. Dabbasso lo aspettava la moglie, gravida. Due ore per ritrovarlo, vivo malgrado le ferite multiple, e poi febbrile attesa fino all'alba quando un elicottero della gendarmeria savoiarda azzecca il classico «atterraggio impossibile». Ma il vero incubo comincia quando Lionel Vivet, 30 anni, è ormai in salvo. Quella maledetta corda - sentenziano i gendarmi qualcuno l'ha recisa. Il segno del taglio è inequivocabile. E un'altra sorpresa attende i gendarmi. Anche un secondo spezzone già in loco, che doveva servire per l'ultimo tratto, reca tracce di incisione. Una trappola omicida, insomma. E, ieri, il colpo di scena: un giovane scalatore francese ha ammesso di aver segato la corda e, per lui e per altri due rocciatori, sono scattati altrettanti avvisi di garanzia. Tuttavia, Lionel sembrerebbe vittima più casuale che designa¬ ta. La sua colpa? Essere uno speleologo nel regno degli alpinisti. Insegue caverne, sì, ma tra le cime. E come i suoi compagni dello Speleo Club Chambéy, attrezza le vie - chiodature, corde fisse... - senza recuperare gli utensili dopo il passaggio. Il motivo è semplice: un'esplorazione speleologica richiede tempo, anche mesi. E le attrezzature ne evitano il dispendio. Ma chi arrampica non apprezza. I chiodi, li estrae dopo l'uso riportandoseli nello zaino la sera. E le pareti vorrebbe rimanessero vergini come le lascia. Le relazioni fra le due tribù sarebbero, dunque, tese. E sulla Croix-des-Tètes - un massiccio che richiede a chi vi si inerpica notevole tecnica - la bonaria concorrenza fra categorie troppo simili perché sbocci la simpa- tia, subentra l'odio. Le contumelie fra cordate non sono rarissime. Lo testimonia una frase scritta nel registro delle presenze del rifugio più vicino all'incidente: «Gli speleologi hanno rotto le p... agli scalatori». I tre sospetti sono stati incastrati pro¬ prio da una perizia grafologica. Il più giovane di loro, 18 anni, ha ammesso di aver segato la corda, mentre gli altri due, di 19 e 20 anni, sono accusati di non aver fatto nulla per evitare l'incidente. \ Chi sta indagando sul «giallo dell'estate» in Maurienne tende a escludere un'«intenzione omicida». Rappresaglia, è probabile. Però non a prezzo di una vita. Sezionando la fune, si voleva probabilmente impedire che l'equipe speleologa riscalasse quelle rocce. Ma Lionel era in vetta. E il sabotaggio si è trasformato in dramma. Con una tragedia evitata solo per miracolo. Enrico Benedetto Il «killer» e i suoi due complici sono stati incastrati graie a una perizia grafologica In un rifugio avevano scritto alcuni insulti contro i «concorrenti» che sfidano le vette HJH Alpinisti impegnati in un'ascensione su una parete

Persone citate: Lionel Vivet

Luoghi citati: Francia, Parigi, Savoia