In fuga con la fidanzata uccisa accanto

In fuga con la fidanzata uccisa accanto Il giovane aveva incolpato un ladro, che li avrebbe presi in ostaggio, poi ha confessato l'omicidio In fuga con la fidanzata uccisa accanto Da Brescia a Trento, una notte di follia TRENTO . NOSTRO SERVIZIO Una storia di sangue e menzogne per l'ultimo noir dell'estate: tuia Volvo che finisce fuori strada e all'interno una donna con la base del cranio fracassata, l'amico che prima racconta di essere stato costretto a girare con il cadavere in macchina per diverse ore, sotto il tiro della pistola di un fantomatico assassino, e poi, al secondo interrogatorio, crolla, ammettendo la sua tenibile colpa: «L'ho uccisa io. Le facevo un sacco di regali e lei non ricambiava il mio affetto». La cronaca di una giornata di sangue e menzogne comincia alle 5 e mezza di ieri mattina. Corsia Nord dell'autostrada del Brennero: la Volvo 740 station wagon di Pier Giuseppe Domenico Vitale, 35 anni, agente di commercio bresciano, viaggia a velocità sostenuta. Prima di raggiungere il casello di San Michele all'Adige l'uomo perde il controllo della vettura, sfonda il guard-rail e finisce nel vigneto sottostante. In qualche modo riesce ad uscire dall'autovettura e raggiunge una colonnina sos. Sul posto arrivano i soccorsi. L'uomo non è grave, ma in macchina c'è una ragazza: è morta, gli agenti della polizia stradale la trovano sul sedile posteriore della station wagon con il vestito nero estivo sollevato fino al seno, le mutandine strappate e scostate dal pube. La base del cranio è fracassata, una lesione abbastanza inusuale per un incidente stradale. Le fratture sono peraltro simili a quelle riscontrate sulla ragazza trovata assassinata lunedì scorso a Casteldarne, in Val Pusteria, a poco più di 100 chilometri di distanza. Con le indagini sul caso che continuano a segnare il passo, a Trento, ieri, è arrivato il capo della squadra mobile di Bolzano, Stefano Mamani. Il confronto, però, non ha dato alcun esito. Vitale viene trasportato all'ospedale Santa Chiara di Trento. Le sue condizioni non destano preoccupazioni. Il sostituto procuratore Pasquale Prof'iti ed il capo della squadra mobile, Paolo Sartori, lo portano in questura. E qui iniziano le menzogne. Pier Giuseppe Domenico Vitale conosceva Paola Borri, la vittima, da almeno cinque anni. Nata a Como ma residente a Brescia, 24 anni, la ragazza studia architettura a Milano. Erano appena tornati dalle vacanze: in Russia, Mosca e Sanpietroburgo. Sabato di Ferragosto lontano dalla calca: si erano incontrati in centro a Brescia, avevano programmato un tranquillo incontro nella villa della famiglia Vitale. Tranquillo fino a quando, nel racconto di Vitale, attorno alle 19, in casa fa irruzione il presunto assassino. Vitale ne fornisce anche una descrizione: fra i 30 ed i 35 anni, biondo, parla senza inflessioni dialettali. L'uomo, armato di pistola, intima a Paola di spogliarsi, la studentessa oppone un deciso dinniego, ma viene raggiunta al capo da una serie di colpi sferrati con un manubrio da palestra. A quel punto il malvivente, senuipre sotto la minaccia dell'arma da fuoco, avrebbe costretto Vitale a caricare il corpo della donna - ancora in vita - sulla Volvo. Raggiunta l'autostrada, l'uomo ordina a Piergiuseppe Domenico Vitale di dirigersi a Nord. La menzogna continua. Giunto sull'A22, Vitale si ferma a fare carburante, un cadavere sul sedile posteriore, l'arma dell'omicida puntata sempre addosso. L'uomo gli intima di fermarsi di nuovo, all'area di servizio Paga- nella Est, pochi chilometri a Nord di Trento: l'assassino scappa a piedi, Vitale lancia la Volvo a tutta velocità, diretto al primo casello. Prima di raggiungere quallo di San Michele perde il controllo dell'autovettura e finisce nel vigneto. Un racconto fantasioso, difficile da «bere». Profiti e Sartori hanno subito verificato luoghi ed orari con i parenti del libero professionista bresciano. Diverse circostanze del folle viaggio sembravano esser state confermate anche dal personale dell'area di servizio Paganella Est. Nel corso di un sopralluogo nella villa di famiglia, situata nella frazione residenziale di Sant'Eufemia, gli inquirenti hanno ritrovato poi anche il manubrio insanguinato. Vitale esce dalla questura di Trento attorno alle 15: nei suoi confronti non è ancora stato preso alcun provvedimento, ma l'uomo rimane a Trento a disposizione degli inquirenti. In serata il secondo interrogatorio. Vitale si contraddice, crolla sotto il fuoco di fila delle domande degli investigatori e confessa: le menzogne finiscono, rimane solo la realtà di un delitto terribile. Maurizio Di Giangiacomo UN GIALLO LUNGO QUATTRO ORE Pier Giuseppe Vitale racconta di essere stato aggredito da uno sconosciuto mentre si trovava a casa propria a Brescia assieme all'amica Paola Borri, la notte tra sabato e domeriSca, L'uomo avrebbe colpito la ragazza alla nuca, poi costretto \||ala Scaricarla in macchina e a partire. La Volvo 740 imbocca l'autostrada del Brennero e, secondo il racconto di Vitale, lo sconosciuto lo costringe ài alla stazione di servizio Paganella Est, qualche ctìlloitsetrcf a IsJoi® di Trento. Qui il bandito sarebbe fuggito a piedi. A questo punti» Vitale non avrebbe chiesto aiuto al personale dell'area di serbate,, : ma inspiegabilmente avrebbe proseguito il viaggio. e Qualche chilometro avanti la Volvo esce di sta . velocità I soccorritori trovano Vitale leggermente fffjraiela ragazza morta, con la nuca sfondata da un cottMcoTitMOderite. Il cadavere è sdraiato sul sedile posteriore della sta^óh V^Cfl, oori un vestito nero estivo alzato sino al seno, te mutandine strappate. Vitale viene medicato, quindi interri I capo della Mobile >mìto una descrizione 15.00 di Trento. Viene rilasciato, dopo che ì del killer: alto circa un metro©60, dell'etàdt30-35 anni, biondìccio di capelli e si esprime senza inflessioni. Al momento dell'aggressione indossava un vestito nero e guanti. Sopra Pier Giuseppe Domenico Vitale, agente di commercio, mentre viene portato in carcere

Persone citate: Paolo Sartori, Pier Giuseppe Domenico Vitale, Pier Giuseppe Vitale, Profiti, Stefano Mamani